Il parlamento di Atene, dopo un’interminabile e sofferta
discussione, si è espresso a favore delle misure richieste (imposte?) da Unione
Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, da accogliere
in cambio di ulteriori aiuti da utilizzare per tentare di scongiurare una
bancarotta che in verità sembra ormai difficile evitare. Per l’intera giornata
di ieri, fino al voto finale avvenuto in tarda serata, una folla di
manifestanti ha stretto d’assedio la sede dell’organo legislativo. Ci sono
stati incidenti, scontri con le forze dell’ordine, palazzi date alle fiamme e
numerosi feriti. Tra i contestatori hanno fatto la loro apparizione gruppi di
black-bloc, incoraggiati nella loro azione dai comuni cittadini, esasperati e
disperati. La decisione dei parlamentari ha avuto pesanti ripercussioni anche
sulle forze politiche. Alcuni deputati appartenenti ai partiti che sostengono
il governo Papademos si sono rifiutati di dare l’assenso all’ennesima dura manovra
economica e sono stati espulsi dai rispettivi gruppi. Sono state indette in
gran fretta le elezioni politiche anticipate, che si terranno già ad aprile. Insomma,
la Grecia sta precipitando nel caos. La sua tenuta sociale è sempre più in
bilico, i disordini sono purtroppo destinati ad aumentare.
I provvedimenti adottati riguardano, tra l’altro, l’abbassamento
del salario minimo garantito, interventi sulle pensioni, ulteriori
licenziamenti di dipendenti pubblici. La solita ricetta che colpisce ancora e
sempre di più i ceti medi e, soprattutto, gli strati più deboli della società
ellenica.
È in corso, dunque, l’ultimo estremo tentativo di sfuggire
al fallimento dello stato nonché, in particolare, di salvaguardare gli
interessi degli istituti di credito francesi e tedeschi, possessori di
sostanziose quote dell’ingente debito greco.
I cittadini greci, da parte loro, ormai hanno già perso. È evidente
come non siano in grado di reggere il peso della nuova manovra rigorista. Sono
ormai allo stremo. Allo stesso modo anche l’eventuale default – sebbene controllato – non farebbe che peggiorare la loro già
angosciosa condizione. Il ritorno a una moneta nazionale porrebbe l’economia
del Paese in uno stato di estrema debolezza nei confronti dell’area dell’euro. Sarebbe
necessaria e inevitabile una immediata e corposa svalutazione monetaria che, se
da una parte potrebbe favorire settori quali il turismo, dall’altra
comporterebbe il sostenimento di costi molto alti sul fronte delle importazioni
di materie prime e prodotti finiti. In ogni caso il popolo greco è destinato a
sopportare per molti anni considerevoli sacrifici e, a questo proposito, è
giusto chiedersi ancora una volta se la gente, ormai provata da un lungo
periodo di crisi, sia davvero in grado di sostenerli. Oltretutto, in assenza di
garanzie e senza la certezza che tali rinunce possano produrre risultati.
Abbiamo avuto, proprio vicino a casa, la prima vittima della
speculazione finanziaria globalizzata. Naturalmente le vere vittime sono le
persone, in particolar modo i giovani, ai quali è sottratto il futuro. In
ultimo, sempre parlando della Grecia, è giusto anche ricordare le enormi
responsabilità della classe politica ellenica nel disastro. Corruzione,
clientelismo, spesa pubblica incontrollata, bilancio dello stato volutamente
alterato sono soltanto alcune delle anomalie non corrette bensì favorite da
partiti che hanno tradito i propri elettori, il proprio popolo. Difformità
sofferte anche dal nostro Paese e parecchio temute dagli altri stati dell’Unione
Europea, impegnati certamente a proteggere in modo talvolta cieco e ottuso
rendite di parte ma anche a fronteggiare un possibile tracollo in grado di
travolgere tutti, virtuosi e non.
Un intero continente si sta muovendo – incerto - su un
equilibrio precario. Non lo dobbiamo scordare.
Concordo, solo che questa è la foto della realtà capitalistica, ma il popolo ha ragioni da vendere e non solo in Grecia.Saluti da Salvatore.
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