Nella giornata di ieri abbiamo assistito a due fatti di
assoluto rilievo accaduti nel panorama politico del nostro Paese. La Corte
Costituzionale ha ritenuto non ammissibili i quesiti referendari rivolti ad
abrogare l’attuale legge elettorale, ormai da tutti denominata “Porcellum” (copyright
del noto politologo Giovanni Sartori). Inoltre, la Camera dei Deputati ha
respinto la richiesta di autorizzazione all’arresto nei confronti dell’on.
Nicola Cosentino, parlamentare del PDL sul quale grava la tremenda accusa di essere il referente nazionale delle
cosche camorristiche dei casalesi.
La decisione della Consulta, sebbene amara per il milione e
oltre di cittadini che avevano sottoscritto la proposta di referendum trova,
almeno in parte, una sua giustificazione giuridica. L’abolizione delle norme
che attualmente regolano la consultazione elettorale politica non avrebbe, in
ogni caso, ricondotto in maniera automatica alla vecchia legge elettorale, perché già soppressa in precedenza dal
Parlamento. Questa, in sintesi, è la motivazione principale addotta dalla Corte
Costituzionale nella sua sentenza. La stessa Corte, tuttavia, ha accompagnato
la decisione con l’auspicio che la legge elettorale sia comunque riformata
ritenendo, di conseguenza, quella attuale del tutto inadeguata. Analogo desiderio
è stato prontamente rilanciato dal Capo dello Stato, ben consapevole delle
storture che accompagnano il “Porcellum”. Tale compito spetta naturalmente ai
partiti rappresentati in Parlamento. Sia la Lega Nord che il PDL si sono subito
affrettati a dichiarare che la legge vigente è soddisfacente, chiudendo di
fatto ogni possibilità di cambiamento della stessa. In fondo, nulla di nuovo.
Il “Porcellum” era stato infatti elaborato proprio da tali forze politiche allo
scopo di favorire i loro interessi di bottega. Ci dobbiamo dunque rassegnare: anche
il prossimo sarà, quasi di certo, un Parlamento di nominati. Agli elettori,
ancora una volta, sarà sottratta la possibilità di scelta dei parlamentari. In
più, il permanere di tale legge elettorale dovrebbe, in base agli astuti
disegni di un rinvigorito Berlusconi, consentire un riavvicinamento tra gli ex
alleati di Lega e PDL. Come sempre, però, tutto il male non viene per nuocere.
La risoluzione della Corte Costituzionale favorirà la sopravvivenza del governo
Monti che, in caso di ammissibilità dei quesiti referendari, avrebbe rischiato
di andare incontro a micidiali turbolenze provocate dalle inevitabili e
incontrollate (nonché, come sempre, irresponsabili) fibrillazioni dei partiti.
Alla luce di tutto ciò appaiono (come purtroppo spesso accade) del tutto
incomprensibili le deliranti esternazioni di Antonio Di Pietro, il quale ha
accusato l’Alta Corte di aver fatto un uso politico del proprio potere.
Dichiarazioni del tutto simili le abbiamo sentite, per anni, pronunciate da
Silvio Berlusconi, tristemente noto per essere del tutto privo di senso dello
Stato, e per tale motivo aspramente criticato dallo stesso Di Pietro…
Per quanto riguarda invece la votazione tenuta alla Camera
sul caso Cosentino, è chiaro che ci trova in tutt’altro ambito. Ancora una volta
la casta dei politici si è chiusa a riccio e si è autoprotetta, ignorando in
maniera pericolosa e colpevole le istanze e gli umori dei cittadini. È opportuno
precisare che i parlamentari non erano tenuti a esprimere una valutazione sulla
fondatezza delle accuse contenute nelle carte dell’inchiesta penale che
coinvolge il deputato campano, ma soltanto a stabilire se poteva sussistere,
nei suoi confronti, un intento persecutorio. Qualsiasi individuo dotato di buon
senso non avrebbe avuto dubbi nell’escludere tale circostanza. Se, in via teorica,
può esistere persecuzione condotta da un singolo magistrato nei confronti di un
indagato, nel caso in oggetto ciò non è assolutamente possibile che sia
avvenuto. Nel corso del tempo sono stati ben nove i giudici che sono
intervenuti nelle indagini e nelle varie decisioni che le hanno accompagnate. A
questo punto l’equazione che porterebbe a ritenere che l’intera magistratura
sia impegnata nello stesso disegno vessatorio sarebbe tanto facile quanto
assurda, e condurrebbe alla delegittimazione dell’intero sistema giudiziario.
Nessuno fa invece notare che i magistrati impegnati nell’inchiesta Cosentino
sono gli stessi che hanno ricevuto, da parte del vecchio governo, ripetuti plausi per le incriminazioni e gli
arresti di latitanti.
Purtroppo sono prevalse le solite logiche di partito, le
stesse che stanno allontanando sempre più i cittadini dalla politica, con un
grave danno per il nostro sistema democratico.
In conclusione, è triste dover prendere atto che, nonostante
gli sforzi e l’impegno della poca gente di buona volontà, il nostro Paese non
riesce mai a fare neppure un piccolo passo in avanti.
Stando così le cose, le prospettive future del Paese restano molto
incerte.
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