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martedì 27 novembre 2012

PRIMARIE SI', PRIMARIE FORSE...



Le primarie del centro-sinistra hanno avuto una ottima riuscita, su questo non ci possono essere dubbi. Innanzitutto sono state un grande successo riguardo alla partecipazione. I cittadini hanno risposto con entusiasmo e si sono recati al voto in gran numero: dai dati diffusi risulterebbe che abbiano preso parte alla consultazione oltre tre milioni di lettori. Il desiderio di avere finalmente una buona politica, in grado di coinvolgere e suscitare passioni che si credevano sopite, è stato pienamente soddisfatto. Tutto ciò va al di là del risultato, che ha visto prevalere in questo primo turno Pierluigi Bersani su Matteo Renzi, e lo sovrasta. La coalizione progressista ha dimostrato impegno, serietà e responsabilità; ha dato prova di credibilità e si candida, in maniera del tutto autorevole, alla guida del Paese. Chiunque prevarrà alla fine del percorso, tra i due contendenti rimasti in lizza, potrà contare su una chiara e indiscutibile legittimazione popolare. Nessuno tra i competitori risulterà davvero sconfitto, perché ognuno di loro ha contribuito a scrivere questa bella pagina di politica. Si sono confrontate posizioni e idee differenti, sono state messe in campo ricette diverse per contribuire a risolvere i gravi problemi del Paese, ci sono state schermaglie a volte anche dure tra i cinque candidati, tuttavia il fronte comune non ne è risultato scalfito bensì arricchito, così come è stata preservata l’unità d’intenti che sta alla base dell’alleanza. Bersani si è confermato uomo solido e di buon senso, di sicuro adatto a ricoprire ruoli di governo di primissimo piano. Renzi, da parte sua, ha proposto nuovi modelli di azione politica e qualche suggerimento innovativo, idee forse non sempre del tutto condivisibili da parte della vecchia base ma comunque sempre rivolte al rinnovamento. Vendola ha finalmente messo in mostra una insolita concretezza, unita alle innegabili doti di umanità che da sempre hanno contraddistinto il suo messaggio politico. Onore delle armi anche a Laura Puppato e a Bruno Tabacci, competitori più che meritevoli. 
Se ci spostiamo invece sull’altro fronte, quello del centro-destra, la situazione è del tutto diversa. Si tratta di una versa e propria immersione nella commedia. Anzi, nella farsa. Il PDL, a un certo punto, ha deciso che era opportuno, analogamente a quanto stava facendo la parte avversa, ricorrere a delle consultazioni primarie, se non di coalizione (quale?) almeno di partito per procedere alla scelta del candidato premier. Da quel momento in poi ha avuto inizio il divertimento. Il presunto segretario di quella forza politica, Angelino Alfano, ha indetto le elezioni per il 16 dicembre. Ed è iniziato il suo dramma. Il proprietario del partito, Silvio Berlusconi, non ha manifestato grande interesse per tale iniziativa, e ha tentato in tutti i modi di ostacolarla e di boicottarla. Alfano (per il quale è inevitabile provare un po’ di pena, dopo che in passato ha suscitato rabbia e irritazione) ha deciso di proseguire dritto per la sua strada. Di più. Le primarie sono diventate “all’americana”. Quindi svolgimento delle stesse su base regionale con una durata di alcuni mesi. Una mostruosità, insomma. Nel frattempo l’occhio porcino di Berlusconi diventava sempre più vitreo, il suo risentimento montava. All’improvviso c’è stato un contrordine: le elezioni politiche sono ormai troppo vicine, non c’è il tempo necessario per espletare l’intero macchinoso procedimento. Si torna alle origini: data unica. E poi all’ormai confuso segretario è scappata quella improvvida frase: nessun indagato tra i candidati delle primarie del PDL! Apriti cielo! Un vero e proprio schiaffo in faccia al vegliardo di Arcore, che non ha retto più e ha dato sfogo a tutta la sua stizza nei confronti del povero ex-delfino. E lo ha fatto nell’unico modo possibile, vale a dire minacciando l’ennesima discesa in campo, magari alla testa di un partito del tutto nuovo (tranne il capo, naturalmente). Per prima cosa Berlusconi ha intimato ai numerosi candidati di ritirarsi (alcuni di loro erano davvero improponibili oltre che indagati, per la verità, e anche in questo di sicuro c’era il suo zampino) i quali, quasi tutti, hanno obbedito al richiamo del padrone. Chi non l’ha fatto ha messo una croce definitiva sul proprio futuro politico. E uno di questi sarà di certo quel misero tapino di Alfano, l’uomo senza dignità, bollato come traditore e ormai del tutto sconnesso, preda di uno stato di choc dal quale gli sarà difficile riprendersi. E delle fantomatiche primarie del centro-destra è probabile che non si saprà più nulla. Ecco, questa è la cronaca degli ultimi concitati e divertenti giorni del centro-destra. Un declino certamente annunciato, ma che si è rivelato ancora più patetico del previsto. E pensare che molti cittadini hanno affidato a queste ignobili e ridicole persone il destino del loro Paese per quasi vent’anni! Incredibile ma purtroppo vero.   

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