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venerdì 16 novembre 2012

IL ROTTAMATORE



Simpatico, sembra simpatico. Quando appare in televisione appare addirittura un po’ strafottente. E molto pieno di sé. É il suo carattere, quello di un toscano piuttosto estroverso. Non risparmia le battute, e sfoggia il meglio del suo repertorio nei comizi, quando può parlare libero dalle costrizioni imposte dal mezzo televisivo. Quando si rivolge in special modo ai suoi entusiasti sostenitori. Però non racconta mai barzellette, per non indurre a rievocare una triste figura che ha spadroneggiato per un ventennio, e al quale non vuole essere paragonato o accomunato, anche se la tentazione di farlo, da parte di chi osserva con spirito critico, è forte. No, lui preferisce affidarsi a brevi slogan, a facili freddure, a praticare un morbido dileggio nei confronti dei suoi avversari, la maggior parte dei quali sono anche compagni di partito. Alcuni di loro ha già provveduto a rottamarli, come dice lui, utilizzando un termine poco elegante e rispettoso ma che è ormai entrato nell’uso comune.
Esperienza non ne ha molta, ma neppure poca, soprattutto se si considera la sua giovane età, trentasette anni. È stato presidente della provincia di Firenze, e attualmente ricopre la carica di sindaco del capoluogo toscano, la sua città. Nonostante sia uno sbarbatello ha già portato a termine quasi due mandati politici. Secondo Beppe Grillo ciò sarebbe più che sufficiente per essere lui stesso oggetto di rottamazione.
La sua competenza è tutta da verificare. Così come le sua preparazione. Si sa, non è semplice improvvisarsi candidato alla guida del Paese. Perché è proprio questa la sua grande ambizione, che d’altra parte non ha mai nascosto. Per questo motivo si è buttato a capofitto nell’impresa di contendere tale aspirazione comune al segretario del suo partito. Lo ha fatto quando ha deciso di candidarsi alle elezioni primarie del Partito Democratico, consultazioni che si terranno tra breve nelle quali è tra i favoriti. Di sicuro riuscirà ad arrivare fino al ballottaggio finale - così dicono tutti i sondaggi - magari risultando addirittura in vantaggio dopo il primo turno.
Se così fosse - e nulla fa pensare il contrario - la sua corsa verso Palazzo Chigi incontrerebbe a quel punto l’unico vero ostacolo. Poiché difficilmente riuscirebbe a prevalere nel confronto decisivo sul suo competitore (sempre lui, il segretario del PD), sulla cui figura quasi di certo confluiranno i voti di chi ha appoggiato al primo turno gli altri candidati. Una vera beffa, in considerazione del fatto che, a detta di tutti gli osservatori, il sindaco di Firenze non avrebbe alcuna difficoltà nello sbaragliare qualsiasi avversario alle elezioni politiche. Uno scenario che, senza dubbio, provoca non poca frustrazione nell’animo del rampante politico toscano.
In ogni modo lui ha già detto che, in caso di sconfitta, non accetterà incarichi di consolazione nel partito e tantomeno nel futuro governo se questo sarà un esecutivo guidato dal centro-sinistra. Rimarrà a fare il sindaco. Gli dobbiamo credere, salvo prova contraria.
Sulla questione dei diritti civili il primo cittadino di Firenze si dimostra alquanto aperto, e questo è un bene, mentre è inflessibile nella rinuncia al finanziamento pubblico. O meglio, ai rimborsi elettorali. E questo perché i cittadini, attraverso una consultazione referendaria che si è svolta tempo fa, così hanno deciso, e la volontà dei cittadini deve essere rispettata. Ineccepibile. Tanto più che lui ha dato prova di non avere eccessivi problemi nel reperire risorse private a sostegno della sua battaglia politica. Ha infatti corteggiato con successo l’alta finanza, quella buona naturalmente, dice sempre lui, ottenendone un positivo riscontro (e conseguente sostegno finanziario).
Sul fronte delle possibili alleanze invece la questione è più complessa. Il rottamatore ha detto in modo chiaro che non gradisce affatto la compagnia dell’UDC di Casini, a differenza di quanto espresso dal segretario del PD, apparso invece, a riguardo, più possibilista oltre che più pragmatico. Il nostro uomo, tuttavia, non si è pronunciato in maniera netta sull’altro alleato-cardine (ormai acquisito) della coalizione progressista, vale a dire SEL di Vendola. È parso di capire che lui non disdegnerebbe affatto, nel caso gli toccasse davvero di governare, di farlo da solo, senza compagni che potrebbero risultare ingombranti e vincolanti. Considerando il nostro sistema elettorale (presente e futuro) tutto ciò appare come un’autentica chimera. Inoltre, sempre nell’eventualità di un coronamento della corsa verso Palazzo Chigi, ha fatto intendere che anche il suo partito dovrebbe essere il più possibile “leggero”, nel senso che sarebbe tenuto a garantire sì il pieno sostegno, ma rinunciando a qualsiasi pressione e ingerenza sull’azione del governo. Una pretesa non da poco, ma che testimonia la grande determinazione del giovane sindaco.  
Insomma, tutto è ancora da decidere riguardo al destino politico del rottamatore. Al di là di tutti i pronostici e di tutte le previsioni, può ancora accadere qualunque cosa. Non resta che attendere, con curiosità e anche con un po’ di trepidazione. Non si tratta di faccenda da poco, ma del destino del nostro Paese.
Ah! Per chi non lo avesse ancora capito - nessuno, naturalmente - si parlava di Matteo Renzi.

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