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giovedì 17 marzo 2011

IL PERSONAGGIO



Mi trovo qui, da solo, in mezzo a questa strada deserta. Non so chi sono, come mi chiamo, non ho ricordi. Cammino, disorientato e impaurito, e mi accosto a una vetrina. Mi fermo e scorgo, nel riflesso, la mia figura. Sono alto, snello, e indosso un abito elegante. Avvicino il volto al vetro. Scorgo un viso lungo e scavato, con gli zigomi pronunciati. I capelli sono chiari, radi e corti. Le labbra sono ben disegnate. Non riesco a distinguere il colore dei miei occhi.
Non so che cosa fare, non so perché sono qui. Allora riprendo il cammino, sempre più incerto e confuso. A un certo punto, di fronte a me non vedo più nulla. Le abitazioni sono scomparse, la via si interrompe. Il vuoto assoluto. Colto dall’angoscia, mi fermo e comincio a tremare, in modo convulso, in preda a al panico.
“Scusa.”
Una voce. Sento una voce. Non riesco a capire da dove provenga. Potrebbe essere dall’alto, ma pure dal basso. Mi sembra di impazzire.
“Ti ho chiesto scusa. Mi hai sentito?”
Di nuovo quella voce! Senza pensarci, ubbidendo a un istinto, rivolgo lo sguardo verso il cielo. Rispondo.
“Chi sei?”
“Mi dispiace, non volevo farti del male. Non avevo intenzione di spaventarti.”
“Chi sei?” ripeto. Il mio tono è implorante, una specie di belato.
“Non lo hai capito? Sono io, il tuo creatore.”
“Sei Dio?” domando.
Una risata.
“Sì, per te lo sono. Sono uno scrittore. Sono chi ti ha dato vita, chi ti ha forgiato.”
Non capisco. La disperazione mi assale.
“Qual è il mio nome? Chi sono? Ti prego, dimmelo!”
“Non so qual è il tuo nome, non ci ho ancora pensato. Potrebbe essere Ettore o Giovanni, oppure John Smith. Sai, per me la cosa non ha grande importanza.”
“Dimmi almeno che cosa devo fare.”
“Senti, ti devo confessare una cosa. Sono a corto di idee, e allora ho deciso di creare un personaggio, così, tanto per vedere ciò che poteva accadere. In questo momento però sono pigro e svogliato, non ho voglia di definire meglio le tue caratteristiche. Rassegnati, sei un protagonista sbiadito, un insuccesso creativo della mia fantasia indolente.”
“Ma io ormai esisto!” protesto.
“Lo so, per questo ti ho chiesto scusa. Ascolta, ti andrebbe di commettere un omicidio?”
“Perché?”
“Per conferire un po’ di nerbo a questa storia, altrimenti inconcludente. Ma tu non hai intenzione di collaborare, vero?”
“E va bene, accetto. Fammi diventare il protagonista di un giallo” dico, rassegnato.
Altra risata.
“Certi personaggi sono proprio disposti a tutto! In realtà, stavo scherzando. Non ho alcuna intenzione di scrivere un giallo.”
“E allora, che ne sarà di me?” Mi rendo conto che sto per mettermi a piangere.
La voce diventa seria. Assume un tono grave, dolente.
“Mi spiace, ma sto per cancellare il file.”
“Che cosa?”
“Ti elimino. Poi spegnerò il computer. Ti chiedo di nuovo scusa, so che non puoi capire. Viviamo in dimensioni completamente differenti.”
“Che cosa vuoi dire?” supplico.
“Intendo dire che la tua esistenza sarà stata assai breve. Nessuno si ricorderà di te, del personaggio comune e senza nome. Neppure io. In pratica, morirai senza aver vissuto.”


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