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venerdì 10 febbraio 2012

VENDETTA



“Sei tu la testimone?” domanda il giovane con la cicatrice in fronte.
La ragazza è seduta su una scomoda sedia. I suoi capelli, biondastri e sporchi, sono legati in malo modo a coda di cavallo. Indossa una felpa e un paio di jeans stinti. Il suo atteggiamento è dimesso. È intimidita da quei due giovani che stanno in piedi accanto a lei. Che incombono.
“Sì, sono io”.
“Che cosa hai visto esattamente?” chiede l’altro. Il suo nome è Fabio e la sua voce è profonda.
“Aspetta” interviene Giulio. “Che lavoro fai?”
“La postina…”
“Lasciala rispondere alla mia domanda.”
“Come vuoi…”
“È accaduto una settimana fa. Mi stavo avvicinando alla casa quando ho visto che lo stava picchiando con un bastone. Tanti colpi. Mi sono fermata e ho continuato a guardare. Dopo un po’ ho notato che lui non si muoveva più. L’aveva ucciso, quel bastardo!”
“Perché non sei intervenuta?”
“Non lo so, non ne ho avuto il coraggio. E poi… avevo paura. L’atteggiamento di quell’uomo era molto violento. Ero incredula, non avrei mai pensato di dover assistere a una scena del genere. Ne sono rimasta sconvolta.”
“Come fai a essere sicura che l’abbia proprio ucciso?”
“Non si muoveva più. E poi, nei giorni successivi non l’ho più visto. Prima, era sempre lui ad accogliermi.”
“Lo dovevi denunciare” dice Giulio.
“Lo so, ho sbagliato” risponde la ragazza, affranta.
“Per quale ragione ti sei rivolta a noi?” la incalza Fabio. La sua espressione è truce.
“Mi è stato consigliato da una mia amica.”
“Sai di cosa ci occupiamo?” Ancora Giulio.
“Certo. Vi occupate di maltrattamenti, prestate assistenza a…”
“Che cosa ti aspetti da noi?” la interrompe Fabio. La giovane nota che lo sfregio sul volto del ragazzo si è improvvisamente arrossato e sembra pulsare.
“Dovete denunciarlo voi”.
Giulio scoppia a ridere. Una risata amara.
“In tal caso, sai che cosa potrebbe accadere a quell’uomo? A quell’assassino?” chiede Fabio.
La ragazza scuote il capo.
Non lo so…” sussurra.
“Bene, te lo dico io. Il suo comportamento potrebbe essere sanzionato con una multa. Sempre che si riesca a dimostrare che lui ha veramente compiuto quel crimine.”
“Certo che l’ha commesso! L’ho visto con i miei occhi!”
Fabio sbuffa.
“È passato troppo tempo. Quel bieco individuo avrà di sicuro occultato il cadavere. Negherà tutto. Probabilmente non gli succederà nulla e rimarrà impunito. E lo rifarà.”
“Allora non potete proprio fare nulla?” domanda la ragazza. I suoi occhi sono lucidi.
I due giovani scambiano un fuggevole sguardo. Giulio annuisce.
“Forse possiamo fare qualcosa” dice.
La ragazza, di colpo, si rianima.
“Dite sul serio? E che cosa?” domanda, piena di speranza.
Fabio si abbassa, avvicina il suo viso a quello della giovane.
“Fare giustizia” sibila.
Lei sembra non capire.
“Se ne potrebbe occupare Fabio” dice Giulio, sibillino.
La ragazza rivolte a entrambi uno sguardo interrogativo.
“Ascolta” dice Fabio. “Sarà necessario procedere a ulteriori indagini, dovremo assumere ulteriori informazioni. Se ciò che hai detto sarà confermato…”
“Ho detto la verità! Quell’uomo merita una giusta punizione!”
“Ti prego, non interrompermi. Come stavo dicendo, appena avremo l’assoluta certezza della colpevolezza di quel bastardo, potremo emettere la sentenza.”
“Eh?” La ragazza sgrana gli occhi.
Interviene Giulio, mentre l’amico scuote il capo, sconsolato.
“In questi casi, la sentenza può essere una soltanto. Faremo provare a quell’uomo le stesse pene e le stesse sofferenze che lui ha inflitto a quella creatura innocente. E l’esito finale sarà fatalmente lo stesso”.
La ragazza impallidisce. Finalmente ha capito.
“Vuoi dire che lo ucciderete?”
“Certo, è il castigo che merita. Lo ammazzerò a bastonate, personalmente” dice Fabio. Il tono della sua voce è fermo, determinato.
“Ma…”
“Sempre che tu sia d’accordo” aggiunge il ragazzo.
“Si tratta di omicidio…” La ragazza è sconvolta, quasi non riesce a parlare.
Fabio scrolla le spalle.
La ragazza, confusa, proprio in quel momento rivede nella sua mente la scena alla quale ha assistito alcuni giorni prima. Arricchita da particolari che aveva rimosso. Il bastone che cala più volte su quel piccolo cranio, il sangue che sgorga copioso e si sparge sul pelo, i guaiti dapprima stupiti e poi disperati. Il silenzio che segue. Il gelo che la pervade. L’ignobile fuga.
“Ma voi chi siete veramente?” riesce a domandare infine con un filo di voce.
“Molti ci definiscono angeli…” dice Giulio.
“Tuttavia agli angeli a volte tocca fare anche il lavoro sporco” aggiunge Fabio.
“Chi si occupò di Sodoma e Gomorra?” completa Giulio, quasi divertito.
“Fatelo” dice la ragazza.
“Tu non ci hai mai visto” dice Fabio.
“Io non vi ho mai visto.”

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