Le primarie del
centro-sinistra hanno avuto una ottima riuscita, su questo non ci possono
essere dubbi. Innanzitutto sono state un grande successo riguardo alla
partecipazione. I cittadini hanno risposto con entusiasmo e si sono recati al
voto in gran numero: dai dati diffusi risulterebbe che abbiano preso parte alla
consultazione oltre tre milioni di lettori. Il desiderio di avere finalmente
una buona politica, in grado di coinvolgere e suscitare passioni che si
credevano sopite, è stato pienamente soddisfatto. Tutto ciò va al di là del
risultato, che ha visto prevalere in questo primo turno Pierluigi Bersani su
Matteo Renzi, e lo sovrasta. La coalizione progressista ha dimostrato impegno,
serietà e responsabilità; ha dato prova di credibilità e si candida, in maniera
del tutto autorevole, alla guida del Paese. Chiunque prevarrà alla fine del
percorso, tra i due contendenti rimasti in lizza, potrà contare su una chiara e
indiscutibile legittimazione popolare. Nessuno tra i competitori risulterà
davvero sconfitto, perché ognuno di loro ha contribuito a scrivere questa bella
pagina di politica. Si sono confrontate posizioni e idee differenti, sono state
messe in campo ricette diverse per contribuire a risolvere i gravi problemi del
Paese, ci sono state schermaglie a volte anche dure tra i cinque candidati,
tuttavia il fronte comune non ne è risultato scalfito bensì arricchito, così
come è stata preservata l’unità d’intenti che sta alla base dell’alleanza.
Bersani si è confermato uomo solido e di buon senso, di sicuro adatto a ricoprire
ruoli di governo di primissimo piano. Renzi, da parte sua, ha proposto nuovi
modelli di azione politica e qualche suggerimento innovativo, idee forse non
sempre del tutto condivisibili da parte della vecchia base ma comunque sempre
rivolte al rinnovamento. Vendola ha finalmente messo in mostra una insolita
concretezza, unita alle innegabili doti di umanità che da sempre hanno
contraddistinto il suo messaggio politico. Onore delle armi anche a Laura
Puppato e a Bruno Tabacci, competitori più che meritevoli.
Se ci spostiamo invece sull’altro
fronte, quello del centro-destra, la situazione è del tutto diversa. Si tratta
di una versa e propria immersione nella commedia. Anzi, nella farsa. Il PDL, a
un certo punto, ha deciso che era opportuno, analogamente a quanto stava
facendo la parte avversa, ricorrere a delle consultazioni primarie, se non di
coalizione (quale?) almeno di partito per procedere alla scelta del candidato
premier. Da quel momento in poi ha avuto inizio il divertimento. Il presunto
segretario di quella forza politica, Angelino Alfano, ha indetto le elezioni
per il 16 dicembre. Ed è iniziato il suo dramma. Il proprietario del partito,
Silvio Berlusconi, non ha manifestato grande interesse per tale iniziativa, e ha
tentato in tutti i modi di ostacolarla e di boicottarla. Alfano (per il quale è
inevitabile provare un po’ di pena, dopo che in passato ha suscitato rabbia e
irritazione) ha deciso di proseguire dritto per la sua strada. Di più. Le primarie
sono diventate “all’americana”. Quindi svolgimento delle stesse su base
regionale con una durata di alcuni mesi. Una mostruosità, insomma. Nel
frattempo l’occhio porcino di Berlusconi diventava sempre più vitreo, il suo
risentimento montava. All’improvviso c’è stato un contrordine: le elezioni
politiche sono ormai troppo vicine, non c’è il tempo necessario per espletare l’intero
macchinoso procedimento. Si torna alle origini: data unica. E poi all’ormai
confuso segretario è scappata quella improvvida frase: nessun indagato tra i candidati
delle primarie del PDL! Apriti cielo! Un vero e proprio schiaffo in faccia al
vegliardo di Arcore, che non ha retto più e ha dato sfogo a tutta la sua stizza
nei confronti del povero ex-delfino. E lo ha fatto nell’unico modo possibile,
vale a dire minacciando l’ennesima discesa in campo, magari alla testa di un
partito del tutto nuovo (tranne il capo, naturalmente). Per prima cosa Berlusconi
ha intimato ai numerosi candidati di ritirarsi (alcuni di loro erano davvero
improponibili oltre che indagati, per la verità, e anche in questo di sicuro c’era il suo zampino)
i quali, quasi tutti, hanno obbedito al richiamo del padrone. Chi non l’ha
fatto ha messo una croce definitiva sul proprio futuro politico. E uno di
questi sarà di certo quel misero tapino di Alfano, l’uomo senza dignità,
bollato come traditore e ormai del tutto sconnesso, preda di uno stato di choc
dal quale gli sarà difficile riprendersi. E delle fantomatiche primarie del
centro-destra è probabile che non si saprà più nulla. Ecco, questa è la cronaca
degli ultimi concitati e divertenti giorni del centro-destra. Un declino
certamente annunciato, ma che si è rivelato ancora più patetico del previsto. E
pensare che molti cittadini hanno affidato a queste ignobili e ridicole persone
il destino del loro Paese per quasi vent’anni! Incredibile ma purtroppo vero.
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