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lunedì 9 gennaio 2012

AL SERVIZIO DEL PRESIDENTE



Il mio nome è Monti, Mario Monti. Sono un signore di 68 anni, professore universitario in pensione, al quale è stata affidata una missione quasi impossibile: salvare l’Italia. Ho accettato. D’altra parte non avevo scelta. Si è fatto appello al mio senso del dovere, un tasto al quale sono molto sensibile, e inoltre a rivolgermi questa accorata richiesta è stato un galantuomo che ho sempre stimato e rispettato: il mio Presidente. Ripeto, non potevo proprio sottrarmi.
Intendiamoci, personalmente ho sempre nutrito grandi ambizioni, sia nel corso della mia carriera accademica che quando ho ricoperto importanti incarichi di natura tecnica all’interno della Commissione Europea. Tuttavia ormai consideravo chiuse entrambe quelle gratificanti esperienze. Mi apprestavo a trascorrere gli anni futuri dedicando più tempo ai miei affetti, al limite impegnato in qualche prestigiosa consulenza in giro per il mondo. Sapete, sono considerato un buon economista, e può darsi che ciò corrisponda al vero.
Invece mi ritrovo alla guida di un governo piuttosto anomalo, in un periodo considerato tra i più bui difficoltosi da sempre per il nostro Paese. Il mio è un governo senza dubbio politico, perché piena espressione della volontà del Parlamento che, come sempre, è sovrano. Un esecutivo, però, formato esclusivamente da tecnici, scelti tra personalità di spicco soprattutto in ambito accademico, e che godono di tutto il mio credito. Alle Camere ho ottenuto una fiducia quasi plebiscitaria, e anche questo è un fatto nuovo, per certi versi imbarazzante. Partiti che fino a qualche giorno prima si combattevano aspramente hanno deciso, unanimi, di appoggiarmi. Già, i partiti, uno dei grandi elementi di criticità della nostra democrazia. In realtà, i partiti mi fanno pena. L’opinione pubblica li disprezza. Sono considerati, a ragione, incapaci di decidere, arroccati nei loro privilegi di casta, privi di una qualsiasi visione. I cittadini, naturalmente, hanno ragione ma, in verità, a me queste deboli e timorose formazioni politiche suscitano soltanto molto strazio. Perché sono ciechi, non riescono mai a vedere oltre il proprio naso, e per naso intendo la prossima scadenza elettorale. Vorrei poterli aiutare, e cercherò di farlo. La tregua rappresentata dal periodo in cui governerò dovrebbe consentire loro di rivedere i programmi, di diventare più concreti e lungimiranti, di rinunciare alla difesa di piccole ma agguerrite corporazioni, di ritrovare un’etica, sia politica che morale. Negli ultimi anni hanno prodotto un disastro dopo l’altro, rinunciando a governare oppure facendolo in maniera maldestra. Inseguendo, ciò riferito in particolare a qualcuno che non cito, l’esclusivo perseguimento di interessi personali. Se vorranno sopravvivere dovranno cambiare in modo radicale, perché io non potrò rimanere in eterno, dal momento che l’esecutivo che guido ha una scadenza ben precisa. Mi tocca parlare, quasi ogni giorno, con i principali esponenti dei partiti che sostengono il Governo. Mi sforzo di farlo, di ascoltarli, di fingere di accogliere le loro proposte. Mi accorgo, con desolazione, che tra loro regna soltanto la confusione, quel caos di idee che ci ha quasi condotto alla rovina. In alcuni di loro (pochi) colgo la buona volontà, in altri vedo l’immutabile e desolante ripetersi di errori commessi in passato. Mi auguro proprio che queste forze, indispensabili per garantire l’equilibrio democratico, riescano a mutare pelle. L’Italia ne ha un gran bisogno, però lo devono fare in fretta. Non dobbiamo e non possiamo permetterci di perdere altro tempo, e questo è anche l’imperativo che ispira la mia azione di governo. Si propone, si ascolta, si decide e si mette in pratica. Infine, si attendono i risultati.
Mi rendo conto che molti provvedimenti da me attuati siano duri, che richiedano ai cittadini grossi sacrifici, e ciò mi dispiace. Nondimeno, non abbiamo alternative. L’importante è che le rinunce e le privazioni di oggi possano garantire nuove prospettive per il domani, soprattutto a chi versa in condizioni di maggior disagio, a chi ha perso il lavoro, alle donne e ai giovani.
Volevo spendere due parole anche per le forze di opposizione, ma preferisco non farlo. Il mio giudizio sarebbe durissimo. Non tollero l’irresponsabilità, in più accompagnata da volgarità e trivialità. Il mio Paese merita ben altro. I cittadini che, ingenuamente, si riconoscono in tali forze politiche sono invitati a riflettere.
I miei detrattori affermano che agisco come un automa, che non ho sentimenti e che non manifesto emozioni. A tutti loro rispondo dicendo che non si governa con l’anima, ma con la competenza e con la forza delle idee.
Il mio nome è Monti, Mario Monti. Sono impegnato in una missione quasi impossibile ma, con l’aiuto di tutte le persone consapevoli e assennate, penso proprio di potercela fare.

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