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venerdì 15 aprile 2011

CUORE DI CANE



La mia padrona è una gran minchiona! Ah! Ah! Vi piace la rima? Che c’è, siete stupiti? Se è così, è perché non avete mai incontrato un cane con uno spiccato senso dell’umorismo. E io ce l’ho, sono un gran burlone. Un vero pagliaccio, ma riesco anche a essere serio. In verità, mi sto facendo beffe di voi, perché la mia padrona io la adoro. Che ci crediate o no, è così, ve lo assicuro! Sì, vi do la mia parola, e la parola di un cane è sacra. È oro puro.
D’accordo, lei mi costringe a convivere con un gatto. Un gatto! E femmina, per giunta! Kitty, che razza di nome! Un nome stupido, da gatto. E io odio i gatti! Non sopporto le sue mossettine vezzose, i suoi continui strusciamenti, il suo incessante ronfare. Anche se, lo ammetto, non mi dispiace quando, durante le lunghe serate invernali, Kitty viene ad accucciarsi accanto a me, attirata dal calore del mio pelo. E allora fiuto il suo odore, quell’odore lieve, dolce e quasi impercettibile, quel profumo di libertà. Tuttavia, e sono sincero, io della libertà non saprei proprio che farmene. Io voglio stare con lei, con la mia amata padrona, sempre. Inutile stare a spiegare quanto mi godo le passeggiate. Al mattino e alla sera, noi due soli. Certo, durante quei magici momenti sono sempre un po’ in ansia. Il motivo? Il guinzaglio. Vi sembrerà incredibile, ma io ho una vera passione per il guinzaglio. Mai come in quelle occasioni percepisco quanto sia forte il legame che ci unisce, un legame fatto di corda, ma soprattutto di amore. E mi infastidisco quando, di sicuro per farmi piacere, lei mi scioglie, mi lascia libero. Per non urtare la sua sensibilità, mi sforzo di correre, di allontanarmi un po’, ma subito ritorno accanto a lei, perché lei ha bisogno di me, della mia protezione. A volte mi chiedo se non sia possibile che pure lei indossi un collare simile al mio, invece di reggere il guinzaglio con la mano. Sarebbe più sicuro, per tutti e due, perché dalla mano il guinzaglio può sempre sfuggire. Paura? Paura io? Ma vi rendete conto di quanto sia grosso? No, io ho paura per lei, che si smarrisca e che non riesca più a tornare a casa. Da parte mia, me la saprei cavare senza affanni. So usarlo il mio grosso naso, io! Ma lei? Comunque, legato o non legato, durante le passeggiate qualche sedere di cane riesco sempre ad annusarlo! E ciò mi basta. Quando la mia padrona cammina, dunque, non la perdo mai di vista. Perché? Ma avete visto come cammina? È così buffa! Prima di uscire, si infila le zampe in quelle bizzarre borsette di cuoio – perché quelle sono zampe, anche se lei le chiama in un altro modo – e poi avanza a piccoli passi, a fatica, in modo goffo e sofferto, e io devo sempre aspettarla. Appoggia le zampe a terra! Lascia stare quei trampoli! Ma non avrei mai il coraggio di dirglielo, di farglielo capire, intendo. Le voglio troppo bene e avrei timore di ferirla. Perché lei è sempre così buona e premurosa con me, come tutti gli esseri umani. Non farebbero mai del male a un cane! Chi osa sostenere il contrario – e qualcuno c’è, tra i miei simili – se la dovrà vedere con me! E, badate bene, il sottoscritto non è certo uno sbruffone. Se c’è da menare le zampe e sfoderare le zanne non mi tiro di sicuro indietro! A chi mi riferisco? A quell’insulso di Blek, naturalmente, il cane dei vicini. Pensate, quell’insignificante figlio di un cane sostiene che il suo padrone lo nutre soltanto con avanzi! Che gran bugiardo! A parte il fatto che Blek è più grasso di un maiale, e quindi i presunti avanzi devono essere piuttosto sostanziosi, io posso affermare con certezza che non è così! Io la osservo, la mia padrona, quando mi prepara i pasti. Con grande attenzione. E vedo la cura, e l’amore, con i quali condisce le mie pietanze. So che il cibo migliore è destinato a me, e io non manco mai di apprezzarlo. Lei, invece, pilucca qualcosa, e noto il disgusto che si disegna sul suo bel volto. E allora avrei voglia di dirle: vieni qui, vicino a me, mettiti per una volta, una volta soltanto, a quattro zampe e dividiamo la ciotola, da buoni compagni. Ecco, questo vorrei dirle, ma non mi oso. Perché gli esseri umani sono complessi, indecifrabili, e soltanto noi cani riusciamo, seppure in parte, a smascherarli. Però di una cosa sono certo: so che lei, la mia diletta padrona, non può fare a meno di me, e io di lei. Siamo una cosa sola, e un nostro sguardo è in grado di esprimere tutto l’amore del mondo. E per uno di questi sguardi io sarei disposto a morire. Senza la minima esitazione. Senza alcun indugio. Guardate, io sono un animale burlone, un pagliaccio, come vi ho spiegato, ma vi assicuro che adesso non sto affatto scherzando…

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