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martedì 14 febbraio 2012

LA DELUSIONE



Lui non usciva mai. La sera prima, però, aveva fatto un’eccezione. Una delle poche. Pregato, implorato dai suoi amici aveva acconsentito a trascorrere la serata in un locale. Dapprima, come sempre gli accadeva in quelle occasioni, si era annoiato. Quasi subito si era pentito. Lui non beveva. In più, la musica era molto fastidiosa. Il volume, alto in maniera esagerata, impediva di parlare. E poi, tutta quella confusione era davvero insopportabile. Provocava un fastidioso senso di stordimento. E di smarrimento. Perché la gente si ostinava ad accalcarsi in quei posti? Non riusciva proprio a comprenderlo. Non ne  intuiva lo scopo. Eppure sembrava che tutti, tranne lui, si stessero divertendo. Un divertimento forzato, del tutto innaturale, ma quella era solo una sua sensazione.
A un certo punto della serata avevano incontrato alcuni amici. Non suoi, ma degli altri. Con loro c’era una ragazza. Aveva superato l’imbarazzo ed era riuscito, sebbene con grande fatica, a scambiare alcune parole con lei. E aveva scoperto di avere di fronte una persona piuttosto riservata ma simpatica. Si erano scambiati alcune informazioni. Le solite: i nomi, gli studi, i principali interessi. Il numero di telefono no, quello non aveva osato domandarlo. La ragazza, a differenza di tutte le altre presenti, non era molto appariscente. Infatti non attirava l’attenzione di nessuno. Era tutta per lui, e ciò lo aveva reso contento. Odiava la competizione, soprattutto quando si trattava di ragazze. Preferiva non partecipare a quelle sfide, in tal modo la sconfitta risultava meno bruciante. Perché usciva sempre battuto, per manifesta inferiorità, come gli piaceva pensare con morbosa soddisfazione. Monica, quello era il suo nome, colto nel frastuono della sala, era vestita in modo semplice. Mentre le altre erano abbigliate secondo il consueto e banale stile finto-trasandato lei, pur nella sua essenzialità, appariva elegante. Aveva classe. Alla fine il tempo era trascorso in fretta e quasi non si era reso conto che si era fatto tardi, che era ormai ora di rientrare. I due gruppi di amici si erano riuniti all’uscita, e si erano accordati per rivedersi il giorno dopo, alla stessa ora, nel solito locale. E tutti erano rimasti molto sorpresi quando anche lui aveva acconsentito. Per mesi si era rifiutato di uscire, e ora quella decisione suscitava stupore. Ma nessuno aveva sottolineato più di tanto quella sua scelta. Erano stati scambiati dei fuggevoli sguardi, degli ammiccamenti, ma nulla di più.
Quella notte non era riuscito a prendere sonno. Non era stato capace di scacciare dalla mente l’immagine della ragazza. Che, di momento in momento, diventava sempre più bella, sempre più affascinante. Al mattino era rimasto a lungo a contemplarsi davanti allo specchio. Che cosa ci trovava una ragazza come quella in uno come lui, insignificante e tutt’altro che attraente? Forse aveva colto in lui quelle qualità che sapeva di possedere ma che non riusciva mai ad esprimere in pieno? Sì, forse era così, perché quella ragazza, Monica, era molto intelligente e perspicace. In ogni caso, era certo di essersi innamorato di lei. Era stato sufficiente lo spazio di una serata. Inoltre, era convinto di essere ricambiato nel suo sentimento. Poteva sembrare incredibile. Ma era così. L’incredibile era accaduto. Chissà, forse aveva incontrato la donna della sua vita.
La giornata a scuola era stata un vero tormento. Distante, svagato, non era riuscito a concentrarsi su nulla. Per fortuna non era stato interrogato. Sarebbe stato un disastro. Per tutto il tempo aveva pensato a ciò che avrebbe potuto dire a Monica quella sera. A evocare argomenti di conversazione e a formulare pensieri profondi, argute considerazioni. Si era anche chiesto, provando un po’ di disagio, fino a che punto avrebbe potuto spingersi con lei. Non era un gran esperto di corteggiamento, tanto valeva ammetterlo, quindi sarebbe stato facile compiere passi falsi. In ultimo aveva deciso che, a un certo punto, ancora da stabilire, le avrebbe preso la mano e, tenendola tra le sue, l’avrebbe accarezzata a lungo. In seguito alla sua reazione avrebbe stabilito come procedere. Tuttavia era consapevole che l’improvvisazione non era la sua dote più spiccata. Pensando a tutto ciò, sudava.
Il pomeriggio, invece, era trascorso in fretta. Naturalmente non era riuscito a studiare. Si era limitato a stare seduto sul divano, a pensare. Forse aveva anche dormito un po’. Era stanco, nel corpo ma soprattutto nella mente. Non era riuscito a cenare e i suoi genitori si erano meravigliati. Di solito il suo appetito era molto robusto. Ultimati i preparativi, tra i quali un’accurata rasatura e un’attenta vestizione, era finalmente uscito. Era impossibile frenare i battiti del cuore. Le mani erano gelate. Quasi in trance, aveva raggiunto gli amici nel luogo di ritrovo stabilito poi, tutti insieme, si erano diretti al locale, dove avevano appuntamento con l’altro gruppo. E con Monica.
Durante il tragitto, compiuto camminando in modo rigido e senza pronunciare una sola parola, aveva notato i suoi amici osservarlo con preoccupata attenzione. Allora aveva cercato di sorridere per rassicurarli ma non ci era riuscito. I suoi muscoli facciali avevano smesso di funzionare.
Infine erano arrivati, gli altri li stavano già aspettando.
Lei non c’era. 

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