Sì, era proprio il suono del campanello. Sbuffando, andò ad
aprire.
“Ehi! Perché non ti sei fatto più sentire? E non rispondi
neppure al telefono!”
Impiegò un istante per mettere bene a fuoco l’uomo che stava
entrando in casa sua. Poi lo riconobbe. Si trattava del suo amico Neil, l’ultimo
amico che gli era rimasto. Negli ultimi tempi - un mese, due mesi, o forse più?
– in effetti aveva un po’ trascurato il loro rapporto, fatto di frequenti
scambi di visite, di incontri in qualche caffè o di semplici telefonate.
Concentrato giorno e notte nel suo lavoro, non si era quasi reso conto del
tempo trascorso senza che, fra loro, ci fossero stati dei contatti. D’altra
parte ciò che lo aveva tenuto impegnato ultimamente era qualcosa che rivestiva
un’importanza così fondamentale che gli aveva impedito di concedersi delle
distrazioni.
“Ma guarda come ti sei ridotto! Ti sembra il modo di vivere?”
disse Neil con la sua voce squillante, guardandosi attorno.
Ancora una volta Neil aveva ragione. Il piccolo appartamento era sudicio e in
grande disordine. Il lavello della cucina traboccava di piatti e bicchieri
sporchi. Ovunque giacevano ammucchiati vestiti sgualciti. Ed anche la cura
personale lasciava un po’ a desiderare. Non si ricordava quando aveva fatto l’ultimo
bagno. Di sicuro il suo corpo puzzava, anche se lui non ci badava. Aveva la
barba lunga e gli occhi rossi e cisposi, i capelli arruffati. In quelle due
misere stanze aleggiava un lezzo penetrante, poiché da tempo non erano state
arieggiate. Un tanfo misto di sudore e di fumo, che aveva subito fatto
arricciare le narici a Neil. Che, per prima cosa, andò a spalancare una
finestra.
“Non dirmi che ci hai riprovato!” esclamò l’amico.
Lui non rispose, si limitò ad annuire in maniera impercettibile.
Neil colse il lieve movimento.
“Sei pazzo! Sai bene che è assurdo! Perché non ti arrendi e non
cerchi invece di condurre un’esistenza normale? Non stai più lavorando, finirai
sul lastrico! Tra un po’ non riuscirai neppure più a sfamarti e finirai sulla
strada. Per quale motivo non sei passato da me? Avevo alcuni piccoli lavori per
te, nulla di importante ma che ti avrebbero fatto comodo. Invece sei sparito! E
adesso scopro che continui a ostinarti nel comporre un brano nuovo. Sai bene
che è impossibile! Non ci saranno mai più brani nuovi! Tutto è già stato
composto! Rassegnati! Ormai lo sappiamo, ne siamo certi! Ehi, che c’è da
ridere?”
Neil aveva ragione. Era proprio così. Poco più di dieci anni
prima, tra la costernazione del mondo intero, era stato appurato, grazie all’impiego
di un nuovo rivoluzionario software, che non era più possibile comporre un
brano musicale originale. Le combinazioni realizzabili, ritenute fino a quel
momento infinite, si erano infine esaurite. Tutta la musica era già stata
scritta. I più grandi compositori, uno alla volta, si erano dati per vinti. A
loro non era rimasta altra scelta se non quella di riciclarsi come semplici
esecutori. Soltanto lui non si era voluto arrendere, e aveva continuato a
comporre. E aveva sempre fallito. Aveva dedicato l’intera vita all’arte della
composizione e, per ciò, era sempre stato un esecutore modesto. Negli ultimi
anni era riuscito a sopravvivere grazie a qualche sporadica e poco retribuita
esibizione e all’aiuto di alcuni colleghi che, vista la sua ostinata caparbietà, poco per volta lo avevano
però abbandonato. Tranne Neil.
“Ho detto, perché stai ridendo? Rispondi!” ribadì l’amico.
“Ce l’ho fatta!” disse lui.
Neil trasalì.
“Che cosa?”
“Ho composto un nuovo brano.”
“Non ci credo.”
“Lo vuoi ascoltare?”
“A che servirebbe? A illuderti? Sai bene che l’orecchio può
ingannare. Piuttosto, lo hai verificato con Music
Inspector 2.15?”
“Certo, tutto a posto. È veramente originale. Pensa, il
primo pezzo in dieci anni! Allora, non sei contento?”
“No” disse Neil, serio. E preoccupato.
“Perché?” Chiese lui, con la voce che si stava incrinando.
“È stato sviluppato un nuovo applicativo, che naturalmente
tu non conosci…”
“Eh? Come?”
“Se invece di trascorrere il tuo tempo come un eremita tu ti
fossi fatto vivo lo avresti saputo e i tuoi sforzi non sarebbero stati vani.”
“E…”
“Si chiama Total Music
Controller 1.0, e la sua percentuale di errore è pari a zero. Hai capito?
Zero!”
Crollò su una sgangherata poltrona, il viso tra le mani.
“Questa sera te lo mando, anche se ti consiglio di non
utilizzarlo. Non reggeresti alla delusione. E domani passa da me, vedrò di
trovarti qualche ingaggio. Ma guarda come si è ridotto questo!” disse Neil. Poi
se ne andò, ancora brontolando tra sé.
Comunque, mantenne la promessa.
La sera stessa, lui era davanti al computer. E non pensò
neppure per un attimo di seguire il suggerimento dell’amico. Anzi, non vedeva l’ora
di sottoporre la sua composizione al giudizio del recente e infallibile
programma di controllo. E lo fece.
Dopo pochi secondi sul video apparve, invece del solito
messaggio “OLD PIECE”,
la dicitura “ORIGINAL PIECE! – COMPLIMENTS!”
Sentì un tuffo al cuore. Poi emise un urlo liberatorio e si
mise a correre nell’appartamento, urtando i mobili, gettando a terra le
suppellettili. Ce l’aveva davvero fatta! Sarebbe diventato famoso, e ricco,
anche se lui non era per nulla interessato al denaro.
Dopo il primo momento di grande euforia accadde però
qualcosa di strano. Si sentì, di colpo, svuotato e depresso. E geloso. Pensò
che avrebbe dovuto spartire il suo pezzo, l’unica composizione originale da
anni, con miliardi di persone assetate di musica nuova. No, non riusciva
proprio a metabolizzare quel ragguaglio. Aveva smarrito l’abitudine della
condivisione della sua arte. Più ci pensava, più provava fastidio. Quel
pensiero divenne ben presto intollerabile. Si rese conto che doveva fare qualcosa,
subito. Quella musica doveva rimanere soltanto sua. Mille ossessioni lo
tormentarono a lungo, infine prese una decisione. Si avvicinò alla tastiera del
computer e, senza alcuna esitazione, cancellò il file della sua nuova
composizione. Senza alcun rimpianto. Ma restava ancora qualcosa da fare. Quell’intreccio
di note che prima di allora non era mai esistito era ancora presente, scolpito
in profondità, nella sua mente. Allora si spostò in cucina e aprì il rubinetto
del gas.
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