Herbert George Wells (1866
- 1946) è stato uno scrittore britannico tra i più popolari della sua
epoca. Autore di alcune delle opere fondamentali della fantascienza, è
ricordato come uno degli iniziatori di quel genere narrativo. Ha scritto molte
opere anche di altri generi: narrativa contemporanea, storia e critica sociale.
L'uomo invisibile è un romanzo del 1897 tradotto in
Italia nel 1900. Il protagonista, Griffin, inizialmente conosciuto come “Lo
Sconosciuto”, è un brillante scienziato vissuto nel pieno del XIX secolo,
animato da un’ambizione feroce e da un desiderio profondo di affermazione.
Nonostante venga ignorato e sottovalutato dai suoi colleghi e dalla comunità
scientifica del tempo, egli si dedica con ostinazione e totale dedizione a un
progetto rivoluzionario: una scoperta che possa garantirgli fama, ricchezza e
soprattutto il riconoscimento che ritiene di meritare per la sua intelligenza
fuori dal comune.
Per
proseguire indisturbato i suoi esperimenti, Griffin si trasferisce in una
tranquilla cittadina del Sussex, dove prende alloggio in una locanda locale.
Qui, isolato dal mondo e protetto dall’anonimato, si immerge del tutto nel
lavoro, trascorrendo intere giornate chiuso nella sua stanza. Tuttavia, il suo
comportamento schivo e le continue richieste insolite iniziano a destare
sospetti. La padrona dell’albergo, insieme ad alcuni abitanti del villaggio,
comincia a interrogarsi su cosa stia realmente accadendo dietro quella porta
sempre chiusa.
In
realtà, Griffin sta cercando di invertire gli effetti di un esperimento
precedente che lo ha reso completamente invisibile. Una condizione che, se da
un lato gli offre potenzialità straordinarie, dall’altro lo espone a una serie
di complicazioni impreviste: isolamento, difficoltà pratiche, e una crescente
instabilità emotiva. La sua invisibilità, inizialmente tenuta nascosta, viene
infine scoperta a seguito di indagini sempre più pressanti condotte dalla
padrona di casa e, successivamente, dalla polizia locale. Messo alle strette,
Griffin è costretto a fuggire, abbandonando la locanda e rifugiandosi nelle
campagne inglesi, dove spera di trovare il tempo e la lucidità per riflettere
sulla sua condizione.
Durante
la fuga, incontra un uomo di nome Marvel, un individuo semplice e timoroso, che
rimane sconvolto dai poteri del misterioso scienziato. Griffin, ormai
consapevole del vantaggio strategico che la sua invisibilità gli conferisce, lo
sottomette e lo costringe a seguirlo, trasformandolo in una specie di
servitore. Ma la mente di Griffin è ormai dominata da un’idea pericolosa:
sfruttare la sua condizione per instaurare un regime di terrore, un dominio
fondato sulla paura e sull’impunità, dove l’invisibilità diventa strumento di
potere assoluto.
Così,
il romanzo si trasforma in una riflessione inquietante sul confine tra
genialità e follia, tra scienza e morale, tra il desiderio di riconoscimento e
la perdita dell’umanità.
La
lettura del romanzo L’uomo
invisibile può lasciare in un adolescente un senso di inquietudine
ma anche di profonda curiosità verso i limiti della scienza e della natura
umana. Attraverso la parabola di Griffin, ci si confronta con temi come
l’isolamento, l’ambizione sfrenata, il desiderio di potere e le conseguenze dell’assenza
di empatia. L’idea che l’intelligenza, se non accompagnata da responsabilità e
compassione, può trasformarsi in una forza distruttiva. È una storia che invita
a riflettere su cosa significhi davvero "vedere" e "essere
visti", non solo con gli occhi, ma con la coscienza.


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