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mercoledì 9 febbraio 2011

VILLA BUON RIPOSO


Era fine estate ma l’aria era ancora tiepida.
Il vecchio Aldo, manovrando con abilità la sua sedia a rotelle, si sistemò sull’ampio terrazzo. Dopo un po’, e con una certa fatica, appoggiandosi a un bastone, lo raggiunse il suo amico Ascanio.
“Allora, che fai? Ci vieni domani alla festa?”
“Quale festa?” domandò Aldo.
“Ma come, non sai nulla? Domani, la festa della riunificazione, e del compleanno di quell’altro, quello nuovo.”
“E chi sarebbe quello nuovo?”
“Non l’hai ancora visto?”
“L’ho intravisto…”
“E non l’hai riconosciuto?” incalzò Ascanio.
“Purtroppo sì. Che cosa è venuto a fare qui?”
“Non lo sai? È un ospite! Si è ritirato dalla politica, ha detto basta e passerà con noi i suoi ultimi anni.”
Aldo bestemmiò.
“Non ti è simpatico? Guarda che è un tipo molto socievole. Quando ci siamo incontrati la prima volta mi ha raccontato una barzelletta” aggiunse Ascanio con entusiasmo.
“Sconcia?”
“Un po’… ma era divertente.”
L’amico staccò un’altra poderosa bestemmia.
“Vi state asciugando le ossa?”
“Teresa!” esclamarono i due anziani all’unisono.
“Gli stavi raccontando della festa?” chiese la donna, rivolgendosi ad Ascanio.
“Pensa che non sapeva nulla! E anche adesso non mi pare troppo entusiasta.”
“Io sono soprattutto eccitata per il compleanno del nuovo!”
“Stavo appunto dicendo che quell’uomo mi sta antipatico. Per non dire altro. Che c’entra il suo compleanno con la riunificazione?” disse Aldo, sprezzante.
“Aldo! Ma non ti ricordi? È stato lui l’artefice della riunificazione!”
“Ma non era stato lui a volere la separazione?”
“Sì, ma tanti anni prima. Poi ha cambiato idea, quando è morto quell’altro, come si chiamava? Rossi… Dossi… qualcosa del genere.”
“Certo! Il padre di quello che c’è adesso al governo. Io lo preferivo al figlio, che è uno smidollato. Lui invece era un vero duro!” disse Ascanio.
“Non so di cosa state parlando. Sono trent’anni che non voto” precisò Aldo.
“Ma Aldo! Sono trent’anni che non si vota più!”
“È vero, adesso ricordo. Ma fino all’altro giorno non c’era lui, quello del compleanno, al governo?”
“Te l’ho detto! Si è ritirato, e ha lasciato il suo posto alla figlia” disse Ascanio.
“Ma lo sapete che domani compirà centovent’anni?” intervenne Teresa.
“Quanti? Ma allora pure la figlia è vecchia!”
“Aldo, ma che dici? Ho visto una sua foto l’altro giorno, su uno di quei giornaletti… Ebbene, portava una minigonna!”
“Che schifo!” sentenziò Aldo.
“Guardate che anche lui non è niente male! Dimostra almeno vent’anni di meno. Pensa che addirittura cammina!” affermò Teresa.
“Teresa, ci hai forse fatto un pensierino? Tu hai quarant’anni di meno!” la canzonò Ascanio.
“Siete invidiosi, e gelosi. Quell’uomo è molto affascinante. E poi con il suo passato, pieno di misteri...  E comunque le donne giovani gli sono sempre piaciute! Non ricordate? Avete perso del tutto la memoria?”
“Andateci pure voi alla festa. Quello non mi ha mai incantato. Figuriamoci adesso…”
“Aldo, sei il solito asociale!” lo rimproverò la donna.
“A proposito, stamattina non l’ho ancora visto. Dov’è?” domandò Ascanio.
“Mi ha detto che aveva un impegno…” disse Teresa, titubante.
Aldo ebbe una improvvisa illuminazione.
“Quale impegno? Parla!” scattò. Il suo tono era rabbioso.
“Sapete, quel poveraccio ha governato per più di sessant’anni e non ha mai avuto tempo per le altre piccole faccende…”
“Vuoi dire è andato in tribunale?”
“Sì, ma ha detto che è solo la prima udienza, che sarà una cosa lunga. I suoi avvocati…” continuò Teresa.
Ma Aldo non la lasciò terminare. Diede un violento colpo sulle ruote della carrozzella e la indirizzò verso la ripida rampa di scale…

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