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martedì 17 gennaio 2012

PICCOLE BUGIE



Il matrimonio era riuscito molto bene. Sia la cerimonia che il successivo banchetto. Gli invitati erano tanti, tutti parenti e amici dello sposo. Terminato il pranzo, appena la piccola orchestra aveva iniziato a suonare ed erano cominciati i balli, i due sposi, quasi alla chetichella, erano andati via.
Un viaggio in macchina di alcune ore ed erano arrivati in quel delizioso albergo sul lago, dove avrebbero trascorso i pochi giorni della loro luna di miele.
Era quasi mezzanotte. I due sposi erano un po’ stanchi ma felici.
Adesso lei era in bagno mentre l’uomo, pensieroso, era affacciato alla finestra della camera e fumava in modo nervoso. Più ripensava alla loro storia e più si sentiva inquieto e agitato.
Si erano conosciuti poco più di due mesi prima,  in un bar della città dove abitava la donna. Lui era capitato lì per puro caso, era soltanto di passaggio. All’inizio, era sembrato uno dei soliti abbordaggi ben riusciti. Prima di lasciarsi si erano scambiati i numeri di telefono. Due giorni dopo aveva ritrovato quel pezzo di carta e l’aveva richiamata. Era la prima volta che faceva una cosa del genere. Di solito le sue avventure erano sempre fuggevoli, non duravano mai più di un giorno. Tuttavia si era accorto che quella donna gli piaceva. Era bella, simpatica, solare e sembrava pure molto più colta di lui. Un’ottima conversatrice, mai a corto di argomenti. Se ne era accorto ben presto perché a quella erano seguite molte altre telefonate, a tutte le ore del giorno e della notte. Allora era tornato da lei, per un paio di giorni, e si era reso conto che l’incanto del primo incontro non era per nulla svanito. Anzi. A quel punto, dopo un altro po’ di tempo, aveva fatto una cosa incredibile: le aveva chiesto di sposarlo. Così, quasi per gioco. Invece la ragazza aveva preso molto sul serio la sua proposta e, dopo una breve riflessione, aveva accettato. Tutto si era messo in moto in maniera frenetica. Lui l’aveva presentata ai suoi, che avevano approvato. D’altra parte non vedevano l’ora che il loro unico e amato figlio si sistemasse una volta per tutte, anche perché non era più giovanissimo. In fretta e furia avevano organizzato la cerimonia. La ragazza aveva confessato di non avere parenti, di possedere pochi amici, e di non tenere molto alla loro presenza al matrimonio. Lui aveva rispettato quel suo desiderio. Alla fine si erano sposati.
L’uomo spense la sigaretta. Si chiese per l’ennesima volta se la sua fosse stata una decisione saggia, se non avesse dovuto riflettere un po’ di più nel prendere quella decisione.
Tutti quei dubbi sfumarono appena la vide rientrare in camera, vestita quasi di niente. Ammirò la sua alta statura, il corpo splendido, con quei seni che sembravano finti tanto erano perfetti, i fianchi stretti ed eleganti. Però, proprio in quel momento, proprio mentre ne ammirava la bellezza, maturò nell’uomo la piena consapevolezza che lui a quella donna voleva bene. Per un attimo rimase come stordito, poi decise che, se non voleva perderla, non poteva continuare a ingannarla. Lei scorse sul suo viso quel turbamento difficile da mascherare.
“Che c’è? Sei stanco?” domandò con la sua bella voce, dal timbro profondo e sensuale.
Lui si sfregò gli occhi.
“Ti devo dire una cosa.”
Un sorriso.
“Non me la potresti dire domani? Oppure… dopo?”
“No.”
“Uh! Perché sei così serio all’improvviso? Su, confessati!”
“Ascolta, devi sapere che ti ho mentito.”
La donna continuò a sorridere, anche se il suo viso divenne più tirato.
“Dimmi…”
“Si tratta del lavoro. Vedi, io non sono un imprenditore…”
“E che cosa saresti?”
“Be’… in realtà opero sempre nello stesso ramo, tuttavia…”
“Fai il muratore!” esclamò lei, un po’ allarmata.
Lui non rispose.
“Ho indovinato?”
“Come hai fatto?” domandò l’uomo, con un filo di voce.
“In realtà la mia era una battuta…” disse la ragazza, che poi si sedette sul letto.
“All’inizio non pensavo che…”
“Una scopata e via?”
“No, aspetta. Quando ho capito che tra noi… cioè che noi…”
“Che ci amavamo?”
“Sì, era troppo tardi e non sono più riuscito a…”
“Anche tutto il resto è falso?”
Lui la guardò, spaventato.
“Il conto il banca, la villetta al mare…”
L’uomo chinò il capo, mortificato.
“Gli ultimi soldi li ho utilizzati per prenotare questo albergo. In quanto alla casa al mare… l’avevo affittata per l’occasione. Comunque ti assicuro che su tutto il resto non ho detto menzogne. Il mio amore per te…” Non riuscì a completare la frase. Iniziò a singhiozzare in silenzio.
Lei sospirò.
“Ma… i tuoi genitori…”
“Mi hanno assecondato” disse lui tra i singulti.
Un altro lungo sospiro.
“Non importa” disse infine la donna. E sorrise.
“Come?” Lui, incredulo.
“Ho detto che non importa se tu mi hai mentito. L’importante è che tu davvero mi ami.”
“Sì! Sì!” E riprese a piangere. Di gioia?
Lei si alzò e si avvicinò al marito.
“In fondo, la tua era soltanto una piccola bugia. Tutte le persone dicono piccole bugie.”
Poi si allontanò, recuperò la borsetta ed estrasse un documento di identità che gettò sul letto.
“Tutti dicono delle piccole bugie” ribadì. E si chiuse in bagno.
L’uomo prese il documento e lo osservò. Guardò dapprima la fotografia. Sembrava lei, anche se era diversa. I lineamenti del viso erano gli stessi, tutto il resto no. Notò i capelli tagliati corti, le sopracciglia folte, le labbra più sottili… Anche il nome era quasi lo stesso. Quasi. Soltanto una vocale era diversa. L’ultima.

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