Ci si chiede spesso –
quando proprio non si ha di meglio da fare – se sia possibile contrastare, in
qualche modo, l’impetuosa avanzata del Movimento Cinque Stelle; se sia
verosimile farlo e, soprattutto, quale ne può essere l’esito.
Riguardo al primo
quesito, è doveroso ammettere che, di fronte a fenomeni quali l’espansione
improvvisa di un movimento politico, quasi nessuna azione di opposizione si sia
mai dimostrata valida. Ci si trova di fronte come a una specie di eruzione
vulcanica, la quale deve trovare sfogo, impossibile da reprimere, che deve fare
necessariamente il suo corso finché non si esaurisce in maniera spontanea.
Tuttavia, a differenza
degli avvenimenti naturali, nel caso di eventi politici esiste l’occorrenza di
operare con una azione di contenimento, al solo fine di limitare i probabili
danni, del tutto prevedibili, derivanti da essi. In passato ciò è stato fatto
troppo debolmente.
È stato così per il
fenomeno Forza Italia-Berlusconi. Sorto all’improvviso, prima di esaurire la
sua spinta ha comunque caratterizzato un ventennio di vita pubblica, attraverso
successive trasformazioni, e producendo gravi danni. Ancora tutti da riparare.
La fiducia dei
cittadini nella classe politica è ridotta ai minimi termini. Nulla porta a
pensare che un rapporto virtuoso possa essere ricostruito in breve tempo. I
politici stessi sembra non abbiamo percepito fino in fondo il grado di tale
motivata disaffezione. Lo dimostrano tutti i giorni con il loro quasi immutato
comportamento. Commettendo un grave errore di valutazione, pensano di
scamparla, di potersi in qualche modo riciclare per poi riproporsi ammantati di
nuova verginità. Si sbagliano.
Una simile situazione
costituisce ideale terreno di coltura per il nascere e l’emergere di movimenti
che cavalcano l’anti-politica, che mettono al centro della loro azione la lotta
a quella che viene considerata una Casta
autoreferenziale, quella dei politici appunto. Le proposte e le nuove idee
passano in secondo piano. Il vero obiettivo è la distruzione di un sistema,
marcio corrotto e inadeguato finché si vuole, ma che necessita di essere
rinnovato e non semplicemente annientato. Perché non si può fare a meno della
politica.
Occorre quindi, pur
nella attuale grande confusione, mantenersi lucidi e riuscire a fare delle
distinzioni, per salvare quel poco che c’è ancora da salvare, e ripartire.
Soltanto così si possono, se non bloccare, almeno osteggiare e rallentare le
spinte populiste ben rappresentate da movimenti come quello di Grillo e Casaleggio.
È facile farsi irretire, è ben più difficile reagire, farlo in maniera
intelligente e costruttiva.
L’opposizione a tali
pressioni deve dunque essere condotta con forza, per evitare di precipitare dal
buio verso tenebre ancora più fitte. Per fare ciò con convinzione è sufficiente
ricorrere alla memoria recente, ripensare a quella che è stata la politica
negli ultimi vent’anni. In tale esercizio purtroppo gli italiani non eccellono,
il ricordo sfuma troppo in fretta e si è subito pronti a commettere altri
errori fatali. La nostra storia ce lo insegna.
Il M5S, sorto dal
nulla, in breve tempo è riuscito a consolidarsi fino a conseguire risultati di
grande rilievo come quello nelle recenti elezioni regionali siciliane. Raccolto
attorno al capo-portavoce, il comico genovese, questa forza politica (perché
tale ormai è) non possiede una struttura ben definita. Non esiste, pertanto,
alcuna forma di democrazia interna. Il capo propone e dispone (soprattutto
dispone), i militanti obbediscono. E, proprio riguardo alle proposte, bisogna
dire che queste appaiono assai deboli, mai ben definite, spesso semplicemente
provocatorie. A fronte di alcune idee logiche, di buon senso, c’è una miriade
di progetti utopistici, irrealizzabili, per nulla concreti. E poi, chi conosce
le idee del Movimento Cinque Stelle riguardo la politica estera o su altri temi
che sono del tutto ignorati?
Con le parole non si
governa, e neppure con la buona volontà. Buoni propositi che di sicuro
caratterizzano i militanti del movimento di Grillo. Ma chi sono questi
attivisti? Be’, si tratta di persone del tutto sconosciute (e ciò potrebbe
essere un pregio) che hanno deciso di impegnarsi in un progetto sì innovativo
ma che presenta dei vizi di origine che loro in questo momento di grande
entusiasmo non riescono a cogliere. La loro buona fede deve essere riconosciuta,
allo stesso modo deve essere ammessa la loro inesperienza. Dilettanti allo
sbaraglio, sarebbe facile dire. In gran parte è vero, anche se ciò può suonare
assai ingeneroso nei loro confronti. Per fare politica sono indispensabili la
preparazione e la motivazione, lo spirito di servizio e l’onestà. L’esperienza
si può acquisire sul campo, senza dubbio, ma quando proprio tutti ne sono privi,
in un movimento politico, si rischia di dover pagare (e di far pagare ai
cittadini) uno scotto tremendo.
In ogni caso mettiamoci
il cuore in pace. Nella prossima legislatura avremo in Parlamento numerosi
esponenti del M5S. Rifiutando, per principio, qualsiasi alleanza, il loro sarà
un ruolo di opposizione, ideale dunque per maturare esperienza e impratichirsi dei
meccanismi (quelli buoni, ci si augura) della politica nazionale. E questo a
meno di incredibili sorprese, al momento non prevedibili e, sia consentito
dirlo, per niente auspicabili.
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