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domenica 21 ottobre 2012

SFASCISTI



Gli ultimi sondaggi lo danno addirittura sotto il quindici per cento. Un disastro, un autentico tonfo, qualcosa di inimmaginabile fino a pochi mesi fa. Si sta parlando del PDL, naturalmente, il partito di plastica di Silvio Berlusconi, pure lui in caduta libera in quanto a consenso personale. In realtà, sarebbe più corretto dire il partito guidato da Angelino Alfano, poiché il Cavaliere negli ultimi tempi si è un po’ defilato e ha passato la mano al presunto delfino: tuttavia il giovane politico siciliano non è assolutamente riuscito a sottrarsi alla curatela del padre-padrino, e la sua azione alla guida del PDL è risultata più che fallimentare. Tanto da spingere lo stesso Berlusconi a prendere le distanze da tale catastrofica gestione. Sarebbe ingeneroso, in ogni caso, attribuire l’intera responsabilità al comunque incapace Alfano, dal momento che la inarrestabile decadenza del partito ha origini lontane, fin dalla sua fondazione.
Uno sfascio completo, dunque. Ognuno tira l’acqua al proprio mulino, tutti appaiono indecisi se abbandonare la nave che sta affondando oppure se tentare l’ennesima rinascita, che appare però impossibile e soprattutto improponibile. Anche il vecchio e imbolsito leader sembra incerto sulla strada da percorrere per arrestare la china che porta al mortificante oblio. Un capo che è confuso, senza idee, privo del tutto proprio di quelle spettacolari (e ingannevoli) trovate che ne hanno caratterizzato l’operato fin dalla discesa in politica. Un Berlusconi, come sempre, impegnato a difendersi in Tribunale e, nel contempo, ad attaccare e delegittimare la Magistratura. Un giochetto che non riesce più bene come una volta, che è diventato penoso. Così come sono apparse patetiche le sue dichiarazioni spontanee, l’altro giorno, di fronte ai giudici milanesi. Come avrà fatto, ci si domanda, la procuratrice Boccassini a reprimere le risate ascoltando quelle parole farneticanti, quasi comiche. Professionalità, tanta professionalità…
Berlusconi, nell’eventualità di una sua candidatura, sta pensando di formare una lista personale che possa coalizzarsi con ciò che rimane del suo vecchio partito (trasformato così in bad company!), lo stesso progettano di fare gli ex-AN, alcune deputate vicine al vecchio (quanto vicine?) hanno costituito un gruppo a sé, i “Fratelli d’Italia”, l’inguardabile Santanché propone invece di azzerare tutto, di ripartire da capo, anche se non si comprende in che modo, perché lei non lo dice. Ma poi nessuno fa nulla, tutti stanno a guardare, desolati e impotenti di fronte a un tale sfacelo, a una tanto vertiginosa perdita di consensi.
Eppure queste sono tutte persone che hanno attraversato un’intera stagione politica, durata quasi un ventennio. Individui indecorosi che, tranne brevi intermezzi, hanno governato il paese, determinandone il completo sfacelo, a tutti i livelli, non ultimo quello morale.
Ognuno dà la colpa all’altro, tutti danno la colpa a Gianfranco Fini, il traditore, l’uomo che, con la sua diserzione, ha avviato il triste epilogo. Nessuno compie la minima autocritica, meno di tutti Silvio Berlusconi, il vero responsabile della deriva, l’anima nera.
Un intero elettorato, quello di destra, rischia di non avere nessuno a cui rivolgersi per essere rappresentato, e questo a pochi mesi dalle elezioni politiche. Un’occasione forse irripetibile per la sinistra, predestinata a vincere, al di là della legge elettorale che sarà utilizzata per il voto. Una possibilità, forse l’ultima, per dimostrare che è possibile governare bene, perseguendo il rigore necessario per questi tempi difficili, ma senza perdere di vista equità e solidarietà, senza lasciare indietro chi è più disagiato, chi ha tanto patito la crisi economica. E tutto questo in un paese nel quale le idee conservatrici comunque continuano a essere prevalenti, e che forse prevarranno anche in futuro. Un modello che, tuttavia, nel futuro passaggio elettorale risulterà gioco forza minoritario, causa delusione, scoramento e indifferenza di tante persone che non si sentiranno rappresentate e che si tireranno indietro, preferiranno rimanere in attesa. Un varco nel quale dovranno insinuarsi le forze del progresso, una posizione che poi dovrà essere difesa con decisione. E questo potrà essere fatto con successo in una sola maniera, l’unica possibile, attraverso un’azione di governo finalmente virtuosa.           

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