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martedì 2 ottobre 2012

I CAVALIERI DELLA STRADA



Il ragazzo si avvicinò con cautela al portone del fatiscente palazzo e iniziò a scorrere le varie targhe di ottone, di tutte le forme e ormai annerite dallo smog, finché riuscì a trovare quella che cercava. Salì le scale di pietra dai gradini consumati, perché l’ascensore non c’era, e si ritrovò, ansimante, al terzo piano. Sul pianerottolo c’erano due porte. Da una, sebbene fosse chiusa, proveniva un terribile lezzo di cavoli bolliti. L’altra invece era solo accostata, e fu quella che lui scelse. Bussò ed entrò senza aspettare un’eventuale invito. Superò un minuscolo ingresso, le cui pareti erano spoglie e scrostate, e si ritrovò in quello che sembrava un ufficio. Si fermò di fronte a una vecchia scrivania, che di sicuro era stata recuperata in strada, tra i rifiuti, e attese.
“Un attimo! Arrivo!” Una voce dal timbro profondo, proveniente da un piccolo locale adiacente, forse il cucinino.
Poi sbucò un uomo su una sedia a rotelle. Era molto grasso, e aveva una folta barba. Avanzò lentamente e si sistemò dietro il tavolo.
Il giovane salutò con un cenno del capo.
“È qui l’associazione?” domandò.
L’altro soffocò un rutto e poi si passò il dorso della mano sulle labbra unte.
“Quale associazione?”
“I Cavalieri della strada.”
“Che vuoi, ragazzo?”
“L’ho detto, sto cercando la sede dell’ass…”
L’altro picchiò un pugno sulla scrivania.
“Se stai cercando l’Ordine dei Cavalieri della strada sei nel posto giusto, altrimenti usa quelle tue lunghe gambe, finché funzionano, per smammare all’istante!” ringhiò l’invalido.
“Mi scusi…”
“Sono George, e sono il fondatore e il Presidente dei Cavalieri. Ordine, hai capito bene? E non associazione!”
“Ho capito” rispose il giovane, un po’ intimorito.
“Hai presente i Templari? Sai chi erano?” chiese l’altro.
“Più o meno. Erano una roba tipo i Cavalieri della Tavola Rotonda?”
“Ragazzo, sei ignorante forte. Allora, si può sapere che cosa vuoi? Non ho tempo da perdere con te, devo ancora mangiare la frutta.”
“Vorrei entrare a far parte dei Cavalieri.”
George scoppiò in una rumorosa risata, lunga e beffarda. E per poco non ribaltò la sedia a rotelle. Il ragazzo lo guardò, sorpreso e avvilito.
“Ho forse detto qualcosa che non va?” riuscì a domandare con un filo di voce.
“Non è ciò che hai detto che non va, sei tu che non vai!” disse George, e poi riprese a sghignazzare.
“Ho sempre sognato di poterla incontrare, fin da quando ero bambino” aggiunse il giovane.
A quelle parole l’invalido divenne subito serio.
“Eh? Che hai detto, ragazzo? Tu conosci la mia storia?”
“Certo, e le chiedo scusa se prima ho fatto confusione tra associazione e ordine…” George fece un cenno con la mano, come se dovesse scacciare una mosca molesta.
“So che George non è il suo vero nome” proseguì il giovane. “E conosco alla perfezione le gesta valorose dei suoi Cavalieri. Per questo vorrei tanto essere uno di loro.”
“Mmm… e sai pure perché mi ritrovo su questa carrozzella?” domandò George.
L’altro scosse il capo, dispiaciuto.
“Presumo sia a causa di un grande atto di coraggio…” azzardò.
E il corpulento invalido confermò annuendo beato. Poi rivolse lo sguardo verso il soffitto, colmo di ragnatele, e iniziò a raccontare.
“All’epoca i Cavalieri non esistevano ancora. Mi ritrovai su quel tratto di strada quasi per caso, perché non lo percorrevo quasi mai. Stavo camminando quando vidi una vecchietta che stava attraversando la via. Ricordo che si appoggiava a un bastone, e la sua andatura era molo lenta. Di sicuro quella donna era pure sorda e mezza cieca, perché non sentì né vide il grosso camion che stava sopraggiungendo.”
“Riuscì a frenare? Lei riuscì ad avvertirla del pericolo?” lo interruppe il giovane.
George lo guardò, stupito.
“Stai forse scherzando, ragazzo? Ricordati che i draghi non frenano mai! Infatti quello, avvistata la sua preda, accelerò.”
“Accelerò?”
“Ci puoi scommettere! A quel punto mi rimaneva un’unica cosa da fare e così mi lanciai in mezzo alla carreggiata. Riuscii a spingere via la vecchia dalle fauci del drago famelico, che però si serrarono sulle mie povere gambe!”
“In che senso, scusi?”
“Non badare al mio linguaggio enfatico! Cerca invece di immaginare che cosa accadde veramente. Il grosso camion calpestò le mie gambe con le sue dieci ruote, o forse erano addirittura dodici, e le ridusse in poltiglia.”
“Terribile! Almeno quella vecchia signora si salvò e…” disse il giovane, ma fu subito bloccato.
“Che dici, ragazzo? Non si salvò affatto! La mia spinta risultò un po’ troppo… poderosa e lei si sbriciolò sul palo del semaforo. Morta stecchita! Parola di George.”
“Ah…”
“Tuttavia l’esito funesto non svalutò la mia azione eroica, che tra l’altro mi aveva condotto al martirio. Fui insignito di numerose onorificenze e, appena mi fui ripreso, fondai i Cavalieri della strada, con lo scopo di non lasciare mai soli i pedoni, i ciclisti e gli automobilisti, di assisterli in caso di bisogno, di confortarli, e di non farli sentire mai soli. Ma l’altra grande finalità dell’Ordine è quella di combattere i draghi! ”
“Si riferisce ai camion, vero?”
“E a chi, se no? Sveglia, ragazzo! Non ti sei mai reso conto che i camion sono simili a immensi draghi? Rombano, ringhiano, sbuffano, mordono, lacerano, schiacciano, distruggono, e se pure non emettono fiamme sputano comunque un fumo disgustoso. Per queste e altre mille ragioni meritano di essere annientati!”
Proprio in quell’attimo si udirono dei passi pesanti risalire le scale. George tacque e si mise in ascolto.
“Sta arrivando Mercedes” disse infine.
“Chi è? Una donna?” domandò il ragazzo.
“Una donna? E perché mai?”
Un uomo alto e secco fece irruzione nell’ufficio. Aveva un naso enorme, tutto rosso, e indossava la divisa di ordinanza, una felpa blu con un grande stemma rotondo sul quale era raffigurato un cavaliere medioevale appiedato che fronteggiava, con la sola lancia, un immenso autotreno.
“Mercedes, il direttore operativo dei Cavalieri” lo presentò George.
Il nuovo venuto prese a fissare il giovane, che indietreggiò fino ad appoggiarsi al muro, intimidito da quello sguardo carico di sospetto.
“E questo chi sarebbe?” chiese l’uomo chiamato Mercedes, senza perdere di vista il visitatore. “Sarà mica un ficcanaso?”
George gli fece cenno di calmarsi.
“Questo giovanotto vorrebbe diventare un Cavaliere” spiegò l’invalido.
L’altro scosse il capo più volte.
“Ma lo hai visto? Al più potrebbe farmi da scudiero” disse, senza abbandonare l’espressione disgustata.
“Ehi! E il tuo, di scudiero, che fine ha fatto?”
Finalmente il direttore operativo rivolse la sua attenzione a George. Appoggiò le mani sul piano della scrivania, si protese e sussurrò: “Si è fatto beccare completamente ubriaco alla guida dell’auto.”
“Espulsione! Espulsione!” sbottò George indignato, sputando saliva.
“Non preoccuparti, già fatto” rispose Mercedes.
“Ben fatto. Ragazzo, che ne dici della proposta del nostro direttore? Puoi iniziare come scudiero poi, dopo aver fatto un po’ di gavetta…”
“Per almeno dieci anni!” lo interruppe Mercedes. George gli fece segno di tacere.
“…potremmo proporti per la promozione a Cavaliere. Allora?”
“Scusate, ma io desidererei diventare subito Cavaliere…” disse il giovane.
“Ehi!” proruppe Mercedes. “L’umiltà l’hai forse lasciata a casa?”
“Aspetta, ragazzo. C’è un solo modo per entrare nei Cavalieri evitando tutta la trafila” intervenne l’invalido.
“Sarebbe?”
“Devi compiere un atto eroico” disse George, con solennità.
“Tipo il suo?” domandò il giovane.
“Rispetto per il Presidente, ragazzo!” esplose Mercedes stringendo i pugni nodosi. George lo zittì e proseguì.
“Dovrai abbattere un drago!” disse.
“Uno in meno?”
“Esatto” confermò l’uomo sulla carrozzella. “Un drago in meno e un Cavaliere in più!”
“Ci sto” disse il giovane. “Da domani ci sarà uno di quei bestioni in meno. Garantito.”
“Ragazzo, hai del fegato. Mi devo ricredere sul tuo conto. Tra l’altro non ti ho chiesto quale sia il tuo lavoro” disse George.
“Uh? Il mio lavoro? Faccio il camionista. Da domani non più, naturalmente. Quando potrò avere la felpa?”

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