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martedì 11 gennaio 2011

LA SENTINELLA


Supponi di non essere fatto di carne e sangue, ma di un’altra materia.
E di possedere una statura minuta. Di dover sempre rispettare gli ordini del tuo generale, persino quando quei comandi ti sembrano insensati. E allora ti ritrovi lì, su quella stretta piattaforma sospesa nel vuoto, a montare la guardia. Sei solo, in piedi sul tuo piccolo piedistallo, immobile. Hai obbedito, come sempre, perché non hai altra scelta. Davanzale, così il tuo comandante ha chiamato quel luogo sinistro. Dietro di te c’è un enorme vetro, di fronte il nulla. Scende la notte, ma tu non hai paura. Un soldato non può avere paura. Le tenebre ti avvolgono, i rumori si attutiscono, fin quasi a sparire. Ti preoccupi quando un grosso uccello si posa proprio accanto a te. Lo riconosci, è un piccione. Il suo becco è appuntito, i suoi occhi cattivi. Cerchi di farti ancora più piccolo, fingi distacco, finché non se ne va. Allora sospiri, sollevato. Ma le insidie non sono terminate. D’un tratto inizia a cadere la pioggia. All’inizio, non ti preoccupi, la tua postazione è abbastanza riparata. Poi, il temporale aumenta d’intensità. Adesso spira un vento insidioso, le raffiche violente compromettono la tua precaria stabilità. Cerchi di resistere, pensi che prima o dopo diminuiranno. Ma cosi non è. All’improvviso ti senti sollevare e poi volteggi nell'aria, per poi ricadere giù. La caduta è lunga e lenta e sembra non finire mai. Però sei leggero e non temi l’impatto, sei certo di sopravvivere. E ti ritrovi con la schiena a terra, e sai che non riuscirai a rialzarti. Non senza aiuto. Quel territorio ti è sconosciuto, di sicuro è pieno di insidie e di pericoli. Dov’è il tuo generale? Dorme. La minaccia si materializza subito con le sembianze di un grosso animale. Ora sei angosciato, sai che la tua fine è vicina. Ti annusa a lungo, poi spalanca le fauci e ti inghiotte, ti mastica e ti risputa. Per iniziare da capo, subito dopo, l’orripilante operazione. Fino a quando non si stufa e ti abbandona, in quella terra di nessuno.
Giunge l’alba e tu avverti che il tuo generale si è finalmente accorto di te, della tua figura senza forma che giace tra la ghiaia del cortile.
Tuttavia lui non piange la tua morte, ormai prossima, ma fa i capricci perché vuole un soldatino nuovo.
Ancora più forte è il tuo dolore.

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