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domenica 12 giugno 2011

LA RISCOSSA DELLA SAGGEZZA




Sono stato a votare. Non potevo sottrarmi dall’esercitare questo mio diritto, ottenuto grazie all’eroico ed estremo sacrificio di una moltitudine di donne e uomini che, in passato, hanno creduto nella libertà. Pertanto l’ho fatto anche per loro, come, allo stesso modo, lo dovrebbero fare tutti i cittadini consapevoli. Chi non si reca alle urne, non gravato da reali impedimenti ma per scelta decide, in maniera del tutto cosciente, di auto declassarsi, di rinunciare colpevolmente a una parte importante del proprio diritto di cittadinanza. Tutto il resto, tutte le altre ridicole giustificazioni, le grottesche discolpe, gli equilibrismi verbali, sono parole vuote, leggere, che il vento subito porta via.
Dopo il voto, ho sostato per un po’ di tempo di fronte al seggio elettorale, a osservare, e sono stato colpito da un fatto: la maggior parte degli elettori erano persone anziane. Sole, o a gruppi di due o di tre, avanzavano con passo malfermo o appoggiandosi a un bastone, e si dirigevano verso la sezione con lo sguardo determinato, con la risolutezza che possiede solo chi ha assistito a molti tramonti, chi ha perso la capacità di stupirsi perché ormai ha visto tutto ma non ha ancora rinunciato a vivere. E, proprio in nome delle antiche lotte, queste virtuose persone non rinunciano alla partecipazione, alla possibilità di poter contare, di esprimere un’opinione. Più il momento è delicato, più loro si compattano e serrano le fila. Un esempio, di dignità, compostezza e serietà, indirizzato soprattutto alle nuove generazioni, ma pure a noi tutti.
In fondo, che male c’è se la riscossa partirà dalla saggezza?

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