Lui c'era quando Tobruk
era stata ripresa. Era stato un momento di gioia, anche se non tutti lo avevano
compreso subito. Un soldato di fanteria, lui era un soldato della Divisione
Ariete, quasi mai si rende conto del teatro delle operazioni nel quale opera.
Attende, avanza, arretra, combatte, vive, muore. Tutto il resto è soltanto
confusione, sudore, sabbia, polvere, boati, urla.
La soddisfazione,
tuttavia, è durata poco. Le armate sono di nuovo impantanate nel deserto, nei
pressi di questo avamposto chiamato El Alamein. L'avanzata verso il mare è
bloccata. Le linee di rifornimento sono molto lunghe, troppo, molto più brevi
quelle del nemico, al quale stanno affluendo rinforzi di mezzi e truppe.
È passato tanto tempo
da quando ha lasciato i suoi cari. La madre, i fratelli e la sorella. Da quando
ha dovuto abbandonare la stalla con le sue vacche, i suoi campi coltivati, la
vigna.
Di cartoline precetto,
allora, ne erano arrivate ben due. Una per lui e una per il suo mulo. Abili e
arruolati entrambi. Lui era stato destinato ai deserti del Nord Africa, mentre
l'amato quadrupede chissà dove... Forse, proprio in quello stesso momento,
stava arrancando sotto la neve nell'infinita steppa sovietica. Oppure era stato
divorato dagli alpini stremati e affamati.
L'altro giorno lo ha
visto. Era proprio lui, la Volpe del Deserto. Il generale Rommel ha passato in
rassegna prima le truppe tedesche e poi, un contentino non si nega a nessuno,
anche quelle italiane. Lui era in prima fila, e ha potuto incrociare lo sguardo
con quello del comandante tedesco. Gli è sembrato che gli occhi di ghiaccio del
generale lo scrutassero e gli dicessero: "Bravo soldato". Non è
mistero che, in merito agli alleati, Rommel nutra grande ammirazione per le
semplici truppe e apprezzi gli appartenenti ai ranghi intermedi, mentre considera
scheiße (merda) gli alti ufficiali
italiani.
I giorni passano e non
accade nulla. Prima o dopo arriverà l'ordine di attaccare. Oppure saranno i
nemici a farlo, chissà se lui e i suoi compagni riusciranno a resistere oppure
se saranno ricacciati indietro. Nel frattempo attendono, fumano e fanno cuocere
le uova sui cofani incandescenti degli automezzi. Sono tutti bruciati dal sole,
e sono stanchi. Lui non ha più paura. Spera di morire senza soffrire oppure di
tornare a casa, tanto di vittoria non parla più nessuno. Teme soltanto di
essere preso prigioniero. Di essere mandato in Australia, in Nuova Zelanda o
addirittura in India. Troppo lontano dal suo minuscolo paese ai piedi della
montagna. Ne morirebbe.
Lui ancora non lo sa,
ma sarà davvero imprigionato, non in qualche luogo remoto ma in terra
d'Albione. Riuscirà a sopravvivere a tutto, ma la sua vita risulterà comunque segnata.
I suoi occhi buoni conserveranno per sempre un'espressione triste.
Non è possibile dimenticare il deserto.
Nessun commento:
Posta un commento