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venerdì 29 aprile 2011

DELITTI TV



Le luci si accendono all’improvviso e subito parte l’enfatica sigla. Il famoso giornalista Bruno Mosca fa il suo trionfale ingresso nello studio dove, su comode poltrone bianche, sono già accomodati i suoi ospiti. Alle loro spalle, su un grande schermo, c’è l’immagine di una giovane donna e una scritta a caratteri cubitali: CACCIA ALL’ASSASSINO.
Dopo i saluti di rito, untuosi e falsi, e una rapida presentazione degli intervenuti al programma, la discussione può iniziare.
Il conduttore, il volto pallido punteggiato da una miriade di nei, si sfrega le mani e sorride, esprimendo in tal modo tutto il suo compiacimento per l’argomento che si accinge ad affrontare con le persone invitate.  L’uomo sembra trovarsi in una condizione pre-orgasmica.
“Dottoressa Misfatti, vorrei iniziare da lei. È trascorso ormai un mese dall’atroce delitto e, proprio oggi, gli inquirenti hanno ammesso di brancolare nel buio, di non avere tra le mani alcun elemento significativo e di non seguire piste privilegiate. Che cosa è stato trascurato? Perché, nonostante tutti gli sforzi, ci troviamo di fronte a questa desolante ammissione di impotenza?”
La famosa criminologa sorride. È giovane e bionda. Lentamente, accavalla le gambe scoprendo le cosce. Dall’orlo della striminzita gonna fa capolino il pizzo delle calze autoreggenti. Sorride di nuovo, ma non parla.
“Dottoressa, mi sto rivolgendo a lei” la incalza Mosca, che però appare distratto. Ha già buttato entrambi gli acquosi occhi da vecchio rospo sulle estremità infinite della criminologa.
“Eh?” La ragazza spalanca gli occhi, sbatte le ciglia.
“Non crede che gli investigatori debbano considerare con rinnovata attenzione l’ipotesi del delitto passionale?”
“Passionale? Credo proprio di sì. Vede, l’efferatezza dell’omicidio è stata tale che l’assassino è di sicuro un grande appassionato di tale pratica. Dai suoi gesti, dalle sue azioni, traspare enorme interesse per il delitto. La precisione delle coltellate inferte, la forza dei colpi calibrata in maniera eccellente, la regolarità degli squarci fanno proprio ritenere che…”
“In realtà mi riferivo a un presunto movente di natura sessuale…” la interrompe il conduttore, un po’ nervoso.
“Sessuale? Certamente! Il marito! Perché non l’hanno interrogato?”
“Mi risulta che la povera signora fosse vedova…”
“È sicuro? Niente marito? È morto?”
“Sì, pare di sì.”
“Ucciso pure lui? Da chi?” Adesso la dottoressa Misfatti pare invasata. Si agita sulla poltrona, scoprendo ancora di più le gambe. I due ospiti seduti di fronte a lei si abbassano e si protendono per meglio godere lo spettacolo. Garanti, il giornalista di cronaca nera, sbava senza alcun ritegno.
“Morte naturale” dice Mosca, gelido. E si rivolge a un altro ospite.
“Dottor Doli, da ex-magistrato lei è a conoscenza di tutte le più moderne metodologie investigative. A suo avviso è stato tralasciato qualcosa? Sono state impiegate tutte le risorse disponibili? Comprese le nuove tecnologie?”
Il corpulento Doli si schiarisce la voce, poi si toglie e si rimette gli occhiali dalla vistosa montatura rossa. Si accarezza la barba e si liscia la sgargiante cravatta smeraldina.
“Io insisterei con i cani atomici” sentenzia con la sua voce profonda, cavernosa.
Garanti si alza in piedi, in preda all’indignazione.
“Nucleare? No grazie!” urla. Il pubblico applaude.
“Forse il dottor Doli si riferiva ai cani molecolari…” interviene Mosca.
L’ex-magistrato strabuzza gli occhi.
“Atomici! Molecolari! Protonici! Che differenza fa? E comunque il dottor Mosca ha ben compreso ciò che intendevo dire. Mi riferivo alle bestie.”
“Bestia sarà lei!” sbraita il giornalista, sempre in piedi.
“Ma come si permette? Oltretutto in non l’ho interrotta…”
“Cretino! Non ho ancora parlato!”
Mosca decide di frapporsi tra i contendenti. Dentro di sé, tuttavia, è soddisfatto. La trasmissione sta andando bene.
“Per favore! Non sovrapponetevi, altrimenti i telespettatori non capiscono nulla!”
“Ma io gli spacco la faccia, al grassone!” Garanti è incontenibile.
“Non costringetemi a farvi abbassare i microfoni” dice Mosca.
A quelle parole magiche, il giornalista impallidisce. E torna subito ad accomodarsi.
“No, il microfono no” sussurra con un filo di voce.
Il dottor Dotti tace ma congiunge le mani in muta preghiera. Mosca sogghigna e poi si sposta verso il centro dello studio.
“Cari telespettatori, come potete vedere abbiamo ricostruito, attraverso un plastico, la scena del delitto.”
Su un tavolino di vetro, in effetti, è stata rappresentata la scena del crimine: decine e decine di alberelli di plastica alti circa mezzo metro.
“Il bosco! È proprio in mezzo a questi alberi, nel fitto e nel buio di questa boscaglia, che la povera signora è stata orrendamente trucidata!” E Mosca tuffa la sua mano sudaticcia proprio nel mezzo di quelle patetiche chiome verdi artificiali.
“Qui! Proprio in questo punto esatto l’assassino ha colpito!” Mosca sembra godere. Adesso lo sfregamento delle mani ha assunto un ritmo vertiginoso. I nei disseminati sul suo viso risplendono sotto le potenti luci e sembrano animati di vita autonoma.
“Devo purtroppo comunicare, e lo faccio con grande dispiacere, che avevamo invitato a questa puntata la madre, la nonna, la zia e il fratello della vittima ma tutti hanno deciso di non intervenire. Li capisco, il loro dolore è grande, molto più grande del compenso che abbiamo offerto loro per la partecipazione. Comunque, le trattative sono ancora in corso e speriamo di averli al più presto qui con noi. I loro avvocati sono piuttosto rognosi, ma anche i nostri non scherzano. Detto questo, procediamo con la trasmissione. Adesso andrà in onda un servizio sui lanciatori di coltelli. A differenza degli inquirenti impegnati nelle indagini, noi non trascuriamo alcuna pista.”
“Neppure quella del suicidio!” grida Garanti, noto per il suo dissennato garantismo.
Dopo il filmato, che dura oltre mezz’ora, la discussione in studio prosegue su toni più sereni e accomodanti.
La puntata termina, scorrono i titoli di coda e viene riproposta l’orrenda sigla. Le luci si spengono. Mosca congeda i suoi ospiti e rimane solo. Anche i suoi collaboratori e i tecnici, uno alla volta, se ne sono andati. Finalmente il conduttore può consultare con tranquillità alcuni foglietti che estrae furtivo dalla tasca della giacca: i dati di ascolto e gradimento delle ultime serate. Nella penombra dello studio Mosca aguzza gli occhi e poi si accascia sulla poltrona, incredulo. Un disastro, un vero disastro! Pensa con intensità a cosa non funziona, a cosa si può modificare per invertire quell’andamento negativo. Gli ospiti! Sono gli stessi da anni, ormai, e sembrano pure un po’ rincoglioniti. Bisogna trovarne di nuovi, subito. E poi c’è quell’altra cosa che lo tormenta: le uccisioni di giovani donne non tirano più. Allora prende mentalmente l’appunto di commissionare un nuovo delitto, per la settimana successiva. Un bambino, magari. Tanto per cambiare un po’. Si sa, gli spettatori sono così volubili, e vogliono sempre qualcosa di nuovo. È così impegnativo soddisfare la loro morbosità!




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