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giovedì 20 gennaio 2011

QUEL GIORNO



Sono convinto che, almeno fino a un certo istante, i miei ricordi siano precisi.
Quel giorno, appena uscito dall'ufficio, m’incamminai lungo la solita via. Non era tardi, ma era inverno, ed era già buio. Passai vicino a quel nuovo bar che avevano aperto da poco. Quel locale mi piaceva, anche se non ci avevo mai messo piede. Mi piaceva perché sapevo che, al suo interno, oltre che bere, ci si poteva fermare per leggere libri. Una bella trovata. Vidi che la saracinesca era quasi del tutto abbassata, e che la porta era socchiusa. Accanto, sul marciapiede, notai una pila di volumi. Erano tutti libri gialli tranne un testo di Thomas Mann che si trovava proprio in cima. Aveva la copertina bianca.  Mi fermai e qualcosa scattò in me, un impulso irrazionale e incontrollabile. In tutta la mia vita non avevo mai compiuto un gesto simile, lo giuro. Afferrai il libro e lo infilai nello zainetto. Nessuno mi aveva visto. Poi mi allontanai, rapido. Dopo poco più di venti metri tuttavia subentrò in me un pesante senso di colpa. Mi pentii. Allora tornai indietro. Adesso la strada era piuttosto affollata. Il mio problema era quello di restituire il volume senza essere notato. Alzai lo sguardo e m’imbattei in quello di un ragazzo che mi stava venendo incontro. Aveva la pelle scura, ma non troppo, era stempiato e portava i capelli molto corti. Rammento che i suoi occhi erano spalancati. Quando mi giunse vicino, mi premette con indifferenza la mano sul ventre. Percepii all'istante una specie di fastidio in quel punto, seguito subito dopo da una sensazione di freddo. Stupito e sconcertato notai appena il successivo e rapido movimento della sua mano verso la mia gola. Provai come un lieve solletico sotto il mento. 
Poi non ricordo altro.  
Comunque, è proprio quello il giorno in cui fui ucciso, senza sapere il perché.

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