Non avrebbe mai dovuto
pronunciare quei pesanti apprezzamenti nei confronti di sua moglie Nerina. Né
avrebbe mai dovuto consentire ai suoi amici di fare altrettanto. Qualcuno di
loro, quasi di sicuro, aveva pure allungato le mani. Non ne era del tutto certo
soltanto perché, di quella serata, non si ricordava quasi nulla. Quei
mascalzoni dei suoi amici, a furia di bere, gli avevano prosciugato la cantina.
E lui non era stato da meno.
Eppure Nerina, come suo
solito, era stata gentile.
"Invita a cena i
tuoi amici, cucinerò volentieri per loro" aveva detto qualche giorno prima.
I suoi amici, tuttavia,
non erano persone normali. Innanzitutto, nessuno di loro era sposato, e le
donne erano abituati a vederle solo in fotografia. Lui lo sapeva, e ne avrebbe
dovuto tenere conto. Invece aveva sottovalutato la questione, si era convinto
di essere in grado di gestire la situazione. Purtroppo, complice il vino, non
c'era riuscito.
Nerina, durante tutta
la serata, era apparsa terrorizzata. Lo era stata fin dall'inizio, appena aveva
conosciuto quella masnada di disperati. Fino a quel momento non li aveva mai
visti, per ovvi motivi non erano stati invitati al matrimonio, anche se ne
aveva sentito parlare spesso. Aveva comunque servito la cena, stando sempre
sulle sue, senza mai parlare. A un certo punto, però, non ce l'aveva più fatta.
Quando è troppo è troppo. Aveva lanciato un ultimo sguardo disperato, nella
speranza che lui finalmente intervenisse, che ponesse un freno a una condizione
che si stava aggravando. Quando si era resa conto che lui non aveva nessuna
intenzione di farlo, ma anzi stava dando sostegno ai sodali, era scappata.
Dapprima in cortile, poi si era rifugiata dalla vicina di casa. Loro si erano
messi tutti a ridere, divertiti, e avevano proseguito la baldoria.
"È troppo giovane
per te, e poi arriva dal Sud" gli aveva detto suo padre. Forse aveva ragione.
Nerina aveva vent'anni meno di lui, era una bella donna, ed era analfabeta.
Fino a quel momento era stata una brava moglie, ubbidiente, precisa
nell'assolvere le faccende domestiche.
È vero, forse aveva
esagerato, non avrebbe dovuto trattarla in quel modo davanti ai suoi amici,
consentire certe eccessive libertà, ma era proprio necessario che lei lo
denunciasse? Consigliata da chissà chi, invece lo aveva fatto. Lui si era
trovato nei guai.
"Te l'avevo detto,
quelle portano sventura" aveva sentenziato suo padre, guardandolo con
disprezzo.
In ogni caso, non tutto
il male viene per nuocere. Ora si trovava in prigione da qualche mese, ne
avrebbe dovuti scontare ancora un'altra manciata. Per sua fortuna era stato
incarcerato, visto il reato lieve, nella
prigione della piccola cittadina in cui viveva. Con lui c'erano, in tutto,
altri cinque detenuti. Si passava la giornata dormendo, mangiando e fumando.
Sempre meglio che lavorare in quella bastarda fabbrica di coloranti chimici.
Nerina non veniva mai a fargli visita. Una volta alla settimana telefonava e
gli chiedeva se stava bene. Ottenuta risposta metteva giù. Lui le prime volte
aveva cercato di convincerla a ritirare la denuncia, poi aveva rinunciato, lei
faceva finta di non capire. In fondo, al gabbio non si stava così male, e
comunque prima o dopo sarebbe uscito. La vita comoda sarebbe finita, ma lui
avrebbe avuto la soddisfazione di mettere le mani su quella sgualdrina
traditrice.
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