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domenica 20 febbraio 2011

L'INCARICO



Ho sempre votato per lui perché è ricco, e chi è ricco non ruba. Lui mi piace, ha fatto tutto da solo, partendo dal nulla e alla fine, con grande spirito di sacrificio, ha deciso di mettersi al servizio del suo paese, che ama. Adoro il suo ottimismo, e il suo sorriso. Mi incantano la sua innata eleganza e i suoi modi distinti e sempre amichevoli. La sua affabilità è proverbiale, le sue barzellette sono sempre divertenti. È amico fraterno di tutti i grandi della Terra, e questo ha accresciuto il prestigio del mio paese. Mi rende orgoglioso di essere italiano. Perché lui, in fondo, è uno di noi.
Lo hanno ostacolato in tutti i modi, facendo ricorso ai mezzi più spregevoli, gli hanno impedito di lavorare per la sua gente. Ma lui non si è fermato, è un uomo dalle mille risorse ed è sempre riuscito a risollevarsi. È circondato da amici fedeli, che condividono le sue idee e  il suo destino e che non lo abbandoneranno mai, per fortuna.
L’odio nei suoi confronti, da parte di chi proprio non capisce, una piccola parte, è cresciuto sempre di più. Lo perseguitano e lo vogliono annientare. I giudici si sono messi al servizio di queste forze oscure e si accaniscono senza tregua nei suoi confronti, lo inseguono e intendono braccarlo. I comunisti, quei bastardi,  lo vogliono morto.
Perché dico questo? Semplice, perché ne ho avuto la prova.
Sono venuti da me, proprio loro, qualche tempo fa. No, non quelli che vediamo sempre in televisione o che lo vessano attraverso i giornali che controllano. Quelli non si espongono in prima persona, non si occupano dei lavori sporchi. Hanno mandato altri ad agire per loro conto, questi loro emissari sono stati ambigui ma io ho capito tutto, non sono riusciti a ingannarmi.
Hanno detto che la situazione è insostenibile, che così non si può andare avanti. Il paese è ormai distrutto, sono state minate le basi della convivenza civile, i valori di riferimento sono stati alterati, la democrazia sta morendo lentamente. Così si sono espressi, con le solite affermazioni trite e ritrite che non mi interessano, che sono tutte false e alle quali non credo. Perché hanno tentato di convincermi? Sarebbe stato meglio se avessero subito parlato chiaro. In fondo, io sono un professionista e comprendo bene le esigenze del cliente, senza che queste siano ammantate di vuota ideologia.
Confesso che sono stato titubante, prima di accettare, per la prima volta nella mia vita, quella professionale intendo. Ma, nonostante i dubbi e le riserve, sono stato costretto ad assumere l'incarico, seppure a malincuore. Ho bisogno di lavorare, perché c’è la crisi. Non che questa situazione sia colpa sua. Anzi, lui ha fatto il possibile per portarci fuori da questa condizione, si è battuto come un leone contro l’intero mondo globalizzato, la vera causa di queste difficoltà, e ci è quasi riuscito. E poi, lo ammetto, ho accettato perché quelli pagano bene, e comunque io sono un professionista serio, che non delude mai.
E adesso sono qui, confuso tra la folla, in questa piazza gioiosa, in parte anche rabbiosa, che rivendica i meriti di quel grande uomo, contro tutti quegli oppositori che non riusciti a realizzare i loro disonesti intenti.
Ora però non mi devo distrarre, mi devo concentrare soltanto sul mio compito, che è molto delicato. Il Presidente si avvicina al palco, vi sale sopra. Senza fretta, mi accosto anch’io, mentre ficco la mano nella tasca e impugno la pistola.
Il mio dispiacere più grande è che, da domani, non saprò più a chi dare il voto.

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