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giovedì 25 ottobre 2012

SE IO FOSSI...



L’ho conosciuta un anno fa e da allora per me tutto è cambiato. Amore a prima vista, direbbe qualcuno. In realtà non è andata proprio così. Dapprima non ho quasi fatto caso a quella donna che era venuta a lavorare nell’ufficio accanto al mio. Certo, ho notato subito il suo aspetto piuttosto gradevole, i suoi modi gentili. Ogni tanto mi capitava di avere con lei contatti occasionali, per via del lavoro. La sua naturale ritrosia, presto superata, ha fatto sì che il rapporto di amicizia che ora ci unisce sia nato e cresciuto senza fretta. Un processo lento ma intenso. Ciò mi ha consentito di studiarla poco per volta, di apprezzare i tanti aspetti positivi del suo carattere, di consolidare la nostra conoscenza.
A un certo punto però, e non saprei dire quando, qualcosa è cambiato. Il rispetto e la stima che provavo nei suoi confronti si sono trasformati in un sentimento diverso. Ho cominciato a nutrire per lei una vera e propria attrazione. Il mio corpo, quando lei si avvicinava, reagiva in maniera strana. Gradevole ma allo stesso tempo spiacevole. Avvertivo una specie di disagio, quasi un senso di inadeguatezza. Ho cominciato a temere i suoi giudizi, soprattutto quelli non espressi. E poi ero preda di reali manifestazioni fisiche. Spesso non riuscivo a modulare la mia voce, che risultava incerta e farfugliante, ed ero preda di lievi tremori delle gambe, difficili da reprimere, che mi causavano imbarazzo. Non c’era più alcun dubbio: la mia era una tremenda cotta. Il tormento di chiunque sia innamorato è quello di sapere se il sentimento sia o meno corrisposto dall’altra persona. E tale supplizio era anche il mio. Allora la osservavo con più attenzione, cercavo di cogliere dei segnali che potessero avvalorare, se non consolidare, le mie smaniose aspettative. Invece il suo comportamento era sempre lo stesso. I soliti gesti misurati, pieni di cordialità, dai quali tuttavia non traspariva un qualche particolare interesse. Lei, come detto, è una bella donna. I corteggiatori, in ambito lavorativo, non le sono mai mancati fin dall’inizio. La gelosia che avvertivo per i miei colleghi era tale da soffocarmi. Eppure non potevo intervenire, non potevo fare nulla, dovevo limitarmi ad assistere ai loro maldestri tentativi di conquista. Però li odiavo. Tutti, dal primo all’ultimo. Confesso che a volte provavo pure ostilità verso lei, la mia amata. Perché non si sottraeva a quelle attenzioni. Anzi, ne sembrava addirittura compiaciuta. Accettava i complimenti sempre con un sorriso, sembrava gustarli, anche se poi non c’era mai un seguito, quel suo atteggiamento condiscendente si rivelava di pura facciata. Questo lo sapevo di certo, perché lei mi raccontava tutto, tra noi due c’era la massima confidenza. Di conseguenza ricominciavo a sperare, pensavo che prima o poi si sarebbe accorta finalmente di me, del mio amore, della voglia che avevo di lei. Invece è passato tanto tempo e nulla è mutato. Tutti i miei sforzi si sono rivelati vani, inconcludenti. Il mio sogno si è trasformato in un incubo. Mi devo accontentare di guardarla, e non mi stancherei mai di farlo, di parlare qualche ogni tanto con lei, quasi sempre di argomenti che in fondo non mi interessano. Ogni tanto riesco a toccarla e ciò per un istante, per un fugace attimo, mi appaga. Accade quando riesco a sfiorare le sue dita sottili, ad accarezzare la pelle delle sue mani, con una scusa qualsiasi. Lei non si sottrae, perché non riesce a cogliere le mie reali intenzioni, non percepisce i battiti tumultuosi del mio cuore. No, lei sorride e afferra le mie mani, dice che sono belle, che dovrei curarle di più. Poi scoppia in una risata, quasi pentita per ciò che ha detto, mi abbraccia per farsi perdonare. Ecco, in quel momento vorrei morire, cessare di esistere per non soffrire più, farlo tra le sue braccia, a contatto con il suo corpo morbido e caldo. Invece non muoio mai, e il magico istante finisce presto.
Alla fine di tutto mi ritrovo in compagnia della mia solitudine, dei miei pensieri cupi, E sempre, in quei tristi momenti, affiora nella mia testa quella domanda che mi angoscia e che non riesco a ricacciare indietro, anche se lo vorrei. Quella domanda alla quale non so e non voglio dare risposta: cambierebbe qualcosa se io fossi un uomo?             

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