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domenica 27 marzo 2011

HABEMUS PAPAM



È notte e piazza San Pietro è stracolma di gente. Una vera moltitudine, in spasmodica attesa di una fumata bianca. È così da quasi tre mesi, da quando ha avuto inizio quell’interminabile conclave. I fedeli, convinti di dover aspettare ancora a lungo, con il passare dei giorni si sono organizzati: con coperte, sacchi a pelo e rudimentali tende. Per fortuna il clima è mite, l’estate è arrivata in anticipo. Uomini, donne e bambini pregano alzando gli sguardi al cielo, ma sempre tenendo d’occhio il sacro fumaiolo.
A un tratto un brusio scuote la folla accalcata. Subito si trasforma in un boato, poi in un potente ruggito. È fumata bianca! Finalmente.
All’interno dei Sacri Palazzi, due cardinali sono reduci da quell’interminabile clausura. Sono stanchi, provati, e anche un po’ tediati. Sono stati sottoposti a una prova lunga, faticosa e tormentata.
“È finita! Credimi, non ce la facevo più!” dice il primo.
“Sia ringraziato il Signore! Alla fine, ha illuminato le nostre menti!” risponde l’altro.
“E tu chiami illuminazione tre mesi di continui litigi? E la gazzarra dell’altra sera? Per poco quei due venivano alle mani!”
“Non sempre le vie del Signore sono semplici da percorrere. Spesso sono colme di ostacoli, ma noi li abbiamo oltrepassati e abbiamo superato la prova.”
“Ho tanta nostalgia di Teresa” dice il primo, con lo sguardo sognante.
“Eh?” risponde sorpreso l’altro. Poi ricorda quella storia, di cui tutti mormorano. Si stupisce e si imbarazza. Il lungo periodo trascorso insieme, giorno e notte, evidentemente ha liberato le inibizioni, ha favorito la confidenza. Tuttavia, colto da improvviso pudore, cerca di cambiare discorso.
“Pensa che io non  vedo l’ora di tornare a giocare” dice.
“Anche tu sei un patito della Play?”
“Certo! E ho scoperto che è un passatempo piuttosto diffuso tra noi cardinali!”
“Come te la cavi con Giuda‘s Rebirth?”
L’altro sorride, prima di rispondere.
“Mai superato il terzo livello! Ma adesso…”
“È un po’ blasfemo, vero?”
Altro sorriso.
“Un pochino…”
“Il nuovo Papa di sicuro non approverebbe” dice l’altro, assestandogli una gomitata partecipe.
“Quello? Non si è neppure reso conto di quanto gli è accaduto! Ha avuto una fortuna incredibile. Se non ci fosse stato il muro contro muro tra noi e gli africani, non avrebbe avuto la minima possibilità!”
“Già, è vero. Sarà un pontificato debole, ma non c’era alternativa, Eravamo tutti sfiniti.”
“Il Papa della spossatezza! Dovremo indirizzarlo, guidarlo, consigliarlo…”
“Storie! Dovremo imporci e basta! Deve l’elezione a noi e sarà costretto a sdebitarsi.”
“Il cardinale Martiri ha un carattere difficile…”
“Sì…”
In un’altra ala dell’immenso edificio, il nuovo Papa è alle prese con il sarto.
“Sua Santità, per quale motivo non vuole indossare questi paramenti? Le assicuro, sono elegantissimi. Non si preoccupi se sono un po’ abbondanti, ma lei ha un fisico così snello! Comunque, se mi concede cinque minuti, con l’aiuto dei miei assistenti provvederò a sistemare tutto.”
Il famoso stilista De Donnis appare costernato. Non si aspettava un simile rifiuto. È nervoso, e continua a volteggiare, senza perdere la sua innata grazia, attorno al pontefice, agitando le mani ben curate.
Il Papa è assorto, concentrato. Il suo viso lungo e scavato esprime profonda sofferenza. Apre una borsa ed estrae qualcosa.
“Indosserò questo” dice.
“No!” geme il sarto. La sua voce è stridula.
Dopo un po’, il camerlengo si affaccia al balcone. L’annuncio che tutti stanno aspettando finalmente arriva.
“Annuntio vobis gaudium magnum! Habemus Papam! Eminentissimum ac reverendissimum Dominum, Dominum Josephum Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Martiri qui sibi nomen imposti Paulus VII!”
Grandi applausi, in attesa di vedere il nuovo Papa. Il quale, però, non si affaccia a sua volta. Dopo alcuni istanti lo vedono uscire dal portone, sulla piazza. E quasi non lo riconoscono, perché indossa un semplice saio. Sul petto scarno porta un piccolo crocifisso di legno. Cammina lentamente, e si dirige verso la folla entusiasta. La gente, in delirio, lo circonda, lo abbraccia, si richiude su di lui. Si sente un unico, enorme fragore.
Quando la folla si ritrae, del nuovo Papa non è rimasto nulla, se non un misero saio stracciato adagiato sul selciato millenario.



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