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domenica 3 aprile 2011

L'ISOLA (جزيرة )



Alì Ben Akbhar posizionò con estrema cura la pallina sull’apposito supporto. La osservò, concentrato, per un istante, come se intendesse sfidarla. Poi si sollevò, inspirando in modo profondo. Di colpo, buttò fuori l’aria, strinse con forza la mazza di legno, la portò dietro le spalle, inarcò il corpo e colpì con grande forza. Guardò, compiaciuto, la traiettoria che lui stesso aveva impresso alla piccola sfera e annuì tra sé, piuttosto soddisfatto.
“Bel colpo!” disse Mohamed, il giovane caddy che lo accompagnava. “Che cosa facciamo signore, proseguiamo?”
“Aspetta un momento, ragazzo.”
Alì posò la mazza, appoggiò le mani sui fianchi e si guardò attorno. Era l’inizio dell’estate e sull’isola faceva già caldo. Annusò l’aria, sontuosa e ricca di mille profumi. Premette a fondo il piede sul soffice e perfetto tappeto erboso, del colore dello smeraldo. Poi, proprio mentre si accingeva a riprendere il cammino, lo vide. Era lui, non c’erano dubbi. Lo riconobbe, anche se era ancora lontano, dalla figura tracagnotta e dalla particolare camminata. Stava venendo nella sua direzione, e allora decise di aspettarlo. Gli fece un segno, come a dire: non temere, ti ho visto, fai con calma, non affrettarti.
Era il suo amico italiano, l’ex ministro Marroni. Come tutti gli anni, era venuto a trascorrere le sue vacanze sull’isola. Alì fu travolto dai ricordi. Si erano conosciuti più di vent’anni prima, in circostanze difficili. Allora, l’isola non era come adesso, cioè un vero paradiso. In tutto il nord Africa c’erano state delle rivoluzioni; la gente ne aveva abbastanza di essere governata da dittatori, che badavano soltanto ad arricchirsi sfruttando il proprio popolo e negando i più elementari diritti. Poco alla volta, in tutti quei Paesi erano stati instaurati dei regimi democratici, anche se ciò era avvenuto con grande fatica, perché gli integralisti religiosi negavano e cercavano di impedire quella forma di progresso basato, finalmente, sull’uguaglianza. Alla fine, però, anche loro avevano ceduto, e avevano ammesso che le riforme democratiche non ostacolavano le pratiche religiose. Anzi, le garantivano e le proteggevano. All’inizio, tuttavia, quando la situazione era ancora incerta, molti compatrioti di Alì, soprattutto giovani, avevano preferito abbandonare un Paese che, ai loro occhi, non offriva alcun tipo di prospettiva. Persone prive di scrupoli, in cambio di tutti gli averi di quei giovani e utilizzando imbarcazioni di ogni tipo, autentiche carrette del mare estremamente pericolose per l’incolumità degli imbarcati, li avevano traghettati sull’isola. A quel punto, l’Europa si era chiusa in se stessa, temendo una vera e propria invasione, difficile da fronteggiare. L’unico Paese ad andare veramente in crisi, però, fu l’Italia, la reale frontiera dell’Europa nel Mediterraneo. In quel tempo c’era in Italia un governo noto, famigerato per la sua inefficienza e per l’incapacità dei propri componenti di risolvere anche il più piccolo dei problemi. Un governo da operetta.
Alì era presente, quel giorno, quando il ridicolo Primo Ministro italiano, quello basso e pelato, era arrivato sull’isola e aveva fatto ogni sorta di promessa. Secondo le sue mendaci parole, nel giro di pochi giorni tutto sarebbe stato affrontato e risolto. Ma non era andata affatto così. La situazione era rapidamente precipitata, e sull’isola si era diffuso il caos.
Quando tutti erano ormai in preda alla disperazione, dal momento che gli sbarchi proseguivano e che nessuno, per inspiegabile paura, era trasferito dall’isola verso il continente, il ministro Marroni aveva avuto un’illuminazione. Semplice ma efficace. Invece di trasferire gli immigrati, decise di trasferire gli abitanti dell’isola. In fondo, erano pochi, mentre gli immigrati erano ormai molti di più. Quel piccolo lembo di terra galleggiante fu donato, tra le proteste dell’intero popolo italiano, alla Tunisia, il Paese di Alì. Subito dopo, il povero ministro Marroni cadde in disgrazia. Fu costretto a dimettersi e fu cacciato dal suo partito, quel partito che stava soprattutto al Nord e che, si diceva, fosse razzista.
Però accadde il miracolo. Gli sbarchi, all’improvviso, cessarono. Che senso aveva, ormai, andare da un posto all’altro dello stesso Paese? Qualcuno rimase sull’isola, altri tornarono indietro e contribuirono a costruire una Tunisia moderna, ricca e soprattutto democratica.
Alì sorrise fra sé, mentre già udiva la voce di Marroni che lo salutava, pensando all’unica promessa del tappetto che non era stata vana: la realizzazione del campo da golf. Proprio quello che lui, in quel momento, stava calpestando.
Marroni arrivò sbuffando e abbracciò Alì, felice di rivederlo.
“Alì, guarda che sono in forma, ti sfido sulle diciotto buche!” disse l’ex-ministro, sorridendo.
L’arabo gli diede una gran pacca sulla spalla.


    




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