Stavano immobili da ore
sulla riva del fiume, sistemati in alto rispetto al livello dell’acqua. E
aspettavano con una rassegnazione che sfiorava lo stoicismo. Non di veder
scorrere nella placida corrente i cadaveri ormai gonfi dei loro nemici, perché
quei due uomini di nemici non ne avevano, ma che qualche dannato pesce si
decidesse finalmente a ingoiare quel boccone letale, l’esca che celava il
minuscolo e acuminato rampino.
Joe Fisher scacciò con
una manata una mosca assai noiosa che da qualche secondo gironzolava sul suo
grosso naso. Quel gesto brusco allentò all’istante lo stato di tensione. L’altro
pescatore, Tom Hook, a quel punto azionò il mulinello della canna e iniziò a riavvolgere
il sottile e quasi invisibile filo di nylon.
“Niente da fare,
proprio non abboccano” disse sconsolato, scuotendo il capo.
Fisher approvò con
grugnito poi, a sua volta, intraprese la medesima operazione.
“I pesci stanno
diventando sempre più furbi” disse, quando ebbe completato la sua azione.
Il suo compagno
appoggiò a terra la canna e poi lo guardò, stupito.
“Che hai detto?”
domandò, anche se aveva inteso benissimo.
“Ho detto che queste
bestie, una generazione dopo l’altra, sono sempre più astute. Deve essere per
effetto dell’evoluzione” ribadì l’altro. Aveva parlando scandendo bene le
parole, come se la sua spiegazione fosse rivolta a un bambino.
“Che cosa vorresti
dire?” chiese ancora Hook. “Intendi forse sostenere che i pesci si mettano sull’avviso
l’uno con l’altro? Ehi! Fai attenzione! Lì sopra ci sono quei due coglioni di
Joe e Tom che stanno pescando. Gira al largo, fratello, altrimenti farai una
brutta fine come tuo nonno! Qualcosa del genere?”
Fisher emise un lungo
sospiro poi, con estrema lentezza, si accinse a sostituire l’esca.
“Non hai capito nulla”
disse dopo un po’, volgendo il capo verso l’amico. L’altro sorrise, beffardo.
“Spiegati meglio allora,
sapientone” disse.
“Ti prego di essere
serio, Tom. Prima ho citato l’evoluzione. In natura, attraverso una severa
selezione, sopravvive soltanto il più adatto. Così è per gli animali, e così è
pure per noi esseri umani. Nel caso dei pesci è probabile che, da una
generazione all’altra, sia trasmesso attraverso il codice genetico un
particolare messaggio che rende i nuovi nati più accorti. Naturalmente ciò
riguarda alcuni esemplari, non tutti. Qualcuno di loro continuerà comunque ad
appendersi stupidamente ai nostri ami, ma con il trascorrere del tempo saranno
sempre meno quelli che lo faranno. È chiaro adesso?”
Tom Hook annuì,
pensieroso. Stava riflettendo.
“Hai detto che tale
processo riguarda anche gli esseri umani, vero?” domandò.
“Certo” confermò l’amico.
“Anche se questo avviene in maniera più lenta. Vedi, il lasso di tempo che
intercorre tra una generazione e la successiva, negli uomini, è più lungo. Alla
fine, in ogni caso, il risultato è lo stesso. Solo gli individui migliori,
quelli più dotati, riescono a trasmettere il loro patrimonio genetico. In questo
modo la specie può affinare specifiche caratteristiche, quelle che la rendono
più preparata alla sopravvivenza. I geni non adatti vanno persi, scompaiono. È questo
è un bene.”
Hook concentrò lo
sguardo sul fiume. Vide un tronco contorto scorrere sull’acqua, ruotando su se
stesso. Gli sembrò anche di scorgere l’ombra di un grosso pesce, appena sotto
la superficie, ma forse si sbagliava.
“Che c’è?” chiese Joe
Fisher. “Ciò che ho detto ti ha colpito?”
“Non ci avevo mai
pensato” bofonchiò l’altro, tentando invano di infilzare un’esca sull’amo. Le
sue mani tremavano.
“Che ci vuoi fare,
amico. È così.”
“Ho sempre pensato che
tutti gli esseri umani fossero uguali” sussurrò Hook.
Il compagno scoppiò in
una grossa risata.
“E ti sei sempre
sbagliato” disse l’altro.
“Quindi vale anche per
noi?” chiese ancora l’altro.
“Eh?”
“Cioè, è possibile che
uno di noi due sia più adatto dell’altro? A sopravvivere, intendo.”
“Eccome!” confermò
Fisher, senza alcuna esitazione.
“Sarebbe?”
“Senza offesa, Tom.
Guardati, e confronta il tuo fisico con il mio. Io sono robusto, sano, sono in
grado di svolgere qualsiasi lavoro, anche quelli più pesanti. Tu invece sei
smilzo, privo di muscoli, la tua salute è cagionevole. E poi le differenze tra
noi due sono evidenti anche in altri aspetti. Io ho studiato, tu no. Non puoi
negare che il mio livello intellettuale, la mia preparazione, la mia cultura,
siano con evidenza superiori ai tuoi.”
L’altro annuì,
scoraggiato. Fisher proseguì.
“Io ho una moglie, ho
dei figli, un ottimo lavoro. Tu sei rimasto un lupo solitario, sono io il tuo
unico amico perché tutte le altre persone ti sfuggono. E le donne? In realtà
non ho mai capito se ti piacciano o no. Ti arrangi facendo mille cose, riesci a
malapena a non morire di fame. Insomma, non hai mai avuto un lavoro degno di
tale nome. Comunque, non te la prendere. Riconosco di essere stato più
fortunato rispetto a te, la natura mi ha privilegiato rendendomi più adatto.
Nei tuoi confronti sono, sul piano biologico, una sorta di essere superiore. Ho
ricevuto il compito di far progredire la nostra specie e l’ho perseguito con
successo. Rassegnati, purtroppo il tuo numero non è uscito.”
Tom Hook sembrava molto
colpito dalle parole dell’amico. Il suo turbamento era evidente. Il suo volto
era pallido, si tormentava le mani, con uno stivale strusciava il terreno
erboso, avanti e indietro.
“Non sono sicuro che tu
sia davvero il più adatto” disse infine, con una voce che non sembrava più la
sua.
“Tom! Credo che la mia
spiegazione sia stata piuttosto esauriente. Che altro devo ancora aggiungere
per convincerti? Ehi! Dove stai andando?”
Hook, senza più dire
una parola, si era alzato in piedi. Fece due passi, fino ad arrivare alle
spalle dell’amico, che invece era ancora seduto sul piccolo sgabello. Gli diede
una violenta spinta, l’altro perse l’equilibrio e precipitò nel fiume. Affondò
nell’acqua senza emettere alcun suono. Joe Fisher non sapeva nuotare.
Tom Hook buttò in acqua
tutta l’attrezzatura da pesca dell’amico, poi raccolse la sua e si incamminò.
Non poteva perdere tempo, doveva darsi subito da fare. Per trovare un vero
lavoro e, soprattutto, una donna. Soltanto in quel modo sarebbe stato veramente
adatto. Non come il povero Joe Fisher, pace all’anima sua, che invece si era
rivelato del tutto inadeguato, e senza neppure averlo inteso.
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