Powered By Blogger

martedì 6 novembre 2012

COME UN CANGURO



Mi avvicino al computer. Sono trascorse quasi due ore da quando l’ho spento. Che cosa può essere accaduto durante questo tempo? In due ore possono succedere tante cose. Che so, potrebbe essere scoppiata una guerra, oppure esserci stata un’invasione di alieni. La mia fantasia galoppa quando non sono collegato con il mondo, quando il mio PC non è acceso. Al contrario, potrebbe non essere capitato nulla. Il più delle volte è così, purtroppo. Ciò suscita sempre in me una certa delusione, uno stato di insoddisfazione capace di deprimermi. Alla fine mi trattengo e decido di non accendere la macchina magica. Mi siedo sul divano. Dall’altra camera filtra il suono della televisione. A differenza di mia sorella, autentica video-dipendente, io la tivù non guardo mai. Non lo facevo neppure quando ero piccolo, suscitando lo sconcerto dei miei genitori. Odiavo i cartoni animati, e ancora di più tutto il resto. Non ho mai sentito il bisogno di avere quel tipo di stimoli, la mia fantasia, molto sviluppata, mi è sempre stata più che sufficiente.
“Sonia!” urlo per sovrastare il volume dell’apparecchio, piuttosto alto.
Niente. Nessuna risposta.
La mia cara sorellina non può trascorrere l’intero pomeriggio di fronte a quel dannato schermo. Mi sento responsabile, in qualità di fratello maggiore. Decisamente maggiore, dal momento che io ho quasi vent’anni e lei soltanto sei. Tra l’altro i nostri genitori sono assenti, e lo saranno fino a domani, quindi tocca a me occuparmi di Sonia. È bello avere una sorellina anche se spesso mi ritrovo a dover fare il baby-sitter, occupazione che non mi si addice molto. A volte mi chiedo che cosa sia saltato in mente a mio padre e a mia madre. Fare un altro figlio alla loro età! La risposta, naturalmente, la conosco. Si è trattato di un incidente, anche se loro non lo ammetterebbero mai. In fondo, li capisco. E poi siamo tutti contenti che lei ci sia.
Che cosa potrei proporle per distoglierla dal suo insano passatempo? Se lo chiedessi a lei di sicuro vorrebbe giocare con le bambole. Ma a me non piace, non ne sono capace. Lo faccio in maniera svogliata, in modo un po’ rozzo, e Sonia se ne accorge e si arrabbia. Mi rimprovera. No, devo escogitare qualcos’altro.
“Sonia, vieni subito qui!” grido di nuovo.
Dopo un po’ lei apre la porta e si affaccia. È bella, mia sorella, anche se in questo momento la sua espressione è imbronciata e infastidita.
“Che c’è?” dice.
“Spegni la televisione, ti devo raccontare una cosa.”
Lei mi guarda, e poi ubbidisce. Lo fa non perché riconosca la mia autorità di fratello maggiore. No, quello no. Acconsente perché è curiosa.
“Siediti vicino a me” la invito quando ritorna.
“Che cosa mi devi dire?” domanda.
“Mi è accaduto qualcosa di incredibile” annuncio, serio.
“Uh?”
“Mi sono trasformato in un canguro!”
Sonia spalanca gli occhi, i suoi stupendi occhioni scuri. Poi scoppia a ridere.
“Non ci credo!”
Mi avvicino a lei. Mi metto di profilo.
“Guarda, guarda bene il mio viso. Non noti qualcosa di strano?”
“No.”
“Osserva, bene. Non vedi che si sta allungando?”
È perplessa.
“Forse” dice.
Le afferro la manina e la porto sulla mia guancia. La strofino sulla lanugine che ricopre la mie gote.
“Il pelo, mi sta crescendo il pelo.”
“È vero!” esclama lei. Sembra convinta, come se non avesse mai notato prima d’ora il mio accenno di barba.
“E le orecchie, che mi dici delle orecchie? Guarda come sono grandi!” proseguo.
“Le hai sempre avute grandi…”
“Hai ragione, ma ora lo sono ancora di più. E cresceranno ancora!”
Sonia esamina con aria critica i miei padiglioni auricolari. Sembra un po’ sconcertata.
“Davvero sei un canguro?” domanda infine.
“Sì, lo sono” confermo. Hai un canguro come fratello. Che ne dici?”
Lei sorride.
“Non è male, nessuno dei miei amici ce l’ha.” La mia sorellina appare compiaciuta. L’idea non le dispiace affatto, perché lei è sempre alla ricerca di qualcosa che le permetta di distinguersi dagli altri bambini.
Poi diventa pensierosa. Sta riflettendo.
“I canguri hanno la tasca” dice.
“Eh? La tasca? Il marsupio vuoi dire? Dove portano i piccoli?”
“Sì, quello” dice Sonia, non nascondendo un certo fastidio. Non ama essere corretta, lei.
Scoppio a ridere. Lei socchiude gli occhi a fessura, in allarme. Teme di essere presa in giro.
“Ma Sonia! Sono un canguro maschio! I maschi non hanno il marsupio!”
“Però non c’hai nemmeno la coda. E quella ce l’hanno sia maschi che femmine” dice, e poi incrocia le braccia, soddisfatta.
Beccato! Mai sottovalutare i bambini. Cerco di rimediare, e mi alzo in piedi.
“Ti sbagli, ce l’ho. Se vuoi mi tolgo i pantaloni e te la mostro.”
Mi guarda disgustata.
“Ti credo” dice. Ormai salvo, mi risiedo accanto a lei.
“Dimmi, che cosa fanno i canguri?” domando.
“Eh? I canguri? Tirano pugni.”
“Tirano pugni?”
“Sì, l’ho visto io, in un cartone animato. C’era un canguro piccolo, un cucciolo, e aveva dei guanti da boxe. Prendeva a pugni sul naso un povero gatto.”
“Vero, i canguri tirano pugni” confermo. “Però fanno anche un’altra cosa, pensaci bene.”
Lei pondera a lungo, ma non risponde.
“Non lo sai?” la stuzzico.
Sonia allora si innervosisce. Non ammette mai di non conoscere qualcosa.
“Adesso non me lo ricordo.”
“D’accordo, ti aiuto io. I canguri saltano, saltano di continuo.”
“Lo sapevo” ribatte lei.
“Vuoi vedere come saltano?” domando.
“Qui?”
“Certo, i canguri possono saltare ovunque si trovino. Nella prateria, ma anche in casa.”
“Allora salta” dice lei, con tono di sfida.
“Va bene, lo hai voluto tu” dico, alzandomi di nuovo in piedi e portandomi al centro del salotto.
Comincio a spiccare un balzo, poi un altro e un altro ancora. Intravedo un’espressione di meraviglia sul volto della mia sorellina.
La botta è tremenda. Colpisco in pieno il soffitto con la fronte e per un attimo vedo tutto buio. Crollo a terra stordito, mi rialzo con fatica e ancora vedo doppio. Cerco di mettere a fuoco Sonia, che è immobile, senza parole.”
“Hai visto?” farfuglio prima di abbattermi sul divano, ancora intontito. Il cozzo è stato tremendo. Poco per volta mi riprendo dallo stato di confusione e ripenso a ciò che ho fatto. Potenza dell’autosuggestione! Ho fatto un salto di tre metri. Ancora un po’ frastornato, per un istante accarezzo la pazza idea di uscire fuori, nel giardino, e di esibirmi in altri folli balzi. Mi trattiene il pensiero di poter essere visto dai vicini e rimango seduto. Rivolgo di nuovo l’attenzione alla mia sorellina, che mi scruta con un’attenzione particolare. È ancora stupita e incredula per ciò che ha visto.
“Sei davvero un canguro” dice a bassa voce.
Annuisco. Sulla mia fronte sta emergendo un enorme bernoccolo. Ho bisogno del ghiaccio.
“Non lo dirai, vero?” chiedo.
“Uh?”
“A mamma e papà” preciso. “Sai, ci potrebbero rimanere male.”
Lei fa segno di no con la testa. So che non mi tradirà.
“Ai tuoi amici invece lo potrai dire” aggiungo.
“Davvero?”
Confermo, e la rendo felice.

Nessun commento:

Posta un commento