Il matrimonio era riuscito molto bene. Sia la cerimonia che
il successivo banchetto. Gli invitati erano tanti, tutti parenti e amici dello
sposo. Terminato il pranzo, appena la piccola orchestra aveva iniziato a suonare
ed erano cominciati i balli, i due sposi, quasi alla chetichella, erano andati
via.
Un viaggio in macchina di alcune ore ed erano arrivati in
quel delizioso albergo sul lago, dove avrebbero trascorso i pochi giorni della
loro luna di miele.
Era quasi mezzanotte. I due sposi erano un po’ stanchi ma
felici.
Adesso lei era in bagno mentre l’uomo, pensieroso, era
affacciato alla finestra della camera e fumava in modo nervoso. Più ripensava
alla loro storia e più si sentiva inquieto e agitato.
Si erano conosciuti poco più di due mesi prima, in un bar della città dove abitava la donna. Lui
era capitato lì per puro caso, era soltanto di passaggio. All’inizio, era
sembrato uno dei soliti abbordaggi ben riusciti. Prima di lasciarsi si erano
scambiati i numeri di telefono. Due giorni dopo aveva ritrovato quel pezzo di
carta e l’aveva richiamata. Era la prima volta che faceva una cosa del genere.
Di solito le sue avventure erano sempre fuggevoli, non duravano mai più di un
giorno. Tuttavia si era accorto che quella donna gli piaceva. Era bella, simpatica,
solare e sembrava pure molto più colta di lui. Un’ottima conversatrice, mai a
corto di argomenti. Se ne era accorto ben presto perché a quella erano seguite
molte altre telefonate, a tutte le ore del giorno e della notte. Allora era
tornato da lei, per un paio di giorni, e si era reso conto che l’incanto del
primo incontro non era per nulla svanito. Anzi. A quel punto, dopo un altro po’
di tempo, aveva fatto una cosa incredibile: le aveva chiesto di sposarlo. Così,
quasi per gioco. Invece la ragazza aveva preso molto sul serio la sua proposta
e, dopo una breve riflessione, aveva accettato. Tutto si era messo in moto in
maniera frenetica. Lui l’aveva presentata ai suoi, che avevano approvato. D’altra
parte non vedevano l’ora che il loro unico e amato figlio si sistemasse una
volta per tutte, anche perché non era più giovanissimo. In fretta e furia avevano
organizzato la cerimonia. La ragazza aveva confessato di non avere parenti, di
possedere pochi amici, e di non tenere molto alla loro presenza al matrimonio. Lui
aveva rispettato quel suo desiderio. Alla fine si erano sposati.
L’uomo spense la sigaretta. Si chiese per l’ennesima volta
se la sua fosse stata una decisione saggia, se non avesse dovuto riflettere un
po’ di più nel prendere quella decisione.
Tutti quei dubbi sfumarono appena la vide rientrare in
camera, vestita quasi di niente. Ammirò la sua alta statura, il corpo splendido,
con quei seni che sembravano finti tanto erano perfetti, i fianchi stretti ed
eleganti. Però, proprio in quel momento, proprio mentre ne ammirava la
bellezza, maturò nell’uomo la piena consapevolezza che lui a quella donna
voleva bene. Per un attimo rimase come stordito, poi decise che, se non voleva
perderla, non poteva continuare a ingannarla. Lei scorse sul suo viso quel
turbamento difficile da mascherare.
“Che c’è? Sei stanco?” domandò con la sua bella voce, dal
timbro profondo e sensuale.
Lui si sfregò gli occhi.
“Ti devo dire una cosa.”
Un sorriso.
“Non me la potresti dire domani? Oppure… dopo?”
“No.”
“Uh! Perché sei così serio all’improvviso? Su, confessati!”
“Ascolta, devi sapere che ti ho mentito.”
La donna continuò a sorridere, anche se il suo viso divenne
più tirato.
“Dimmi…”
“Si tratta del lavoro. Vedi, io non sono un imprenditore…”
“E che cosa saresti?”
“Be’… in realtà opero sempre nello stesso ramo, tuttavia…”
“Fai il muratore!” esclamò lei, un po’ allarmata.
Lui non rispose.
“Ho indovinato?”
“Come hai fatto?” domandò l’uomo, con un filo di voce.
“In realtà la mia era una battuta…” disse la ragazza, che
poi si sedette sul letto.
“All’inizio non pensavo che…”
“Una scopata e via?”
“No, aspetta. Quando ho capito che tra noi… cioè che noi…”
“Che ci amavamo?”
“Sì, era troppo tardi e non sono più riuscito a…”
“Anche tutto il resto è falso?”
Lui la guardò, spaventato.
“Il conto il banca, la villetta al mare…”
L’uomo chinò il capo, mortificato.
“Gli ultimi soldi li ho utilizzati per prenotare questo
albergo. In quanto alla casa al mare… l’avevo affittata per l’occasione.
Comunque ti assicuro che su tutto il resto non ho detto menzogne. Il mio amore
per te…” Non riuscì a completare la frase. Iniziò a singhiozzare in silenzio.
Lei sospirò.
“Ma… i tuoi genitori…”
“Mi hanno assecondato” disse lui tra i singulti.
Un altro lungo sospiro.
“Non importa” disse infine la donna. E sorrise.
“Come?” Lui, incredulo.
“Ho detto che non importa se tu mi hai mentito. L’importante
è che tu davvero mi ami.”
“Sì! Sì!” E riprese a piangere. Di gioia?
Lei si alzò e si avvicinò al marito.
“In fondo, la tua era soltanto una piccola bugia. Tutte le
persone dicono piccole bugie.”
Poi si allontanò, recuperò la borsetta ed estrasse un
documento di identità che gettò sul letto.
“Tutti dicono delle piccole bugie” ribadì. E si chiuse in
bagno.
L’uomo prese il documento e lo osservò. Guardò dapprima la
fotografia. Sembrava lei, anche se era diversa. I lineamenti del viso erano gli
stessi, tutto il resto no. Notò i capelli tagliati corti, le sopracciglia
folte, le labbra più sottili… Anche il nome era quasi lo stesso. Quasi.
Soltanto una vocale era diversa. L’ultima.
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