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mercoledì 1 febbraio 2012

LA FORNACE



“Maestro! Maestro! Dove siete?”
Un essere etereo si aggirava in quel luogo indefinito. Ovunque serpeggiava il caos. Una confusione immensa, indescrivibile. Tutto era disordine, eppure lui non ci badava. Avanzava circospetto e lanciava, a intervalli regolari, il suo monotono richiamo. Infine si avvicinò alla fornace ed entrò. Nell’ambiente c’era odore di carne, di carne appena plasmata.
“Ah! Siete qui!” esclamò, anche se non appariva affatto sorpreso.
“Maestro, voi lavorate troppo. Avreste bisogno di un po’ di riposo” aggiunse.
L’altro gli fece cenno di tacere, poi si voltò. Si trattava di un individuo imponente, dalla grande barba bianca. Indossava una veste chiara, informe, e ai piedi calzava dei semplici sandali.
“Ho quasi finito” disse.
“Siete ancora impegnato con quel mondo? Credevo fosse ormai terminato.”  
Il Maestro non rispose, ma indicò qualcosa che era ai suoi piedi e che aveva appena estratto dalla fornace. Si trattava, a prima vista, di un grumo di carne appena cotta. Osservando con più attenzione, il discepolo notò in esso una forma nota, riconoscibile.
“Che cos’è?” domandò.
“Non lo vedi? È un nuovo essere, l’ultimo” rispose il Maestro. Aveva un’aria soddisfatta, compiaciuta.
“Un altro ancora? Quanti ne avete già forgiati?”
L’altro schioccò le labbra.
“Tanti” disse. “Ma l’opera non mi sembrava ancora completa. Gli altri sono belli e variopinti, hanno forme aggraziate, tuttavia questo possiede qualcosa in più!”
Il discepolo si avvicinò di più e scrutò meglio quell’ammasso di carne.
Il maestro rise. Una risata profonda.
“È inutile che ti sforzi, mio caro! Ciò che lui possiede in più rispetto alle altre creature non è visibile perché si trova dentro. Gli ho infuso una piccola dose del mio soffio. Molto piccola, bada bene, ma sufficiente a far sì che possa imporre il suo predominio su tutte le altre creature.”
“Le sue sembianze sono simili alle nostre…”
“Simili, ma non uguali. Un attimo, che manca l’ultimo tocco, finché è ancora malleabile.”
Il Maestro si avvicinò al suo golem, si chinò e iniziò a rimodellarlo con abili tocchi delle dita robuste.
“Vedi? È ancora fresco” disse rivolto al giovane discepolo.
Allungò quella strana creatura, rimpicciolì i suoi fianchi poi, finalmente pago, si rialzò.
“Lo chiamerò scimmia!” dichiarò con solennità.
“Ma… Maestro! Avete già creato un essere con quel nome!” esclamò il discepolo.
“Sul serio? Allora lo chiamerò… uomo!”
“Per…”
“Non lo so il perché! È inutile che tu me lo domandi! Un nome vale l’altro!”
“Non si arrabbi Maestro, non intendevo mancare di rispetto…”
Il Creatore rivolse di nuovo l’attenzione al fagotto di carne fresca.
“Apri gli occhi!” gli ordinò con tono imperioso. La creatura ubbidì.
“Guarda! Che ne dici?”
Il discepolo considerò per alcuni istanti, serio.
“Posso esprimere una valutazione?” chiese, titubante.
“Certo!”
“Il suo sguardo non mi pare molto intelligente” disse infine.
Si udì un ruggito di rabbia. Il discepolo, spaventato, fece due passi indietro.
“Non temere! Non ce l’ho con te!” disse il Maestro. “Hai ragione! I suoi occhi esprimono solo ottusità! Ora però vattene. Devo subito rimettermi al lavoro. Ho sbagliato qualcosa.”
“Ma…”
“Via, ho detto! E torna tra un po’ di tempo.”
Il discepolo, sollevato, uscì dalla calda fornace.
Dopo un periodo di tempo che gli parve ragionevole, tornò. Si affacciò, esitante.
“Posso?” domandò, timoroso. Sapeva che l’ira del maestro poteva essere terribile e ne aveva paura.
“Vieni” disse l’altro. La sua voce era calma, quasi suadente.
“Ecco il mio capolavoro” annunciò in maniera trionfale.
Un altro cumulo di carne, posto accanto all’altro.
“Ma è uguale!” Il discepolo non era riuscito a trattenersi, e immediatamente si pentì per la sua mancanza di tatto. Ne temeva le inevitabili conseguenze, ma ormai era troppo tardi. Con sua grande sorpresa invece il Maestro sorrise.
“Ti sbagli, mio caro. È quasi la stessa cosa! Ho tolto e aggiunto e adesso lei è perfetta!”
“Lei?”
“Sì, perché chiamerò questa creatura donna! E non chiedermi il perché!”
“Non avevo intenzione di farlo…”
“Bene, meglio così!”
“E adesso il nuovo mondo è davvero ultimato?” azzardò il discepolo.
“Lo è!” confermò il Maestro.
“Ne farete un altro?”
“Sì, ne farò un altro. Questo mi sta già annoiando. E poi sono stufo di acque, montagne e pianure. E di tutti questi esseri brulicanti! Sarà qualcosa di completamente nuovo!”
“Posso domandare…”
“No! Non puoi! Ripassa tra qualche tempo e vedrai… ti stupirò!” 

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