Tra meno di quattro mesi, le campane suoneranno a festa. O almeno,
dovrebbero. Ti sposerai, ma non ne hai nessuna voglia. È una brutta sensazione,
che ti stringe lo stomaco ogni mattina, che ti opprime. Certo, saresti ancora
in tempo per tornare indietro, per tirarti fuori da questo pantano. Lo sai, ma
sai anche che non lo farai. Non lo farai perché non ne hai la forza, perché sei
troppo depresso, un peso invisibile ti schiaccia le spalle, e non lo farai
perché ormai la macchina si è messa in moto. Inviti spediti, il ristorante
prenotato, i parenti già in fibrillazione. Fermare tutto significherebbe un
terremoto, uno scenario catastrofico che non hai la forza di affrontare.
Ogni giorno, la tua mente torna a lei, all'altra ragazza. Quella che ti ha
lasciato, o che tu hai lasciato? I ricordi sono sfocati, li hai volutamente
annebbiati, forse è stata una decisione condivisa, ma tu sai che è stata
comunque sbagliata. Un giorno sì e l'altro pure, sei sul punto di chiamarla. Il
telefono è in mano, ma poi ti fermi. Che cosa le potresti dire? Non lo sai.
Oppure sì: le dovresti dire la verità, che ti stai per sposare. E quella verità
non la sopporti.
E così, sei sempre distratto, perso in un labirinto di "cosa sarebbe
successo se...". E quasi non ti accorgi della tua fidanzata, appena salita
in macchina, che ti chiede che cosa hai organizzato per oggi. Non hai
programmato nulla, ovviamente. La tua mente è altrove. Ti tocca improvvisare.
"Andremo in montagna" dici, con una risolutezza che non provi.
"Ma fa freddo" si lamenta lei, tirando su il bavero del cappotto.
"Che importa? Siamo ben coperti. Faremo una toccata e fuga. Andremo a
bere qualcosa e poi saremo di ritorno prima che faccia buio".
Lei non appare molto convinta, il suo volto è una maschera di contrarietà,
ma non protesta. Non riesce a nascondere, però, di essere un po' seccata.
Come farò a sopportare questa donna per
tutta la vita? pensi, poi metti in moto, fingi di essere concentrato
sulla guida e durante tutto il viaggio non dici nulla.
In montagna, in effetti, fa molto freddo. C'è ancora della neve a terra,
ghiacciata, che riflette una luce debole e opaca. C'è un po' di gente, sciatori
con le tute colorate e l'attrezzatura ingombrante, ma voi non sciate. Cercate invece
un bar, un rifugio caldo in mezzo a quel gelo. Dopo aver bevuto una tisana,
decidete di fare altri due passi per il paese e poi di rientrare. Mentre
camminate, lo sguardo perso tra le poche vetrine - una panetteria, una
salumeria, una merceria, un negozio di abbigliamento con capi fuori moda, un altro
con articoli da montagna - la vedi. È in compagnia di alcuni amici, ride, i
capelli mossi dal vento freddo. Anche lei ti scorge, quasi nello stesso
momento.
Si stacca dalle altre persone e ti viene incontro. Senza pensarci, lasci la
mano della tua fidanzata, una sensazione di gelo ti pervade la mano libera, e vai
verso di lei. Vi gettate le braccia al collo, un abbraccio veloce, e vi scambiate
due baci sulle guance fredde.
"Tutto bene?" ha il tempo di dirti, gli occhi che ti scrutano con
un misto di curiosità e qualcosa d'altro, che non sai definire.
"No" rispondi. La parola ti sfugge, amara. Poi ognuno torna
indietro, la breve parentesi si chiude, lasciando un sapore strano,
indefinibile.
Sei di nuovo con la tua fidanzata. Ti accorgi che è in preda all'ira. La
sua mano è stretta in un pugno, le nocche bianche.
"Chi è quella?" sibila, la voce un sussurro carico di veleno.
"Una vecchia amica, di quando d'estate frequentavo questo paese"
dici sulla difensiva, cercando di mantenere un tono calmo, ma il cuore ti batte
forte.
"È lei? Si tratta di lei? Perché hai lasciato la mia mano? Ti vergogni
di me? Non lo sa che sei fidanzato? Perché non ci hai presentate? Ti piace
sempre? Pensi ancora a lei?" E poi continua, una raffica di domande che ti
trafiggono, il tono di voce che sale sempre di più, attirando sguardi curiosi.
Sei annichilito, distrutto. Alla fine ammetti che è proprio lei, la tua
vecchia ragazza. Chiedi mille volte scusa, le parole si accavallano, insincere
eppure disperate. Ma la tua fidanzata non ti rivolge più la parola per tutto il
viaggio di ritorno, il silenzio tra di voi è più assordante di qualsiasi urlo.
In verità, hai mentito. La tua vecchia ragazza non è lei, bensì sua cugina. Tanto, che cosa cambia?


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