L’ho conosciuta un anno
fa e da allora per me tutto è cambiato. Amore a prima vista, direbbe qualcuno.
In realtà non è andata proprio così. Dapprima non ho quasi fatto caso a quella
donna che era venuta a lavorare nell’ufficio accanto al mio. Certo, ho notato
subito il suo aspetto piuttosto gradevole, i suoi modi gentili. Ogni tanto mi
capitava di avere con lei contatti occasionali, per via del lavoro. La sua
naturale ritrosia, presto superata, ha fatto sì che il rapporto di amicizia che
ora ci unisce sia nato e cresciuto senza fretta. Un processo lento ma intenso.
Ciò mi ha consentito di studiarla poco per volta, di apprezzare i tanti aspetti
positivi del suo carattere, di consolidare la nostra conoscenza.
A un certo punto però, e
non saprei dire quando, qualcosa è cambiato. Il rispetto e la stima che provavo
nei suoi confronti si sono trasformati in un sentimento diverso. Ho cominciato
a nutrire per lei una vera e propria attrazione. Il mio corpo, quando lei si
avvicinava, reagiva in maniera strana. Gradevole ma allo stesso tempo
spiacevole. Avvertivo una specie di disagio, quasi un senso di inadeguatezza.
Ho cominciato a temere i suoi giudizi, soprattutto quelli non espressi. E poi
ero preda di reali manifestazioni fisiche. Spesso non riuscivo a modulare la
mia voce, che risultava incerta e farfugliante, ed ero preda di lievi tremori
delle gambe, difficili da reprimere, che mi causavano imbarazzo. Non c’era più
alcun dubbio: la mia era una tremenda cotta. Il tormento di chiunque sia
innamorato è quello di sapere se il sentimento sia o meno corrisposto dall’altra
persona. E tale supplizio era anche il mio. Allora la osservavo con più
attenzione, cercavo di cogliere dei segnali che potessero avvalorare, se non
consolidare, le mie smaniose aspettative. Invece il suo comportamento era
sempre lo stesso. I soliti gesti misurati, pieni di cordialità, dai quali
tuttavia non traspariva un qualche particolare interesse. Lei, come detto, è
una bella donna. I corteggiatori, in ambito lavorativo, non le sono mai mancati
fin dall’inizio. La gelosia che avvertivo per i miei colleghi era tale da
soffocarmi. Eppure non potevo intervenire, non potevo fare nulla, dovevo
limitarmi ad assistere ai loro maldestri tentativi di conquista. Però li
odiavo. Tutti, dal primo all’ultimo. Confesso che a volte provavo pure ostilità
verso lei, la mia amata. Perché non si sottraeva a quelle attenzioni. Anzi, ne
sembrava addirittura compiaciuta. Accettava i complimenti sempre con un
sorriso, sembrava gustarli, anche se poi non c’era mai un seguito, quel suo atteggiamento
condiscendente si rivelava di pura facciata. Questo lo sapevo di certo, perché
lei mi raccontava tutto, tra noi due c’era la massima confidenza. Di
conseguenza ricominciavo a sperare, pensavo che prima o poi si sarebbe accorta
finalmente di me, del mio amore, della voglia che avevo di lei. Invece è passato
tanto tempo e nulla è mutato. Tutti i miei sforzi si sono rivelati vani,
inconcludenti. Il mio sogno si è trasformato in un incubo. Mi devo accontentare
di guardarla, e non mi stancherei mai di farlo, di parlare qualche ogni tanto
con lei, quasi sempre di argomenti che in fondo non mi interessano. Ogni tanto
riesco a toccarla e ciò per un istante, per un fugace attimo, mi appaga. Accade
quando riesco a sfiorare le sue dita sottili, ad accarezzare la pelle delle sue
mani, con una scusa qualsiasi. Lei non si sottrae, perché non riesce a cogliere
le mie reali intenzioni, non percepisce i battiti tumultuosi del mio cuore. No,
lei sorride e afferra le mie mani, dice che sono belle, che dovrei curarle di
più. Poi scoppia in una risata, quasi pentita per ciò che ha detto, mi
abbraccia per farsi perdonare. Ecco, in quel momento vorrei morire, cessare di
esistere per non soffrire più, farlo tra le sue braccia, a contatto con il suo
corpo morbido e caldo. Invece non muoio mai, e il magico istante finisce presto.
Alla fine di tutto mi
ritrovo in compagnia della mia solitudine, dei miei pensieri cupi, E sempre, in
quei tristi momenti, affiora nella mia testa quella domanda che mi angoscia e
che non riesco a ricacciare indietro, anche se lo vorrei. Quella domanda alla
quale non so e non voglio dare risposta: cambierebbe qualcosa se io fossi un
uomo?
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