Powered By Blogger

venerdì 8 aprile 2011

GAMBE



Da molto tempo, ormai, non alzo più lo sguardo.
Per tanti anni, invece, l’ho fatto. Ho smesso all’improvviso, da un giorno all’altro, e non lo rimpiango. Non li sopportavo più, quegli occhi che mi scrutavano, che cercavano, spietati e indagatori, di penetrarmi. Che provavano, spudorati, a percepire e carpire le mie paure, le mie debolezze, la mia misera essenza, la mia infelice condizione umana. Ricambiavo, con sofferenza, con enorme afflizione, quelle occhiate oscene. Non lo faccio più.
Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima. Ora so che non è vero, perché l’anima non esiste. Ne sono certo. Esistono invece la falsità e la doppiezza, nei miei simili vive e trionfa la malvagità. Non la voglio più vedere, mi atterrisce.
Ho scoperto che è così semplice camuffare, dissimulare e mascherare attraverso lo sguardo.
Per queste ragioni, oggi, il mio mondo è fatto di gambe. Soltanto di gambe.
Le vedo ovunque: in casa, per la strada, sui bus, in ufficio. Associo loro le voci, dei semplici suoni. Le gambe, a loro modo, sono espressive. Si muovono, oppure rimangono immobili, tutte sono comunque diverse, difformi. La loro eloquenza, tuttavia, è povera e dunque non mi crea problemi, non suscita in me imbarazzi, non mi spaventa. Riesco, in qualche maniera, a interloquire, a comprendere quelle appendici.
I piedi no, non li considero. Prigionieri in quelle calzature dalle fogge strane, stretti nelle tomaie lavorate e colorate, sono testimoni di vita muti e rassegnati con i quali ogni scambio risulta impossibile.
Vivo meglio, circondato da sole gambe. Più sereno, più rilassato, più sicuro di me.
In casa, ho abbassato la posizione di tutti gli specchi. Non tollero neppure il mio sguardo, non lo ricordo più. Osservo soltanto le mie gambe. E sono finalmente felice.

Nessun commento:

Posta un commento