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sabato 29 novembre 2025

LETTURE DELLA GIOVINEZZA (5) - "TOMMY RIVER" DI MINO MILANI


 (Dodici letture dell'adolescenza che hanno fatto nascere l'amore per i libri).

Mino Milani (1928 - 2022) è stato uno scrittore, giornalista e fumettista italiano, noto per la sua versatilità e per la grande prolificità. Ha scritto romanzi storici, d’avventura, gialli e opere per ragazzi. Tra i suoi più celebri personaggi troviamo Tommy River, protagonista di una serie western molto amata (in tutto sono otto i volumi dedicati al giovane cow-boy, scritti tra il 1960 e il 1976). La scrittura di Milani, limpida e coinvolgente, ha accompagnato intere generazioni di lettori, e ha lasciato un segno profondo nella narrativa italiana del Novecento. Tommy River è il primo romanzo della serie dedicata al selvaggio West, ed è una storia avventurosa, intensa e profonda, che mescola azione, identità e ricerca di giustizia in un’America post guerra civile ancora segnata da conflitti e trasformazioni.

Nel cuore del racconto troviamo Tommy River, un giovane ex ufficiale della cavalleria sudista che, dopo la fine della guerra si ritrova senza patria, senza ruolo e senza direzione. Non è più un soldato, non è ancora un cow-boy: è un uomo in transizione, alla ricerca di un nuovo senso, di un lavoro, di un destino. Il romanzo lo segue in questo percorso, che lo porta a vivere tra i nativi americani, in una terra dove le identità si mescolano e i confini culturali si fanno più sfumati.

Milani tratteggia un protagonista complesso e sfaccettato, che si interroga su chi sia davvero: bianco tra i pellerossa, guerriero senza guerra, uomo in bilico tra due mondi. La sua pelle più chiara dei Cheyenne non conta nulla: ciò che conta è da che parte si sceglie di stare, quella della giustizia, della dignità, dell’umanità. E Tommy sceglie.

Il romanzo è scritto con uno stile limpido e coinvolgente, e riesce a evocare paesaggi, emozioni e tensioni con grande efficacia. L’avventura è il motore narrativo, ma sotto la superficie si muovono temi più profondi: il senso di appartenenza, la costruzione dell’identità, il confronto tra culture, la memoria di una guerra che ha lasciato ferite ancora aperte.

Per un lettore adolescente, Tommy River non è soltanto una storia di scontri, cavalli e pistole: è un racconto di formazione mascherato da romanzo d’avventura. Attraverso le vicende del protagonista, il romanzo invita il lettore a interrogarsi su cosa significhi davvero scegliere la propria identità. Tommy non è un eroe nel senso classico: è un ragazzo che si trova costantemente a dover decidere tra ciò che ha imparato e ciò che sente giusto, tra le regole imposte dalla società e la voce della propria coscienza.

In un mondo diviso da pregiudizi, violenza e rancori, Tommy sceglie la via più difficile: quella dell’empatia, del rispetto, della giustizia. E lo fa non con proclami, ma con gesti concreti, con silenzi, con scelte che lo allontanano dalla sicurezza e lo avvicinano alla verità. Questo può essere un messaggio potente: che il coraggio non è solo affrontare un nemico, ma anche resistere alla pressione del gruppo, difendere chi è diverso, restare fedeli a sé stessi.


giovedì 27 novembre 2025

NUOVO LIBRO - ESTRATTI (3)

Dal racconto: Faccia di topo

Il suo primo giorno alla Soluzioni Globali srl, una grande ditta di servizi, fu come essere catapultata in un formicaio frenetico e chiassoso. Paola, ragazza molto timida e impacciata, si sentiva minuscola e vulnerabile in mezzo a quel brulicare di volti sconosciuti. I suoi capelli neri e lisci incorniciavano un viso dalla forma appuntita, con tratti decisi e un po' spigolosi. La pelle era olivastra. Il fisico minuto e l'evidente magrezza non facevano che accrescere in lei la mancanza di autostima. Nessuno sembrava notarla, i colleghi sfrecciavano indaffarati, i loro sguardi non si posavano mai su di lei. Insomma, si sentiva un pesce fuor d'acqua, in un ambiente che le appariva ostile e che non riusciva a comprendere. Poi incontrò Arianna. Anche lei era una nuova arrivata, ma la sua persona era circondata da una suggestione del tutto diversa. Aveva qualche anno in più di Paola, e si muoveva con una sicurezza che spiazzava. Un sorriso un po' sfrontato le illuminava sempre il volto. Bionda, con riccioli corti e un trucco impeccabile che faceva risaltare gli occhi azzurri, Arianna emanava un'energia contagiosa. Il suo fisico formoso non la scoraggiava affatto. Anzi, sembrava quasi un pretesto per indossare abiti attillati e gonne corte che mettevano in risalto le sue generose curve. Arianna amoreggiava apertamente con tutti gli uomini dell'ufficio, concedendo sorrisi ammiccanti e battute maliziose. A differenza di Paola, lei si era ambientata con una rapidità sorprendente. Grazie alla presenza di Arianna, Paola iniziò a sentirsi meno invisibile, anche se le sue difficoltà continuavano. Al lavoro, la sua timidezza si traduceva in goffaggine e incertezza, rendendo anche i compiti più semplici una montagna da scalare. Nelle interazioni sociali si sentiva sempre a disagio, le parole le morivano in gola e il rossore le invadeva il viso al minimo contatto visivo. Un giorno, durante una pausa caffè, Arianna si avvicinò a Paola con un'espressione complice.

"Ti devo confessare una cosa" disse, gli occhi che brillavano di una luce maliziosa. "Mi sono presa una bella cotta per il dottor Strozzi". Si trattava del loro dirigente. Paola rimase di stucco.

"Ma... lui è sposato" balbettò, il suo senso morale in subbuglio. "E poi ha più di cinquant'anni!"

Arianna scrollò le spalle con noncuranza.

"Certo, lo so. In ogni caso è un uomo molto affascinante, con un sacco di soldi. E a me i soldi piacciono, non te lo nascondo".

Paola si sentì turbata da quella confessione così spudorata.

"E lui come si comporta? Ti fa dei complimenti?" chiese con titubanza.

"Oh, sicuro" rispose Arianna con un sorriso furbo. "Anche un po' pesanti, a volte. Ed io sto al gioco. Una volta mi ha pure messo una mano sul sedere, sai? Ma ho fatto finta di niente".

Paola era sempre più incredula e sconcertata. Qualche giorno dopo, fu invece lei a confidarsi con Arianna.

"Sai, mi piace Giorgio" sussurrò, il viso in fiamme. Giorgio era un collega gentile e riservato, un bel ragazzo che spesso incrociava il suo sguardo, uno dei pochi che lo facesse. In quei momenti si sentiva ancora più a disagio, ma quell'attenzione le procurava piacere(...)

(Il libro è disponibile in versione cartacea e digitale su Amazon e sulle principali librerie online) 

 

martedì 25 novembre 2025

NON LEI, L'ALTRA


 

Tra meno di quattro mesi, le campane suoneranno a festa. O almeno, dovrebbero. Ti sposerai, ma non ne hai nessuna voglia. È una brutta sensazione, che ti stringe lo stomaco ogni mattina, che ti opprime. Certo, saresti ancora in tempo per tornare indietro, per tirarti fuori da questo pantano. Lo sai, ma sai anche che non lo farai. Non lo farai perché non ne hai la forza, perché sei troppo depresso, un peso invisibile ti schiaccia le spalle, e non lo farai perché ormai la macchina si è messa in moto. Inviti spediti, il ristorante prenotato, i parenti già in fibrillazione. Fermare tutto significherebbe un terremoto, uno scenario catastrofico che non hai la forza di affrontare.

Ogni giorno, la tua mente torna a lei, all'altra ragazza. Quella che ti ha lasciato, o che tu hai lasciato? I ricordi sono sfocati, li hai volutamente annebbiati, forse è stata una decisione condivisa, ma tu sai che è stata comunque sbagliata. Un giorno sì e l'altro pure, sei sul punto di chiamarla. Il telefono è in mano, ma poi ti fermi. Che cosa le potresti dire? Non lo sai. Oppure sì: le dovresti dire la verità, che ti stai per sposare. E quella verità non la sopporti.

E così, sei sempre distratto, perso in un labirinto di "cosa sarebbe successo se...". E quasi non ti accorgi della tua fidanzata, appena salita in macchina, che ti chiede che cosa hai organizzato per oggi. Non hai programmato nulla, ovviamente. La tua mente è altrove. Ti tocca improvvisare.

"Andremo in montagna" dici, con una risolutezza che non provi.

"Ma fa freddo" si lamenta lei, tirando su il bavero del cappotto.

"Che importa? Siamo ben coperti. Faremo una toccata e fuga. Andremo a bere qualcosa e poi saremo di ritorno prima che faccia buio".

Lei non appare molto convinta, il suo volto è una maschera di contrarietà, ma non protesta. Non riesce a nascondere, però, di essere un po' seccata.

Come farò a sopportare questa donna per tutta la vita? pensi, poi metti in moto, fingi di essere concentrato sulla guida e durante tutto il viaggio non dici nulla.

In montagna, in effetti, fa molto freddo. C'è ancora della neve a terra, ghiacciata, che riflette una luce debole e opaca. C'è un po' di gente, sciatori con le tute colorate e l'attrezzatura ingombrante, ma voi non sciate. Cercate invece un bar, un rifugio caldo in mezzo a quel gelo. Dopo aver bevuto una tisana, decidete di fare altri due passi per il paese e poi di rientrare. Mentre camminate, lo sguardo perso tra le poche vetrine - una panetteria, una salumeria, una merceria, un negozio di abbigliamento con capi fuori moda, un altro con articoli da montagna - la vedi. È in compagnia di alcuni amici, ride, i capelli mossi dal vento freddo. Anche lei ti scorge, quasi nello stesso momento.

Si stacca dalle altre persone e ti viene incontro. Senza pensarci, lasci la mano della tua fidanzata, una sensazione di gelo ti pervade la mano libera, e vai verso di lei. Vi gettate le braccia al collo, un abbraccio veloce, e vi scambiate due baci sulle guance fredde.

"Tutto bene?" ha il tempo di dirti, gli occhi che ti scrutano con un misto di curiosità e qualcosa d'altro, che non sai definire.

"No" rispondi. La parola ti sfugge, amara. Poi ognuno torna indietro, la breve parentesi si chiude, lasciando un sapore strano, indefinibile.

Sei di nuovo con la tua fidanzata. Ti accorgi che è in preda all'ira. La sua mano è stretta in un pugno, le nocche bianche.

"Chi è quella?" sibila, la voce un sussurro carico di veleno.

"Una vecchia amica, di quando d'estate frequentavo questo paese" dici sulla difensiva, cercando di mantenere un tono calmo, ma il cuore ti batte forte.

"È lei? Si tratta di lei? Perché hai lasciato la mia mano? Ti vergogni di me? Non lo sa che sei fidanzato? Perché non ci hai presentate? Ti piace sempre? Pensi ancora a lei?" E poi continua, una raffica di domande che ti trafiggono, il tono di voce che sale sempre di più, attirando sguardi curiosi.

Sei annichilito, distrutto. Alla fine ammetti che è proprio lei, la tua vecchia ragazza. Chiedi mille volte scusa, le parole si accavallano, insincere eppure disperate. Ma la tua fidanzata non ti rivolge più la parola per tutto il viaggio di ritorno, il silenzio tra di voi è più assordante di qualsiasi urlo.

In verità, hai mentito. La tua vecchia ragazza non è lei, bensì sua cugina. Tanto, che cosa cambia?

sabato 22 novembre 2025

LETTURE DELLA GIOVINEZZA (4) - "L'UOMO INVISIBILE" DI HERBERT GEORGE WELLS

(Dodici letture dell'adolescenza che hanno fatto nascere l'amore per i libri).

Herbert George Wells (1866 - 1946) è stato uno scrittore britannico tra i più popolari della sua epoca. Autore di alcune delle opere fondamentali della fantascienza, è ricordato come uno degli iniziatori di quel genere narrativo. Ha scritto molte opere anche di altri generi: narrativa contemporanea, storia e critica sociale.

L'uomo invisibile è un romanzo del 1897 tradotto in Italia nel 1900. Il protagonista, Griffin, inizialmente conosciuto come “Lo Sconosciuto”, è un brillante scienziato vissuto nel pieno del XIX secolo, animato da un’ambizione feroce e da un desiderio profondo di affermazione. Nonostante venga ignorato e sottovalutato dai suoi colleghi e dalla comunità scientifica del tempo, egli si dedica con ostinazione e totale dedizione a un progetto rivoluzionario: una scoperta che possa garantirgli fama, ricchezza e soprattutto il riconoscimento che ritiene di meritare per la sua intelligenza fuori dal comune.

Per proseguire indisturbato i suoi esperimenti, Griffin si trasferisce in una tranquilla cittadina del Sussex, dove prende alloggio in una locanda locale. Qui, isolato dal mondo e protetto dall’anonimato, si immerge del tutto nel lavoro, trascorrendo intere giornate chiuso nella sua stanza. Tuttavia, il suo comportamento schivo e le continue richieste insolite iniziano a destare sospetti. La padrona dell’albergo, insieme ad alcuni abitanti del villaggio, comincia a interrogarsi su cosa stia realmente accadendo dietro quella porta sempre chiusa.

In realtà, Griffin sta cercando di invertire gli effetti di un esperimento precedente che lo ha reso completamente invisibile. Una condizione che, se da un lato gli offre potenzialità straordinarie, dall’altro lo espone a una serie di complicazioni impreviste: isolamento, difficoltà pratiche, e una crescente instabilità emotiva. La sua invisibilità, inizialmente tenuta nascosta, viene infine scoperta a seguito di indagini sempre più pressanti condotte dalla padrona di casa e, successivamente, dalla polizia locale. Messo alle strette, Griffin è costretto a fuggire, abbandonando la locanda e rifugiandosi nelle campagne inglesi, dove spera di trovare il tempo e la lucidità per riflettere sulla sua condizione.

Durante la fuga, incontra un uomo di nome Marvel, un individuo semplice e timoroso, che rimane sconvolto dai poteri del misterioso scienziato. Griffin, ormai consapevole del vantaggio strategico che la sua invisibilità gli conferisce, lo sottomette e lo costringe a seguirlo, trasformandolo in una specie di servitore. Ma la mente di Griffin è ormai dominata da un’idea pericolosa: sfruttare la sua condizione per instaurare un regime di terrore, un dominio fondato sulla paura e sull’impunità, dove l’invisibilità diventa strumento di potere assoluto.

Così, il romanzo si trasforma in una riflessione inquietante sul confine tra genialità e follia, tra scienza e morale, tra il desiderio di riconoscimento e la perdita dell’umanità.

La lettura del romanzo L’uomo invisibile può lasciare in un adolescente un senso di inquietudine ma anche di profonda curiosità verso i limiti della scienza e della natura umana. Attraverso la parabola di Griffin, ci si confronta con temi come l’isolamento, l’ambizione sfrenata, il desiderio di potere e le conseguenze dell’assenza di empatia. L’idea che l’intelligenza, se non accompagnata da responsabilità e compassione, può trasformarsi in una forza distruttiva. È una storia che invita a riflettere su cosa significhi davvero "vedere" e "essere visti", non solo con gli occhi, ma con la coscienza.

 

giovedì 20 novembre 2025

NUOVO LIBRO - ESTRATTI (2)

Dal racconto: Il maestro di tennis

 

(...) Fin dall'inizio, tra me e Simona c'è stata una grande sintonia, non abbiamo mai avuto discussioni. Anche se ha poco più di quattordici anni, lei ha un bel fisico armonioso: è alta e atletica, con spalle forti. Le ragazze della sua età, in confronto, sembrano giraffe sgraziate. Invece, il corpo di Simona è già ben definito. Lei è carina, anche se la sua bellezza è comune. Ha i capelli castano chiaro e lunghi, con la riga in mezzo. Quando gioca, li lega in una coda un po' approssimativa.

Il suo carattere solare e divertente mi ha contagiato fin da subito, ha reso più leggeri gli allenamenti. Simona è estroversa, spontanea, non ha peli sulla lingua e dice sempre ciò che pensa, con una freschezza che disarma. Questa sua apertura rende il nostro rapporto di lavoro sciolto e sempre interessante. Il mio compito principale dovrebbe essere quello di perfezionare la sua tecnica, di affinare quel talento naturale che possiede aggiungendo al suo repertorio qualche colpo un po' più ricercato, magari una smorzata insidiosa o una veronica eseguita con maggiore precisione. In parallelo, stiamo lavorando molto sull'aspetto mentale, un elemento cruciale nel tennis, soprattutto a livello agonistico. Le insegno a gestire la pressione prima della gara, a rimanere concentrata nei momenti difficili, a trasformare la rabbia per un errore in energia positiva. Sono convinto che la solidità mentale di un atleta debba essere costruita fin dalla giovane età.

Negli ultimi tempi, però, ho iniziato a percepire un cambiamento quasi impercettibile ma che non lascia dubbi nell'atteggiamento di Simona. Non so bene come descriverlo, c'è qualcosa nell'aria, un'energia diversa quando mi è vicino. Ho il timore, anzi, la quasi certezza che si sia presa una cotta per me. Lo noto da piccoli segnali, da sguardi prolungati, da un'attenzione diversa nei miei confronti. Sembra meno spensierata, a volte quasi timida, eppure, allo stesso tempo, è diventata più civettuola. Cura molto di più il suo abbigliamento quando viene al circolo, scegliendo completini che mettono in risalto la sua figura. E poi ci sono quei dettagli che prima non notavo: a volte si presenta con gli occhi leggermente truccati, un filo di mascara, e le sue belle labbra sembrano sempre più lucide, a volte con una leggera colorazione rosata.

Ma sono alcuni contatti fisici, in apparenza innocenti, a turbarmi molto. Quando mi avvicino a lei per correggere l'impugnatura della racchetta, e mi metto alle sue spalle a stretto contatto per guidare il suo movimento, colgo la pressione dei suoi glutei sulla patta dei miei pantaloncini. Un contatto breve, forse involontario, ma che mi lascia sempre un senso di disagio. Se mi allontano un po' per osservare meglio la sua esecuzione, lei tende a seguirmi nel movimento, accorcia le distanze. E poi c'è stato un episodio in particolare che mi ha messo in grande difficoltà. Stavo cercando di spiegarle un movimento del bacino durante il servizio e, per testare la sua consapevolezza corporea, ho esercitato anch'io una leggera pressione sulla parte bassa della sua schiena. La sua reazione mi ha spiazzato: ha iniziato a fare dei piccoli movimenti rotatori con le anche, un gesto ambiguo, quasi provocatorio. A quel punto ho interrotto subito la lezione, mi sono allontanato con il cuore che batteva forte, sconvolto da quella che mi era sembrata una palese allusione. (...)

(Il libro è disponibile in versione cartacea ed e-book su Amazon e sulle principali librerie online)

martedì 18 novembre 2025

ESECUZIONI


 

L'ombra della paura si allungava sulle strade delle città, soffocando ogni residuo di normalità. I reati aumentavano sempre di più, tanto da sembrare inarrestabili, inghiottivano la tranquillità quotidiana, lasciando una tragica scia di violenza e disperazione. Le prigioni, ormai al collasso, rigurgitavano detenuti, ormai ammassati uno sull'altro. Lo Stato annaspava, impotente di fronte al dilagare della criminalità. La gente era stanca, la rabbia ribolliva e le piazze erano animate da proteste sempre più massicce, un coro assordante che invocava giustizia, che chiedeva a gran voce un cambiamento.

Fu in questo clima di disperazione che fu presa una decisione severa: un provvedimento straordinario e urgente stabilì l'abolizione delle pene detentive. Da quel momento in poi, ogni condannato, dal più efferato assassino al più insignificante ladruncolo, sarebbe stato giustiziato. Si trattava di una soluzione radicale, brutale, nata dalla convinzione che solo il terrore potesse arginare il caos.

Le esecuzioni, da quel momento, si moltiplicarono a migliaia, troppe per essere gestite dal solo apparato statale. Allora, con un cinismo disarmante, lo Stato delegò la funzione capitale ai cittadini.

"Se ce l'avessi tra le mani" avevano sempre borbottato e urlato nelle piazze. Adesso quelle parole si erano trasformate in una realtà agghiacciante. Ogni mattina, un furgone scuro si fermava davanti alle abitazioni sorteggiate. Un condannato, spesso con lo sguardo spento e rassegnato, veniva consegnato alla famiglia prescelta. La sera, un altro furgone passava a ritirare il cadavere. Una routine macabra che si ripeteva senza sosta, scandendo il ritmo di una nuova, terrificante normalità.

Quel giorno, tra le altre, era il turno della famiglia Brogi. Un giovane dai tratti smunti, le mani legate dietro la schiena e gli occhi privi di ogni speranza, fu scortato dentro casa. L'aria si fece pesante, densa di una tensione insopportabile. La signora Brogi si affrettò in cucina, fingendo indifferenza, sperando che il peso dell'orrore ricadesse tutto sulle spalle del marito. Lui, lo sguardo sgomento, provò ad affrontare la situazione, ma il coraggio gli venne meno. La sua mano tremava in modo incontrollabile, il fiato gli mancava, soffocato da un'angoscia opprimente. Alla fine desistette, incapace di compiere un gesto che considerava mostruoso.

L'incubo si fece più pressante. Le regole erano chiare: se la famiglia incaricata non avesse proceduto con l'esecuzione, sarebbe stata a sua volta processata e avrebbe rischiato la condanna a morte. I Brogi erano intrappolati, un'onda gelida di disperazione li avvolse. Il tempo stringeva, ogni secondo sembrava un'eternità. La scelta era tra la vita di quel giovane sconosciuto e la propria, e quella dei propri cari.

Poi, in un istante che si dilatò all'infinito, fu Clara, la figlia più giovane, a farsi avanti. I suoi occhi, di solito pieni di sogni e di innocenza, ora riflettevano una determinazione glaciale, una fredda risolutezza che non gli apparteneva. Afferrò l'arma che era stata lasciata sul tavolo, la strinse con una fermezza inaspettata per una ragazza della sua età. Senza esitare, senza pronunciare una sola parola, eseguì il compito. Il rumore squarciò il silenzio innaturale della casa, un suono secco e assordante che marchiò per sempre le loro vite. La famiglia Brogi era salva, ma a quale prezzo? Il sangue di un innocente, o di un colpevole che fosse, aveva macchiato le loro mani, le loro anime, in un mondo dove la giustizia era morta e la sopravvivenza era diventata la sola, brutale legge.

sabato 15 novembre 2025

LETTURE DELLA GIOVINEZZA (3) - "LA COLLINA DEI CONIGLI" DI RICHARD ADAMS


(Dodici letture dell'adolescenza che hanno fatto nascere l'amore per i libri).

Richard George Adams (1920 - 2016) è stato uno scrittore britannico. È conosciuto soprattutto per avere scritto tre romanzi che hanno come protagonisti degli animali. Il più noto tra loro è La collina dei conigli, uscito nel 1972 e tradotto in Italia nel 1975.

La storia inizia in una tranquilla comunità di conigli situata a Sandleford, dove un giovane e sensibile esemplare di nome Quintilio è tormentato da una visione inquietante: la sua tana è destinata a essere distrutta. Insieme al fratello maggiore Moscardo, cerca invano di convincere il capo della conigliera a organizzare una fuga. Di fronte all’indifferenza generale, i due decidono di partire da soli, accompagnati da un piccolo gruppo di compagni: tra loro ci sono due ex membri della guardia militare, Parruccone e Argento, il brillante Mirtillo, il velocissimo Dente di Leone, il timido Nicchio, il goffo Smerlotto, il tenace Ramolaccio e i riservati Lampo e Ghianda.

Guidati da Moscardo, i conigli si avventurano in territori sconosciuti, affrontando pericoli e ostacoli. Lungo il cammino incontrano Primula Gialla, un coniglio eccentrico che li invita a unirsi alla sua colonia, dove il cibo abbonda e tutto sembra sicuro. Ma presto scoprono che l’ambiente è disseminato di trappole mortali piazzate da un contadino. Dopo un episodio drammatico in cui Parruccone rischia la vita, il gruppo decide di ripartire, portando con sé Ribes, un coniglio fuggito da quella conigliera.

La compagnia raggiunge infine la cima della collina di Watership, luogo che Quintilio aveva visto nelle sue visioni come rifugio ideale. Qui si stabiliscono, e vengono raggiunti da due superstiti di Sandleford, Pungitopo e Campanula, che confermano la distruzione della loro vecchia casa, dando credito alle premonizioni di Quintilio.

Sul colle, i conigli stringono amicizia con Kehaar, un gabbiano ferito che diventa loro alleato. Ma la nuova colonia ha un problema: non ci sono femmine, e senza di loro non potrà sopravvivere. Grazie a Kehaar, scoprono l’esistenza di una grande conigliera chiamata Èfrafa, e organizzano una spedizione guidata da Pungitopo per convincere alcune femmine a unirsi a loro. Tuttavia, la missione pacifica si trasforma in prigionia: Èfrafa è governata con pugno di ferro dal Generale Vulneraria, che tiene tutti sotto stretta sorveglianza.

Nel frattempo, ignari dell’esito della spedizione, i conigli rimasti a Watership tentano un’incursione in una fattoria vicina per liberare alcune coniglie domestiche. L’operazione riesce, ma Moscardo viene gravemente ferito e si salva solo grazie all’intuito di Quintilio.

Con solo due femmine al seguito, Moscardo elabora un piano più audace per tornare a Èfrafa e liberarne altre. Parruccone si infiltra nella colonia nemica, contatta alcune femmine insoddisfatte e, con l’aiuto di Kehaar, organizza la fuga. Il primo tentativo fallisce per un imprevisto, ma dopo molte peripezie il gruppo riesce a tornare a Watership con le compagne liberate.

Seguono poi altre peripezie, che portano alla sconfitta definitiva  del Generale Vulneraria.

Col passare degli anni, la colonia di Watership si espande e prospera. Moscardo, ormai vecchio e stanco, muore serenamente. La sua anima viene accolta da El-ahrairah, il leggendario eroe dei conigli, e condotta verso un’altra vita.

La lettura di La collina dei conigli può lasciare in un adolescente un senso profondo di crescita, coraggio e solidarietà. Attraverso il viaggio dei protagonisti, il giovane lettore scopre il valore della libertà, l’importanza dell’amicizia e la forza della comunità di fronte al pericolo. Il romanzo insegna che anche i più deboli, se uniti e guidati dalla fiducia reciproca, possono affrontare le sfide più grandi. Rimane il ricordo di un’avventura epica, ma anche la consapevolezza che la vera forza non sta nella violenza, bensì nell’intelligenza, nella lealtà e nella speranza.


giovedì 13 novembre 2025

NUOVO LIBRO - ESTRATTI (1)


 

Dal racconto: Festa di Capodanno

La baita di montagna, incastonata nel manto nevoso che brillava sotto la luce delle stelle, era un centro di allegria e di calore. Le chiacchiere e le risate delle giovani coppie si univano al crepitio del fuoco nel camino, creando un'atmosfera intima e festosa. La cena di Capodanno era stata un succedersi di piatti gustosi e di brindisi spensierati, innaffiati da abbondante vino rosso e spumante. Alla fine erano comparsi, come per magia, dei superalcolici che qualcuno aveva portato. L'euforia della festa aveva contagiato tutti, rendendo l'ambiente vivace e pieno di promesse per l'anno nuovo.

Quando i bicchieri furono stati quasi tutti svuotati e le pance ormai piene, Roberto, l'anima della festa nonché generoso padrone di casa, propose un gioco per ravvivare ancora di più la serata. Uno di quei giochi stupidi che si fanno quando non si sa più che cosa fare e quando si è tutti un po' brilli. Tra qualche lieve resistenza e molte risate, le coppie si disposero in cerchio nel salone addobbato a festa. Il gioco era semplice: a turno, si doveva rispondere con sincerità a una domanda un po' imbarazzante. Chi si rifiutava di farlo avrebbe dovuto affrontare una penitenza stabilita all'unanimità.

Le risposte, a volte divertenti, a volte anche un po' piccanti, rivelarono piccole manie oltre che segreti difficili da confessare. Alla fine, il destino beffardo designò Mario e Rosy come i perdenti, poiché considerati da tutti i più reticenti. Mario era fidanzato con Giulia, seduta proprio accanto a lui, mentre Rosy era la compagna di Luca, che le teneva la mano con un sorriso un po' nervoso.

Roberto, con un luccichio malizioso negli occhi, dovuto non soltanto all'alcool ma alla consueta impudenza, si strofinò le mani, pregustando il divertimento.

"Per i nostri due sfortunati amici ho in mente una penitenza che ricorderanno a lungo!" annunciò euforico.

Un mormorio di eccitazione percorse l'intero gruppo. Mario e Rosy si scambiarono un'occhiata carica di nervosismo e apprensione. I due ragazzi non si conoscevano bene, si erano incontrati solo un paio di volte in compagnia e non avevano mai avuto l'occasione di scambiare più di qualche parola superficiale.

"La pena sarà questa" proclamò Roberto con un tono teatrale. "Mario e Rosy dovranno scambiarsi i vestiti!"

Un silenzio assoluto calò sull'ambiente. Mario sentì il viso avvampare. Rosy sgranò gli occhi, sorpresa e confusa ma anche un po' divertita. L'imbarazzo generale era comunque palpabile, denso come il fumo che proveniva pigro dal camino quasi spento (...)

(Il libro è disponibile in versione cartacea ed e-book su Amazon e sulle principali librerie online)

martedì 11 novembre 2025

L'ASCIUGAMANO

Il sole picchiava senza pietà sul campo centrale, l'aria era pesante e densa di umidità. La tennista slovacca, tale Maria Mikula, una giocatrice di ottimo livello, si preparava a servire. La ragazza era molto alta, con gambe lunghe e muscolose, spalle quadrate e capelli biondi raccolti in una unica treccia. Si era appena concluso uno scambio molto intenso, il caldo aveva contribuito a renderlo ancora più faticoso.

Uno dei raccattapalle si avvicinò per porgere alla tennista un asciugamano, come era solito fare tra un gioco e l'altro. Uno dei suoi tanti compiti, oltre a quello principale di recuperare le palline. Il ragazzo, un adolescente un po' robusto con i capelli rossi, stava proprio dietro di lei. La ragazza afferrò la salvietta di spugna di scatto, quasi gliela strappò di mano, senza neppure guardarlo in faccia. Quindi si deterse in fretta prima il viso, poi le spalle e la scollatura, e infine passò più volte l'asciugamano sulle cosce abbronzate e lucide di sudore. Quindi restituì l'asciugamano al ragazzo lanciandolo, pronta a riprendere il gioco.

E fu proprio in quel breve istante, mentre la tennista si preparava al servizio, che accadde l'inaspettato. Il raccattapalle, invece di riporre con sollecitudine l'asciugamano, se lo premette sul viso e lo annusò con avidità. Un gesto folle. La regia, pronta a catturare ogni momento cruciale della partita, inquadrò la sorprendente scena. L'immagine del ragazzo con l'asciugamano compresso sul volto fu proiettata sul grande schermo dello stadio e diffusa in tutto il mondo.

Un boato improvviso ruppe il silenzio. Dalle tribune gremite arrivarono risate, applausi, fischi e mormorii di stupore. La tennista avversaria, che aveva visto tutto, a fatica nascose un sorriso malizioso dietro la mano. L'unica a non essersi accorta di nulla era proprio la giocatrice slovacca, che, girata di spalle, non aveva potuto vedere quanto accaduto. La sua espressione era rimasta concentrata, i muscoli tesi in vista dell'imminente ripresa del gioco.

Lo sventurato nonché sciagurato raccattapalle, caduto preda di quell'istinto primordiale, con gli occhi sbarrati e le orecchie in fiamme, fu inquadrato in primo piano, senza alcuna pietà. In quel momento, lui desiderava soltanto sprofondare e scomparire dalla vista di tutti. La giudice di sedia rimase un attimo in silenzio, imbarazzata. A togliere tutti dallo stallo fu proprio la tennista slovacca. Si mise in posizione e, senza alcuna esitazione, scagliò il servizio. La partita era ricominciata.

 

sabato 8 novembre 2025

LETTURE DELLA GIOVINEZZA (2) - "LA CASA A VAPORE" DI JULES VERNE

(Dodici letture dell'adolescenza che hanno fatto nascere l'amore per i libri).

La "Casa a vapore", pubblicato nel 1879, è un romanzo di Jules Verne (1828 - 1905), scrittore che non ha bisogno di presentazione. Si tratta di un'opera meno nota tra quelle dell'autore francese. È il resoconto di un avventuroso itinerario attraverso l’India del nord, da Calcutta fino a Mumbai. Il viaggio è guidato del colonnello britannico Edward Munro, uomo segnato da una profonda perdita: dieci anni prima, sua moglie era scomparsa durante gli scontri sanguinosi nei pressi di Cawnpore. Da allora, Munro ha vissuto nel silenzio del lutto, e questo viaggio rappresenta per lui non solo un'esplorazione geografica, ma anche un tentativo di riconciliazione con il passato.

A bordo della sua straordinaria "casa a vapore", una locomotiva stradale ingegnosamente camuffata da elefante  e che traina due eleganti vagoni abitabili, Munro è accompagnato da un gruppo di amici fidati,  tra i quali spicca l'ingegner Banks, il progettista del bizzarro veicolo.

La spedizione prende il via da Calcutta, e attraversa città cariche di storia e spiritualità. Il viaggio, punteggiato da imprevisti e incontri sorprendenti, conduce il gruppo fino ai piedi dell’Himalaya, dove Munro fa la conoscenza di Mathias Van Guitt, eccentrico naturalista olandese che cattura animali esotici per gli zoo. Tra i suoi servitori c’è Kalagani, un uomo enigmatico e devoto, che in realtà è al servizio di Nana Sahib, il temuto leader della rivolta di dieci anni prima, creduto morto ma tornato nell’ombra, con l’obiettivo di attirare Munro in una trappola mortale.

Nonostante le apparenze, la convivenza tra Van Guitt e la comitiva si svolge in modo pacifico per circa due mesi. Kalagani, sempre cortese e disponibile, non lascia trasparire nulla delle sue vere intenzioni. Catturata l'ultima tigre, la casa a vapore riparte, trainando anche il serraglio dell’olandese, che poi si separa dal gruppo, mentre Kalagani riesce a infiltrarsi nel personale della casa viaggiante.

La carovana viene poi assalita da un’orda di elefanti selvaggi. Costretti a rifugiarsi nel lago Puturia, i viaggiatori perdono uno dei vagoni. Kalagani viene mandato in avanscoperta, ma non fa ritorno. Quando la casa a vapore tenta di sbarcare per cercarlo, viene attaccata da un gruppo di Thug, sicari al servizio dello stesso Kalagani. Munro viene catturato e condotto da Nana Sahib, che lo fa legare alla bocca di un cannone, deciso a giustiziarlo il giorno seguente.

Ma nella notte accade l’impensabile: un servitore riesce a liberare il colonnello e a salvare anche la misteriosa "Fiamma Errante", cioè Lady Munro, la moglie creduta morta, che invece ha vagato per anni nella regione, impazzita e irriconoscibile. L'ingegner Banks, nel frattempo, riesce a ribaltare le sorti dello scontro: fa esplodere il Gigante d’Acciaio, distruggendo i Thug e ponendo fine alla minaccia di Nana Sahib e Kalagani.

La comitiva raggiunge Bombay in treno. Il romanzo si chiude poco dopo, con una visita collettiva al colonnello Munro nella sua residenza di Calcutta, dove Lady Munro, lentamente, comincia a ritrovare sé stessa.

Una storia epica, che intreccia avventura, ingegno, vendetta e redenzione sullo sfondo di un’India affascinante e pericolosa.

Questa narrazione lascia in un adolescente un senso profondo di avventura e scoperta, ma anche una riflessione sulla fragilità delle relazioni umane, sul potere della lealtà e sul conflitto tra civiltà e natura. Attraverso il viaggio del colonnello Munro e dei suoi compagni, il giovane lettore può confrontarsi con temi come la perdita, la memoria, il coraggio e la redenzione, imparando che dietro ogni esplorazione esterna si nasconde sempre un percorso interiore.


giovedì 6 novembre 2025

NUOVO LIBRO (2)

L'amore non è sempre un'isola felice, ma a volte un ponte fragile, o una prigione dorata. Qui lo troverai nelle sue mille manifestazioni: l'amore inatteso che sconvolge una vita ordinata, quello che resiste al tempo e alla distanza, ma anche quello tossico che soffoca, e la nostalgia bruciante per un amore perduto. Le storie che leggerai non offrono risposte facili, ma si interrogano su cosa significhi davvero connettersi a un'altra persona.

Allo stesso modo, la solitudine non è sempre un vuoto da colmare. È il silenzio assordante di una stanza vuota dopo un addio, ma è anche il fertile spazio di un pomeriggio trascorso in compagnia di un libro. È la sensazione di non essere capiti, ma anche la forza che nasce dall'imparare a stare bene con sé stessi. In queste pagine, la solitudine diventa un personaggio a sé stante: a volte un'ombra minacciosa, altre volte una presenza amica.

Le storie narrano incontri e perdite, illusioni e disincanti, passioni travolgenti e relazioni che diventano gabbie. Emergono legami che durano nel tempo, amori che sconvolgono la quotidianità, e nostalgie che non smettono di bruciare.

(Disponibile in formato cartaceo e digitale su Amazon e sulle principali librerie online)


martedì 4 novembre 2025

LA PROF DI ITALIANO

"Non ci credo" dico, ansimando per lo sforzo. La bici scivola sull'asfalto pieno di buche, e la ruota posteriore sobbalza.

"Giuro, l'ho fatto davvero" ribatte Pietro, senza tradire alcun cenno di fatica. Pedala in modo regolare, le gambe muscolose che macinano giri su giri, mentre i suoi occhi brillano, compiaciuti.

Siamo di ritorno dalla palestra, e l'aria fresca del pomeriggio ci asciuga il sudore. Stamattina abbiamo fatto lezione a scuola, come ogni altro giorno, ma ora è solo un lontano ricordo. L’unico pensiero che mi frulla per la testa è il racconto assurdo di Pietro, che mi ha scaricato addosso all'improvviso. Mi ha detto che ieri pomeriggio è stato a casa della professoressa d'italiano. La cosa più incredibile è che non mi ha accennato nulla a scuola.

"Perché non me l'hai detto questa mattina?" domando, cercando di affiancarlo.

"Non volevo che qualcuno sentisse" dice lui, la voce più bassa.

"Inoltre la prof non vuole che si sappia" aggiunge il mio compagno e amico.

"Accidenti!" esclamo. "Lo avevi detto e lo hai fatto!"

In effetti, un paio di settimane fa, durante l'ora di italiano, aveva chiesto direttamente a lei se poteva andare a trovarla a casa. La professoressa aveva risposto: "Certo, vieni pure". Nessuno lo aveva preso sul serio, era stato considerato come un momento goliardico, una delle tante provocazioni di Pietro. Lui, però, lo aveva fatto sul serio.

Mentre Pietro continua a pedalare, soddisfatto, ripenso alla professoressa. È nuova, arrivata solo quest'anno, ma ha già rivoluzionato le nostre giornate. È giovane, avrà dieci anni più di noi al massimo, e ci accompagnerà per l'intero triennio. Ha vinto il concorso ed è arrivata direttamente dalla sua amata Sicilia.

"Ho dovuto abbandonare da un giorno all'altro familiari e amici" ci ripete spesso, con un filo di nostalgia. Abita in un paesino qui vicino, a dieci minuti dalla scuola, e sin dal primo giorno ha detto: "Non chiamatemi prof e neppure per cognome, io sono semplicemente Maria Grazia".

In classe ha deciso di non farci leggere la Divina Commedia.

"Se volete, visto che fa parte del programma, ve la potete guardare per conto vostro, tanto sapete di che cosa parla" ha detto. Al suo posto, ha scelto La Storia di Elsa Morante. In realtà, a leggere è sempre lei, con grande trasporto, passeggiando tra i banchi con il volume in mano. È davvero fissata con quel libro, ne parla di continuo. In realtà, occorre dire che non è poi così male. Dopo un po' ti prende.

Penso al suo aspetto. La prof non è molto alta, ha un corpo ben fatto, capelli biondastri che porta lunghi e occhi chiari. Indossa sempre jeans, molto attillati, e camicette ancora più aderenti che le mettono in risalto il seno robusto.

Giuliano, il mio vicino di banco, che si atteggia sempre a grande esperto di donne, aveva sentenziato: "Non indossa le gonne perché ha le gambe brutte".

Il giorno dopo era stato puntualmente smentito. La prof si era presentata in aula con un vestitino leggero a fiori, molto corto, che le lasciava le spalle scoperte, nonostante fosse autunno. Ho trascorso l'intera lezione a fissarle le gambe, che sono tutt'altro che brutte! A un certo punto lei se n'è accorta. Mi ha guardato, il mio viso è diventato di fuoco, e poi mi ha sorriso, un sorriso lieve e divertito.

"Ehi, aspettami!" grido a Pietro, che sta di nuovo pedalando come un forsennato.

"Mi devi raccontare tutto" aggiungo.

Lo affianco, spingendo al massimo sui pedali.

"Non c'è molto da dire" risponde lui, scrollando le spalle.

"Quanto tempo sei stato da lei? Che cosa avete fatto?" chiedo a raffica, curioso.

"Abbiamo passato un'ora, credo, a parlare" risponde lui.

"Un'ora!" esclamo, incredulo. "E... non avete fatto niente?" domando, malizioso.

Lui scuote la testa, con un'espressione quasi seccata. "Te l'ho detto, abbiamo parlato".

"Di cosa?" insisto.

Pietro sbuffa, frena bruscamente la bicicletta. Faccio altrettanto, le ruote che stridono sull'asfalto.

"Abbiamo parlato di me" dice, fissandomi.

"Di te?" Faccio fatica a reggere il suo sguardo, tanto è penetrante.

"Di come sono" dice, la voce molto seria.

Sono confuso.

"Io pensavo che tu fossi andato da lei perché ti piace, almeno così avevi detto in classe, non per altri motivi" dico.

"In realtà, e in un certo modo, lei mi piace molto" risponde  Pietro, adesso con un tono di voce piatto. I suoi occhi chiari sono persi nel vuoto.

"Ma le altre donne no".

Finalmente comprendo. Qualcosa che avrei dovuto capire da tempo.

 

domenica 2 novembre 2025

LETTURE DELLA GIOVINEZZA (1) - "L'ORSO" DI JAMES OLIVER CURWOOD

(Dodici letture dell'adolescenza che hanno fatto nascere l'amore per i libri).

James Oliver Curwood (1878 - 1927) è stato uno scrittore statunitense, che ha celebrato il Grande Nord come il suo contemporaneo Jack London.

Dai suoi racconti e romanzi sono stati tratti molti film.

Il romanzo L'orso è stato pubblicato nel 1916.

Nell'opera si racconta la storia di Thor, il possente grizzly che abita le terre selvagge della Columbia Britannica. Per tutta la sua vita l'orso ha regnato indisturbato tra le vette maestose, le vallate silenziose e i boschi fitti che nessun uomo ha mai calpestato. Il suo mondo è puro, intatto, governato da leggi antiche e ritmi naturali. Un giorno, tuttavia, qualcosa cambia. Un odore nuovo si insinua tra le correnti d’aria, un odore estraneo, pungente, che porta con sé il presagio del dolore. È l’odore dell’uomo. E con lui arrivano i fucili.

Due cacciatori si mettono sulle sue tracce. Uno di loro è Jim Langdon, studioso della fauna selvatica, ma anche appassionato di caccia. Per lui, Thor non è solo un animale: è un trofeo, una conquista, un simbolo da dominare. Langdon non cerca solo il corpo del grizzly, ma la sua grandezza, la sua leggenda.

Inizia così la fuga di Thor, una corsa istintiva e disperata attraverso paesaggi spettacolari e impervi: creste rocciose, foreste millenarie, altipiani battuti dal vento. Durante il cammino, il grizzly incontra Muskwa, un cucciolo d’orso bruno rimasto solo, orfano della madre, uccisa da quegli stessi uomini che ora inseguono Thor. All’inizio, il vecchio orso è diffidente. Non ha mai conosciuto la compagnia, né la tenerezza. Ma Muskwa lo segue, lo osserva, lo imita. E lentamente, tra i due nasce un legame inatteso: una forma di affetto, di protezione, di silenziosa complicità.

Il pericolo, però, non si allontana. I cacciatori si avvicinano, giorno dopo giorno, tracciando orme, lasciando segnali, stringendo il cerchio. La minaccia è costante, e incombe come un’ombra. Ogni passo, per i fuggitivi, potrebbe essere l’ultimo. Ogni rifugio, una trappola.

L’orso non è solo un racconto d’avventura. È una favola moderna, aspra e struggente, che ha lasciato un’impronta profonda nell’immaginario di generazioni di lettori. Attraverso la fuga di Thor e l’amicizia con Muskwa, il romanzo esplora il fragile equilibrio tra l’uomo e la natura, la brutalità della conquista, la dolcezza della solidarietà, la bellezza selvaggia di un mondo che resiste. Una storia che parla di libertà, di istinto, e di quel confine sottile dove il rispetto si trasforma in violenza.

Una lettura potente che lascia in un adolescente un’impronta profonda: un senso di meraviglia per la natura selvaggia, una riflessione sul rispetto per gli esseri viventi e una consapevolezza nuova del confine sottile tra istinto e violenza, tra libertà e dominio. Una storia che porta a interrogarsi sul ruolo dell’uomo in un equilibrio fragile che non gli appartiene del tutto.