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domenica 7 ottobre 2012

IL PIU' ADATTO



Stavano immobili da ore sulla riva del fiume, sistemati in alto rispetto al livello dell’acqua. E aspettavano con una rassegnazione che sfiorava lo stoicismo. Non di veder scorrere nella placida corrente i cadaveri ormai gonfi dei loro nemici, perché quei due uomini di nemici non ne avevano, ma che qualche dannato pesce si decidesse finalmente a ingoiare quel boccone letale, l’esca che celava il minuscolo e acuminato rampino.
Joe Fisher scacciò con una manata una mosca assai noiosa che da qualche secondo gironzolava sul suo grosso naso. Quel gesto brusco allentò all’istante lo stato di tensione. L’altro pescatore, Tom Hook, a quel punto azionò il mulinello della canna e iniziò a riavvolgere il sottile e quasi invisibile filo di nylon.
“Niente da fare, proprio non abboccano” disse sconsolato, scuotendo il capo.
Fisher approvò con grugnito poi, a sua volta, intraprese la medesima operazione.
“I pesci stanno diventando sempre più furbi” disse, quando ebbe completato la sua azione.
Il suo compagno appoggiò a terra la canna e poi lo guardò, stupito.
“Che hai detto?” domandò, anche se aveva inteso benissimo.
“Ho detto che queste bestie, una generazione dopo l’altra, sono sempre più astute. Deve essere per effetto dell’evoluzione” ribadì l’altro. Aveva parlando scandendo bene le parole, come se la sua spiegazione fosse rivolta a un bambino.
“Che cosa vorresti dire?” chiese ancora Hook. “Intendi forse sostenere che i pesci si mettano sull’avviso l’uno con l’altro? Ehi! Fai attenzione! Lì sopra ci sono quei due coglioni di Joe e Tom che stanno pescando. Gira al largo, fratello, altrimenti farai una brutta fine come tuo nonno! Qualcosa del genere?”
Fisher emise un lungo sospiro poi, con estrema lentezza, si accinse a sostituire l’esca.
“Non hai capito nulla” disse dopo un po’, volgendo il capo verso l’amico. L’altro sorrise, beffardo.
“Spiegati meglio allora, sapientone” disse.
“Ti prego di essere serio, Tom. Prima ho citato l’evoluzione. In natura, attraverso una severa selezione, sopravvive soltanto il più adatto. Così è per gli animali, e così è pure per noi esseri umani. Nel caso dei pesci è probabile che, da una generazione all’altra, sia trasmesso attraverso il codice genetico un particolare messaggio che rende i nuovi nati più accorti. Naturalmente ciò riguarda alcuni esemplari, non tutti. Qualcuno di loro continuerà comunque ad appendersi stupidamente ai nostri ami, ma con il trascorrere del tempo saranno sempre meno quelli che lo faranno. È chiaro adesso?”
Tom Hook annuì, pensieroso. Stava riflettendo.
“Hai detto che tale processo riguarda anche gli esseri umani, vero?” domandò.
“Certo” confermò l’amico. “Anche se questo avviene in maniera più lenta. Vedi, il lasso di tempo che intercorre tra una generazione e la successiva, negli uomini, è più lungo. Alla fine, in ogni caso, il risultato è lo stesso. Solo gli individui migliori, quelli più dotati, riescono a trasmettere il loro patrimonio genetico. In questo modo la specie può affinare specifiche caratteristiche, quelle che la rendono più preparata alla sopravvivenza. I geni non adatti vanno persi, scompaiono. È questo è un bene.”
Hook concentrò lo sguardo sul fiume. Vide un tronco contorto scorrere sull’acqua, ruotando su se stesso. Gli sembrò anche di scorgere l’ombra di un grosso pesce, appena sotto la superficie, ma forse si sbagliava.
“Che c’è?” chiese Joe Fisher. “Ciò che ho detto ti ha colpito?”
“Non ci avevo mai pensato” bofonchiò l’altro, tentando invano di infilzare un’esca sull’amo. Le sue mani tremavano.
“Che ci vuoi fare, amico. È così.”
“Ho sempre pensato che tutti gli esseri umani fossero uguali” sussurrò Hook.
Il compagno scoppiò in una grossa risata.
“E ti sei sempre sbagliato” disse l’altro.
“Quindi vale anche per noi?” chiese ancora l’altro.
“Eh?”
“Cioè, è possibile che uno di noi due sia più adatto dell’altro? A sopravvivere, intendo.”
“Eccome!” confermò Fisher, senza alcuna esitazione.
“Sarebbe?”
“Senza offesa, Tom. Guardati, e confronta il tuo fisico con il mio. Io sono robusto, sano, sono in grado di svolgere qualsiasi lavoro, anche quelli più pesanti. Tu invece sei smilzo, privo di muscoli, la tua salute è cagionevole. E poi le differenze tra noi due sono evidenti anche in altri aspetti. Io ho studiato, tu no. Non puoi negare che il mio livello intellettuale, la mia preparazione, la mia cultura, siano con evidenza superiori ai tuoi.”
L’altro annuì, scoraggiato. Fisher proseguì.
“Io ho una moglie, ho dei figli, un ottimo lavoro. Tu sei rimasto un lupo solitario, sono io il tuo unico amico perché tutte le altre persone ti sfuggono. E le donne? In realtà non ho mai capito se ti piacciano o no. Ti arrangi facendo mille cose, riesci a malapena a non morire di fame. Insomma, non hai mai avuto un lavoro degno di tale nome. Comunque, non te la prendere. Riconosco di essere stato più fortunato rispetto a te, la natura mi ha privilegiato rendendomi più adatto. Nei tuoi confronti sono, sul piano biologico, una sorta di essere superiore. Ho ricevuto il compito di far progredire la nostra specie e l’ho perseguito con successo. Rassegnati, purtroppo il tuo numero non è uscito.”
Tom Hook sembrava molto colpito dalle parole dell’amico. Il suo turbamento era evidente. Il suo volto era pallido, si tormentava le mani, con uno stivale strusciava il terreno erboso, avanti e indietro.
“Non sono sicuro che tu sia davvero il più adatto” disse infine, con una voce che non sembrava più la sua.
“Tom! Credo che la mia spiegazione sia stata piuttosto esauriente. Che altro devo ancora aggiungere per convincerti? Ehi! Dove stai andando?”
Hook, senza più dire una parola, si era alzato in piedi. Fece due passi, fino ad arrivare alle spalle dell’amico, che invece era ancora seduto sul piccolo sgabello. Gli diede una violenta spinta, l’altro perse l’equilibrio e precipitò nel fiume. Affondò nell’acqua senza emettere alcun suono. Joe Fisher non sapeva nuotare.
Tom Hook buttò in acqua tutta l’attrezzatura da pesca dell’amico, poi raccolse la sua e si incamminò. Non poteva perdere tempo, doveva darsi subito da fare. Per trovare un vero lavoro e, soprattutto, una donna. Soltanto in quel modo sarebbe stato veramente adatto. Non come il povero Joe Fisher, pace all’anima sua, che invece si era rivelato del tutto inadeguato, e senza neppure averlo inteso.


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