"Non ci credo" dico, ansimando per lo sforzo. La bici scivola
sull'asfalto pieno di buche, e la ruota posteriore sobbalza.
"Giuro, l'ho fatto davvero" ribatte Pietro, senza tradire alcun
cenno di fatica. Pedala in modo regolare, le gambe muscolose che macinano giri
su giri, mentre i suoi occhi brillano, compiaciuti.
Siamo di ritorno dalla palestra, e l'aria fresca del pomeriggio ci asciuga
il sudore. Stamattina abbiamo fatto lezione a scuola, come ogni altro giorno,
ma ora è solo un lontano ricordo. L’unico pensiero che mi frulla per la testa è
il racconto assurdo di Pietro, che mi ha scaricato addosso all'improvviso. Mi
ha detto che ieri pomeriggio è stato a casa della professoressa d'italiano. La
cosa più incredibile è che non mi ha accennato nulla a scuola.
"Perché non me l'hai detto questa mattina?" domando, cercando di
affiancarlo.
"Non volevo che qualcuno sentisse" dice lui, la voce più bassa.
"Inoltre la prof non vuole che si sappia" aggiunge il mio
compagno e amico.
"Accidenti!" esclamo. "Lo avevi detto e lo hai fatto!"
In effetti, un paio di settimane fa, durante l'ora di italiano, aveva
chiesto direttamente a lei se poteva andare a trovarla a casa. La professoressa
aveva risposto: "Certo, vieni pure". Nessuno lo aveva preso sul
serio, era stato considerato come un momento goliardico, una delle tante
provocazioni di Pietro. Lui, però, lo aveva fatto sul serio.
Mentre Pietro continua a pedalare, soddisfatto, ripenso alla professoressa.
È nuova, arrivata solo quest'anno, ma ha già rivoluzionato le nostre giornate.
È giovane, avrà dieci anni più di noi al massimo, e ci accompagnerà per
l'intero triennio. Ha vinto il concorso ed è arrivata direttamente dalla sua
amata Sicilia.
"Ho dovuto abbandonare da un giorno all'altro familiari e amici"
ci ripete spesso, con un filo di nostalgia. Abita in un paesino qui vicino, a
dieci minuti dalla scuola, e sin dal primo giorno ha detto: "Non chiamatemi
prof e neppure per cognome, io sono semplicemente Maria Grazia".
In classe ha deciso di non farci leggere la Divina Commedia.
"Se volete, visto che fa parte del programma, ve la potete guardare
per conto vostro, tanto sapete di che cosa parla" ha detto. Al suo posto,
ha scelto La Storia di Elsa Morante. In realtà, a leggere è sempre lei,
con grande trasporto, passeggiando tra i banchi con il volume in mano. È
davvero fissata con quel libro, ne parla di continuo. In realtà, occorre dire
che non è poi così male. Dopo un po' ti prende.
Penso al suo aspetto. La prof non è molto alta, ha un corpo ben fatto,
capelli biondastri che porta lunghi e occhi chiari. Indossa sempre jeans, molto
attillati, e camicette ancora più aderenti che le mettono in risalto il seno
robusto.
Giuliano, il mio vicino di banco, che si atteggia sempre a grande esperto
di donne, aveva sentenziato: "Non indossa le gonne perché ha le gambe
brutte".
Il giorno dopo era stato puntualmente smentito. La prof si era presentata
in aula con un vestitino leggero a fiori, molto corto, che le lasciava le
spalle scoperte, nonostante fosse autunno. Ho trascorso l'intera lezione a
fissarle le gambe, che sono tutt'altro che brutte! A un certo punto lei se n'è
accorta. Mi ha guardato, il mio viso è diventato di fuoco, e poi mi ha sorriso,
un sorriso lieve e divertito.
"Ehi, aspettami!" grido a Pietro, che sta di nuovo pedalando come
un forsennato.
"Mi devi raccontare tutto" aggiungo.
Lo affianco, spingendo al massimo sui pedali.
"Non c'è molto da dire" risponde lui, scrollando le spalle.
"Quanto tempo sei stato da lei? Che cosa avete fatto?" chiedo a
raffica, curioso.
"Abbiamo passato un'ora, credo, a parlare" risponde lui.
"Un'ora!" esclamo, incredulo. "E... non avete fatto
niente?" domando, malizioso.
Lui scuote la testa, con un'espressione quasi seccata. "Te l'ho detto,
abbiamo parlato".
"Di cosa?" insisto.
Pietro sbuffa, frena bruscamente la bicicletta. Faccio altrettanto, le
ruote che stridono sull'asfalto.
"Abbiamo parlato di me" dice, fissandomi.
"Di te?" Faccio fatica a reggere il suo sguardo, tanto è
penetrante.
"Di come sono" dice, la voce molto seria.
Sono confuso.
"Io pensavo che tu fossi andato da lei perché ti piace, almeno così
avevi detto in classe, non per altri motivi" dico.
"In realtà, e in un certo modo, lei mi piace molto" risponde Pietro, adesso con un tono di voce piatto. I
suoi occhi chiari sono persi nel vuoto.
"Ma le altre donne no".
Finalmente comprendo. Qualcosa che avrei dovuto capire da tempo.


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