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martedì 5 aprile 2011

CARO PRESIDENTE



Caro Presidente,
ti chiedo scusa se non sono tanto buono a scrivere ma proprio non mi tenevo più e allora ho preso la piuma. Che è piccola e sottile, e io ho le mani grosse da contadino e sono più abituato a usare la zappa, tanto che ho paura di romperla. Ma non resistevo proprio.
Ti do del tu perché tu sei vecchio come me, mi pare che siamo perfino della stessa leva, e se tu fossi qui con me all’osteria a mangiare e bere ti parlerei come ti scrivo. Dicono tanto largo ai giovani ma poi alla fine sono i vecchi che tengono su la baracca altrimenti tutto andrebbe a rotoli. Abbiamo combattuto il fascismo e poi, ruscando come matti, abbiamo rimesso su l’Italia e adesso siamo noi che manteniamo i giovani che, poveretti, anche se hanno voglia non gli riesce di trovare lavoro. Non che tutti i vecchi vanno bene. Guarda po’ là, per esempio, quel bastardo ladro delinquente che ci governa, parlando con rispetto. Quello è vecchio ma fa il giovane, e fa pena, con i capelli finti e tutto truccato che somiglia a una troia. Pardòn.
Via Ghedafi! Via Ghedafi! Tutti a dire così, mentre fino a pochi mesi fa i nostri governanti se potevano gli basiavano anche il culo, altro che la mano. E lui che è anche delinquente come il nostro, tira addosso alla sua povera gente mentre noi gli buttiamo giù le bombe a lui e non lo prendiamo neppure. E poi ci lamentiamo se arrivano i migrati! E non sappiamo dove metterli, poveri loro!
E nel Parlamento che braiano e ganassano, si danno titoli e si tirano anche le robe! Che vergogna! Noi li paghiamo e loro fanno le leggi solo per quel disgraziato che invece bisogna metterlo dentro e buttare via la chiave. E l’altro, il siciliano, quello che somiglia a un demòni e che offende e manca di rispetto a tutti, merita di finire appeso.
Non ti credere, caro Presidente, che sia del tutto ignorante. Io le robe le conosco. La televisione non la guardo perché non ce l’ho e non l’ho mai avuta che tanto ti fanno vedere cosa vogliono. Però, mica vivo sugli alberi! Dopo che ho dato uno sguardo all’orto vado all’osteria e lì guardo tutti i giornali e mi tengo informato e discuto e a volte mi tocca anche santiare perché c’è tanta gente che crede di sapere e invece non capisce niente.
Caro Presidente, ti chiedo perdono ma lasciami dire che, vedendo tutta sta rovina, mi girano proprio i coglioni!
Adesso ti auguro tanta salute che ne abbiamo bisogno e tante buone cose.
E mi raccomando, coscritto, tieni duro, Cristo!
Pinìn
  

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