Powered By Blogger

venerdì 12 ottobre 2012

RIGHELLI E MANGANELLI



Oggi si sono svolte, in numerose città, nuove manifestazioni di protesta da parte di docenti e studenti della scuola. L’espressione di un malcontento generale e diffuso che dura ormai da tanto tempo. Ci si lamenta, giustamente, dei tagli che hanno colpito in maniera dura e indiscriminata l’intero impianto del sistema educativo. Il ministro Profumo, in fondo quasi incolpevole, che si è trovato a gestire una riforma sciagurata e non sua, è sempre più oggetto di aspre contestazioni.
La scuola italiana si trova in una condizione di grande crisi, le numerose e dissennate riforme e controriforme degli ultimi anni la stanno precipitando su una china pericolosa, si rischia di non riuscire più a tornare indietro, a invertire la disastrosa tendenza.
Unica nota positiva odierna, in un quadro comunque triste e desolante, è che non ci sono stati, tra i dimostranti e le forze dell’ordine, gli incidenti che al contrario avevano turbato le manifestazioni della scorsa settimana.
Allora la polizia era intervenuta in modo assai violento: cariche del tutto inopportune, manganellate a destra e a manca, studenti trascinati a forza su selciato, strattonati e malmenati, abbondante utilizzo di lacrimogeni. Insomma, uno spettacolo indegno per un paese che si definisce democratico. I piccoli gruppi di dimostranti più facinorosi, comunque disarmati, potevano e dovevano essere resi innocui adottando sistemi più morbidi. I cortei, anche quando non ottemperano agli accordi presi su modalità di svolgimento e percorso, possono comunque essere contenuti senza necessariamente intervenire con misure aggressive e finalizzate soltanto alla pura repressione. Come sempre avviene in questi casi, non sarebbe corretto imputare ai singoli agenti impegnati la responsabilità riguardo al comportamento poco ortodosso da loro tenuto. Le manchevolezze stanno più in alto, ai vertici, a livello di Questure e Prefetture e, perché no, di Ministero dell’Interno. Nessuno, tra questi personaggi, ha avuto la sensibilità istituzionale di tentare di spiegare, se non di giustificare, un atteggiamento così punitivo nei confronti degli innocui studenti. Tantomeno si è sentita in dovere di farlo, meglio se in Parlamento, la ministra Cancellieri, e ciò ha rappresentato per molti una inaspettata delusione.
I giovani devono crescere e maturare nella consapevolezza di avere sempre la possibilità di manifestare (in modo pacifico) il loro dissenso, esercitando così una libertà fondamentale. Il soffocamento delle forme di disaccordo e di critica, se condotto dallo Stato con un eccessivo uso della coercizione, indebolisce il tessuto democratico, nel nostro caso già assai sfrangiato.
I ragazzi, inoltre, nel loro percorso educativo, dovrebbero imparare a nutrire una fiducia assoluta nei confronti delle forze dell’ordine, elemento importante e fondamentale per il mantenimento della sicurezza di tutti e della pacifica convivenza tra i cittadini. Operando come è stato fatto, tale credito si depaupera rapidamente e la conflittualità sociale aumenta a dismisura, così come diminuisce in maniera altrettanto rapida l’assegnamento sulla funzione dello Stato stesso.
Ci si ricordi senza sosta che stiamo parlando di giovani, più o meno meritevoli, più o meno informati, più o meno impegnati, ma che saranno in ogni caso i cittadini di domani.
È preferibile ascoltarli, questi ragazzi, sia quando hanno ragione sia quando hanno invece torto, piuttosto che prenderli a botte. Si tratta pur sempre di un ottimo investimento.   

Nessun commento:

Posta un commento