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sabato 29 gennaio 2011

IL GENIO DELLA CAFFETTIERA


Ti alzi presto, anche se è domenica. Sei ancora assonnato e ti trascini a fatica in cucina. Vuoi preparare la caffettiera ma, con sgomento, ti accorgi di avere finito il caffè. Poi ti ricordi di quella busta, che hai riposto chissà dove nella dispensa. Ti agiti e ti affanni finché non la ritrovi. Ti è stata regalata tempo fa, da chissà chi, e di sicuro la magica polvere bruna sarà un po’ stantia, pensi, o forse no, speri. Tanto non hai scelta. Miscela brasiliana purissima, c’è scritto sulla confezione. Accendi il fuoco e aspetti.
Perché le partite di calcio, le tue, devono essere disputate proprio al mattino, ti domandi? È un’ingiustizia, consideri con amarezza. D’altra parte sei solo un dilettante, uno che gioca per pura passione e non puoi esigere orari più nobili,  perché quelli si accompagnano a ben altri palcoscenici.
Come calciatore non sei granché. La tecnica non ti manca del tutto, e hai una buona visione di gioco, però sei del tutto privo di velocità di esecuzione. Insomma, sai che cosa dovresti fare ma non riesci a eseguirlo. Slow Foot, ti chiamano i tuoi compagni quando ti prendono in giro. Piede Lento, quello è il tuo soprannome.
La caffettiera ti distoglie dai tuoi pensieri. Borbotta, dalla sua bocca esce un filo di fumo che all’improvviso si trasforma in una piccola nube di vapore. La guardi, sorpreso. Poi vedi che, all’interno di quella nebbia profumata, aromatica, prende forma una figura che ti è familiare. Si tratta di un calciatore, ha la pelle scura e indossa una maglietta gialla con i bordi verdi. Non hai neppure il tempo di meravigliarti che quell’entità dalle sembianze sfuggenti e indefinite ti rivolge la parola. Ma tu hai già capito e la interrompi.
“Il primo desiderio…”
“No.”
Sei un po’ contrariato.
“Perché no?”
“Mi dispiace, ma io sono un genio minore.”
“Che cosa vuol dire?”
“Posso esaudire un solo desiderio, e tocca a me stabilire quale.”
“Qual è?”
“Vedrai.”
Ma non succede nulla e dopo qualche istante il genio sparisce. Ancora frastornato, riempi la borsa e ti precipiti al campo di calcio. E la partita è un trionfo. Giochi come non hai mai fatto in tutta la tua vita. Passaggi incredibili, serpentine ubriacanti, tiri formidabili, reti da sogno. I tuoi compagni ma soprattutto i tuoi avversari sono sbalorditi. Sei diventato, da un momento all’altro, un vero campione. Torni a casa e ancora non ci credi. Sei entusiasta di te stesso, immagini una luminosa carriera. Allora mangi e poi ti godi un meritato caffè. Di nuovo quello del genio che, rifletti, tanto minore non era, dopotutto. Perché ti ha portato fortuna e ti cambierà la vita. Ti sorprendi quando quell’entità si materializza di nuovo. Lo guardi e ti rendi conto con sorpresa che non è più lo stesso. Adesso distingui, tra i fumi, una figura diversa, femminile. La pelle è ambrata, il seno generoso, ammiri i suoi fianchi sinuosi. Sembra una ballerina di samba. Non parli, vorresti scappare ma ormai è troppo tardi.
Da quel giorno è passato un po’ di tempo. E quel caffè l’hai buttato, anche se ormai il danno era fatto. Non giochi più a calcio, pure se ti sei trasferito nella patria del pallone, il Brasile.
Da qualche anno, ormai, vivi a Rio, e sei diventato molto famoso. Sei il Re del carnevale.
Anzi… la Regina.



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