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domenica 23 gennaio 2011

GENERAZIONI



“Che hai da guardare?”
“Niente… sei tutta arrugginita!”
“Beh? È perché sono anziana.”
“Che cosa vuol dire anziana?”
“Vuol dire che scorro da tanto tempo, ma tu questo dovresti saperlo.”
“Nessuno me l’ha mai detto.”
“Voi giovani…”
“Allora una volta eri lucida? Proprio come me?”
“Sì, ero bella, il mio colore era fiammante e le cromature brillavano al sole.”
“Che cosa sono le cromature?”
“Già, tu non ne hai. Tutta quella plastica…”
“A me piace correre.”
“Come dici?”
“Adoro andare veloce e superare le altre.”
“Devi stare attenta.”
“Perché?”
“Perché può essere pericoloso, molto pericoloso.”
“Che cosa mi potrebbe accadere?”
“Potresti non tornare più.”
“Cioè?”
“Così è capitato alla mia amica.”
“Racconta, per favore.”
“È trascorso ormai molto tempo, ma per me si tratta di un dolore ancora ben vivo, e faccio fatica a parlarne.”
“Ti prego…”
“Lei era come te, giovane e incosciente. Quel giorno andò a fare un viaggio, con il suo padrone, e non tornò più.”
“Non la rivedesti più?”
“Sì, in realtà la rividi.”
“E allora?”
“Quasi non la riconobbi. Era completamente cambiata, non aveva più forma. E non scorreva più. I suoi cavi erano inanimati, nei suoi manicotti non circolava più niente.”
“E poi?”
“La sua carcassa fu portata in quel luogo desolato. Io c’ero.”
“Tu?”
“Sì, perché il suo padrone era anche il mio.”
“E lui cosa fece?”
“Nulla. Sostò un attimo in una sorta di raccoglimento. Forse la ringraziò per essere ancora vivo. Mi piace pensare che sia andata così.”
“È terribile.”
“Sì, lo é.”
“Dove sei stata?”
“Eh?”
“Hai fatto tanti viaggi?”
“Certo. Tante volte ho visto il mare e la sabbia ha irritato i miei ingranaggi. Ho attraversato le montagne, anche se adesso percorrere le salite mi costa tanta fatica. Sai…”
“Che cosa?”
“Devo confessarti una cosa.”
“Dimmi.”
“Al mattino, a volte non parto più.”
“Non capisco…”
“Intendo dire che non mi avvio subito. Insomma… bisogna insistere più volte. Hai capito, adesso? Dirlo mi imbarazza.”
“Sì, ho capito. Deve essere tremendo. E il tuo padrone, che cosa fa?”
“Ma… a volte è paziente. Altre volte invece no e minaccia di sostituirmi.”
“Che cosa brutta!”
“No, è giusto che sia così.”
“Dici? A me ciò che racconti fa paura.”
“Non devi avere paura. La nostra esistenza è così, dobbiamo accettarla.”
“Sì, adesso però devo andare, sta arrivando la mia padrona.”
“Addio, e buon vento. Mi raccomando, non correre troppo…”


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