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domenica 26 febbraio 2012

UNO SU TRE



Piove. Io, Ruggero e Lucio ci stringiamo sotto l’ombrello. Tutto inutile, le gocce di pioggia colpiscono ugualmente le nostre spalle, scivolano sui nostri giubbotti impermeabili. Le gradinate del piccolo campo di calcio si stanno riempiendo. Come ogni sabato pomeriggio, ci siamo ritrovati per assistere alla partita, per sostenere la nostra squadra del cuore, una delle passioni che ci unisce, e che da tanto tempo contribuisce a cementare il grande affiatamento che c’è tra noi. Manca ancora mezz’ora all’inizio dell’incontro. Per non pensare alla pioggia, ora più intensa, e al freddo, cerco di riempire l’attesa ricorrendo alla dote che più mi contraddistingue: la parola.
“Sapete, ieri ho letto un articolo interessante. Si diceva che una persona su tre è omosessuale. Incredibile, vero?”
Ruggero scuote energicamente il capo.
“Impossibile” ribatte.
“Aspetta, dovete tenere conto di un elemento importante. Quel dato comprende anche tutte le persone - e sono tante – che non manifestano apertamente le loro tendenze sessuali, perché repressi, condizionati culturalmente oppure semplicemente per timore del giudizio dei propri familiari e amici, della società.”
Ruggero sorride.
“Quindi vorresti dire che uno di noi tre è gay?” dice.
Sbuffo.
“Stiamo parlando di una statistica! Si tratta di una media. È piuttosto probabile che nessuno di noi tre lo sia, mentre potrebbe essere possibile – in via teorica – che invece…”
“Che almeno due di quelli lo siano!” completa Ruggero indicando con gli occhi un gruppo di tre ragazzi appostati poco distante da noi.
“E invece no! Ripeto, siamo nel campo delle probabilità! Nulla può essere certo e, d’altra parte, che importanza ha sapere chi è e chi non è omosessuale?”
“Bè… a me piacerebbe saperlo.”
“Perché? Per quale motivo?” Mi sto infervorando.
“Vedete” dice Ruggero. “Io non ho nulla contro i gay, però…”
Sempre più infastidito, lo interrompo di brutto.
“Ecco! La tipica premessa di chi è omofobo!”
Lui mi guarda, sorpreso.
“Omoché?” domanda.
“Uff! Ignorante! Sono omofobe tutte quelle persone che esprimono una avversione eccessiva nei confronti di chi è omosessuale. E tu, evidentemente, lo sei.”
“Che cosa? Omosessuale?” chiede Ruggero, scuro in volto.
“Ma no! Omofobo! Anzi, sai che cosa ti dico? Chi è profondamente ostile ai gay spesso, benché a livello inconscio, potenzialmente è lui stesso omosessuale, anche se non manifesta tale condizione, o non riesce a farlo. Insomma, respinge l’attrazione che prova verso le persone del suo stesso sesso con un comportamento astioso. Teme che la sua vera natura possa prendere il sopravvento.”
“Ma vaffanculo!” Ruggero sembra essere piuttosto contrariato. Non mi stupisco, il mio amico ha un carattere piuttosto focoso, e non ama essere messo in discussione. Le sue sfuriate però durano lo spazio di un attimo. Tuttavia, la sua reazione nei miei confronti allarma Lucio.
“Dai, non litigate, tra un po’ inizia la partita” dice. È la prima volta che interviene nella discussione. D’accordo, Lucio è un tipo di poche parole, ma di solito non rinuncia mai a dire la sua. Forse non è molto interessato all’argomento, forse si sta annoiando.
“Cazzo!” sbotta Ruggiero. “Questo mi dà del finocchio e io non dovrei dire nulla?”
Colto in fallo!
“Vedi? Stai ricadendo nei soliti steorotipi! Finocchio, frocio e così via…. Guarda che anche il linguaggio è importante. Quei termini sono denigratori, offensivi. Così come lo sono le facili battute, le barzellette, le prese in giro…”
“Uff! Finito di fare la predica?” Il tono di Ruggero è già più conciliante. L’arrabbiatura è dimenticata. Come previsto.
“Stavo scherzando” aggiunge, per sancire la ritrovata armonia tra noi.
“Sono comprese anche le donne?” domanda timidamente Lucio.
“Eh?”
“Volevo dire…” poi si blocca. Arrossisce.
“Nell’uno su tre si tiene conto pure delle lesbiche?” completa al suo posto Ruggero.
“Chiaro. Il dato riguarda gli omosessuali…”
“Ma gli omosessuali non sono solo gli uomini?” domanda Ruggero.
“Ruggero! Qual è il significato del prefisso omo?”
Colto in castagna! Il mio amico è in grande ed evidente imbarazzo.
“Uomo?” azzarda.
“Vuol dire stesso! Stesso sesso! Di conseguenza il termine comprende uomini e donne.”
“Non fare il sapientone solo perché hai letto un articolo.” Ruggero assume un’espressione offesa.
“Questo non era scritto nell’articolo. Lo sapevo da prima.”
“Comunque, pensare a due donne che fanno quelle cose…”
“Quali cose?”
“E che ne so! Quelle cose che faranno le lesbiche! Volevo soltanto dire che non provo fastidio, mentre il pensiero di due uomini che… brrrr…”
“Ruggero, sei incorreggibile. Ci ricaschi sempre. Mi spieghi che differenza c’è?”
“Io preferisco le donne!” ribatte il mio amico.
“Anche le lesbiche? Guarda che loro non sono interessate a te!” Rido. Mi piace metterlo in difficoltà. Noto che Lucio scuote il capo, serio.
“Non sono interessate a me? Peggio per loro. Non sanno che cosa si perdono!”
“Ruggero, ti prego! Non scadere del tutto! La figura del macho è ormai passata di moda!”
“Sapete che vi dico, allora? Volete che sia sincero fino in fondo?”
Sono riuscito di nuovo a scatenare la sua ira.
“Anche il fatto di essere omosessuali è nient’altro una moda! È figo dirlo! É tanto snob! Una volta ci si nascondeva, ci si vergognava, mentre adesso si tratta addirittura di un vanto! Tutti gay! Tutti pedofili! Vedrete, ce ne saranno sempre di più, tra un po’ ne saremo circondati! I veri uomini rimarranno in pochi!”
Un fiume in piena.
“Ruggero, stai esagerando…”
Lucio, sempre stando in silenzio, cerca di frenare lo sfogo di Ruggero, gli appoggia una mano sulla spalla. Lui si scosta bruscamente.
“Voglio aggiungere un'ultima cosa, definitiva, e senza alcuna ipocrisia: i gay mi fanno schifo!”  
“Ruggero, sei stronzo, però…” Per una volta, rimango senza parole.
“Lucio, digli tu qualcosa…” riesco comunque ad aggiungere.
Lucio è immobile, pallido in volto. Mi guarda. Si è spostato, e la pioggia cade sui suoi sottili capelli, glieli incolla sulla fronte. Tiene la bocca semiaperta. I suoi occhi dalle lunghe ciglia sono lucidi. Mi accorgo che sta piangendo.
Uno su tre.

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