Il mio nome è Monti, Mario Monti. Sono un signore di 68
anni, professore universitario in pensione, al quale è stata affidata una
missione quasi impossibile: salvare l’Italia. Ho accettato. D’altra parte non
avevo scelta. Si è fatto appello al mio senso del dovere, un tasto al quale
sono molto sensibile, e inoltre a rivolgermi questa accorata richiesta è stato
un galantuomo che ho sempre stimato e rispettato: il mio Presidente. Ripeto,
non potevo proprio sottrarmi.
Intendiamoci, personalmente ho sempre nutrito grandi
ambizioni, sia nel corso della mia carriera accademica che quando ho ricoperto
importanti incarichi di natura tecnica all’interno della Commissione Europea.
Tuttavia ormai consideravo chiuse entrambe quelle gratificanti esperienze. Mi
apprestavo a trascorrere gli anni futuri dedicando più tempo ai miei affetti,
al limite impegnato in qualche prestigiosa consulenza in giro per il mondo.
Sapete, sono considerato un buon economista, e può darsi che ciò corrisponda al
vero.
Invece mi ritrovo alla guida di un governo piuttosto
anomalo, in un periodo considerato tra i più bui difficoltosi da sempre per il
nostro Paese. Il mio è un governo senza dubbio politico, perché piena
espressione della volontà del Parlamento che, come sempre, è sovrano. Un
esecutivo, però, formato esclusivamente da tecnici, scelti tra personalità di
spicco soprattutto in ambito accademico, e che godono di tutto il mio credito.
Alle Camere ho ottenuto una fiducia quasi plebiscitaria, e anche questo è un
fatto nuovo, per certi versi imbarazzante. Partiti che fino a qualche giorno
prima si combattevano aspramente hanno deciso, unanimi, di appoggiarmi. Già, i
partiti, uno dei grandi elementi di criticità della nostra democrazia. In realtà,
i partiti mi fanno pena. L’opinione pubblica li disprezza. Sono considerati, a
ragione, incapaci di decidere, arroccati nei loro privilegi di casta, privi di
una qualsiasi visione. I cittadini, naturalmente, hanno ragione ma, in verità,
a me queste deboli e timorose formazioni politiche suscitano soltanto molto
strazio. Perché sono ciechi, non riescono mai a vedere oltre il proprio naso, e
per naso intendo la prossima scadenza elettorale. Vorrei poterli aiutare, e
cercherò di farlo. La tregua rappresentata dal periodo in cui governerò
dovrebbe consentire loro di rivedere i programmi, di diventare più concreti e
lungimiranti, di rinunciare alla difesa di piccole ma agguerrite corporazioni,
di ritrovare un’etica, sia politica che morale. Negli ultimi anni hanno
prodotto un disastro dopo l’altro, rinunciando a governare oppure facendolo in
maniera maldestra. Inseguendo, ciò riferito in particolare a qualcuno che non
cito, l’esclusivo perseguimento di interessi personali. Se vorranno
sopravvivere dovranno cambiare in modo radicale, perché io non potrò rimanere
in eterno, dal momento che l’esecutivo che guido ha una scadenza ben precisa.
Mi tocca parlare, quasi ogni giorno, con i principali esponenti dei partiti che
sostengono il Governo. Mi sforzo di farlo, di ascoltarli, di fingere di
accogliere le loro proposte. Mi accorgo, con desolazione, che tra loro regna
soltanto la confusione, quel caos di idee che ci ha quasi condotto alla rovina.
In alcuni di loro (pochi) colgo la buona volontà, in altri vedo l’immutabile e
desolante ripetersi di errori commessi in passato. Mi auguro proprio che queste
forze, indispensabili per garantire l’equilibrio democratico, riescano a mutare
pelle. L’Italia ne ha un gran bisogno, però lo devono fare in fretta. Non
dobbiamo e non possiamo permetterci di perdere altro tempo, e questo è anche l’imperativo
che ispira la mia azione di governo. Si propone, si ascolta, si decide e si
mette in pratica. Infine, si attendono i risultati.
Mi rendo conto che molti provvedimenti da me attuati siano
duri, che richiedano ai cittadini grossi sacrifici, e ciò mi dispiace. Nondimeno,
non abbiamo alternative. L’importante è che le rinunce e le privazioni di oggi
possano garantire nuove prospettive per il domani, soprattutto a chi versa in
condizioni di maggior disagio, a chi ha perso il lavoro, alle donne e ai
giovani.
Volevo spendere due parole anche per le forze di
opposizione, ma preferisco non farlo. Il mio giudizio sarebbe durissimo. Non
tollero l’irresponsabilità, in più accompagnata da volgarità e trivialità. Il
mio Paese merita ben altro. I cittadini che, ingenuamente, si riconoscono in
tali forze politiche sono invitati a riflettere.
I miei detrattori affermano che agisco come un automa, che
non ho sentimenti e che non manifesto emozioni. A tutti loro rispondo dicendo
che non si governa con l’anima, ma con la competenza e con la forza delle idee.
Il mio nome è Monti, Mario Monti. Sono impegnato in una
missione quasi impossibile ma, con l’aiuto di tutte le persone consapevoli e assennate,
penso proprio di potercela fare.
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