I
politici non sono mai peggiori di chi li sostiene, ne sono semplicemente la
rappresentazione. Continuo a essere del tutto convinto di questa mia
affermazione, anche se non può essere portata a mia discolpa. Non più. I
cittadini, quelli che mentono di continuo, quelli che non esitano ad
accoltellare alle spalle il collega di ufficio o a commettere altre orribili
nefandezze, sono diventati una casta di intoccabili carnefici. E tutto ciò è
avvenuto a causa di una stupida legge della quale sono stato il primo
firmatario!
Durante
la fase istruttoria dell’inchiesta la mia vita è profondamente cambiata. Tutti
hanno cominciato a evitarmi, e mi hanno isolato. Per primi lo hanno fatto gli
stessi colleghi con i quali avevo condiviso le più inenarrabili menzogne.
Qualcuno al mio fianco, comunque, è rimasto. Era inevitabile. Sapevano che non
avevo più nulla da perdere, temevano che potessi parlare, che le stesse accuse
fatte nei miei confronti potessero dilagare e colpire praticamente chiunque. Il
partito, seppure in maniera non ufficiale, mi è stato vicino e ha provveduto
affinché potessi disporre di una valida difesa. È stato ingaggiato l’avvocato
Sbrogli, un autentico principe del foro, nonché da sempre un sincero
simpatizzante della forza politica alla quale appartengo. Il suo impegno è
stato notevole anche se, fin da subito, mi ha consigliato di ammettere le mie
colpe. A suo avviso, ulteriori menzogne non avrebbero fatto altro che aggravare
la mia posizione. Confessare le mie mancanze è stato molto umiliante: è
aumentato a dismisura il livello di prostrazione, mi sono sentito annientato.
Ma
non è tutto. Esiste un ulteriore aspetto della vicenda in cui sono stato
coinvolto che mi angustia in maniera particolare e che non riesco a perdonarmi.
Mi domando se c’era davvero la necessità di inserire, all’interno di quella
disgraziata legge, anche il reato di menzogna privata. La verità è che ho
voluto strafare, e che le conseguenze della mia avventatezza si sono rivelate
spaventose.
Tutti
i politici di successo hanno un’amante. Le enormi responsabilità legate
all’attività di governo comportano un affaticamento mentale che può essere
alleviato soltanto da qualche momento trascorso in piena rilassatezza. E
questo, naturalmente, non può avvenire tra le mura domestiche. Mia moglie è
sempre stata a conoscenza di questa situazione, l’ha accettata perché non ha
mai avuto intenzione di rinunciare ai considerevoli benefici che derivano dallo
stare accanto a una persona di potere. Si è sempre limitata, con tono stanco, a
domandarmi se frequentassi altre donne e il sottoscritto, come da copione, ha
sempre negato. Ma l’ultima volta, purtroppo, non è andata così. Al mio solito
annoiato diniego è seguita una denuncia, firmata non soltanto da lei ma pure
dai miei figli. I miei figli!
In
questo momento, quelle che per me continuano a essere le persone più care sono
sedute in prima fila nell’aula del tribunale. Sui loro volti impassibili scorgo
brama di vendetta mascherata da desiderio di giustizia.
Accanto
a me, sprofondato sulla panca, osservo l’avvocato Sbrogli. Un uomo corpulento,
infagottato in un abito sformato. Continua a prendere appunti, evita di
incrociare il mio sguardo. È consapevole che io non approvo per nulla la linea
difensiva che ha deciso di adottare. Tanto meno accetto la sua decisione di ricorrere
a quell’unico istituto misericordioso contenuto nella legge, la legittima
menzogna, che se da un lato consente di richiedere l’applicazione delle
circostanze attenuanti dall’altro finisce per rappresentare, per l’imputato, la
completa ammissione delle sue umane manchevolezze. In pratica si chiede pietà
alla corte: l’essere umano è fragile, l’essere umano ha dei limiti, le sue
debolezze sono riconosciute dalla legge. No, questo proprio non mi va giù! Non
mi sono mai sentito debole, semmai onnipotente.
I
giudici stanno per tornare in aula con la sentenza. Non mi faccio alcuna
illusione: sarà di condanna. Per me si spalancheranno le porte del carcere.
Tutti saranno finalmente soddisfatti perché avranno ottenuto quella che loro
ritengono vera giustizia. Il mio caso rappresenterà un esempio, un forte
deterrente nei confronti di chi avrà intenzione di continuare a mentire. In
realtà, la mia esposizione alla gogna e la mia detenzione non serviranno a
nulla, perché tutti proseguiranno come se niente fosse le loro esistenze
condite di bugie e falsità, cullati dalla certezza dell’impunità. È stato così
anche per me, per quale ragione gli altri dovrebbero essere migliori?
(Fine)
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