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domenica 26 agosto 2012

RITORNO A LHASA - parte 1°



Hollywood, California. La porta dell’elegante ufficio del produttore cinematografico Bobby Malone si spalancò all’improvviso. L’uomo si svegliò di soprassalto ed emise una specie di gemito. Di sorpresa.
“Richard!” esclamò, dopo essersi un po’ ricomposto.
L’uomo alto e distinto, vestito con un raffinato abito grigio chiaro che ben si abbinava con i suoi capelli d’argento, avanzò di qualche passo facendo scricchiolare il pavimento di legno e poi sprofondò su una comoda poltrona.
“Carissimo Richard” proseguì Malone. “Sai che sono sempre disposto a incontrarti, anche se non ti fai annunciare e non bussi neppure prima di entrare…”
“Mi spiace, ma avevo bisogno di parlarti con una certa urgenza.”
“Certo… certo.”
“Si tratta di un progetto…”
“Ah! Pensavo fossi venuto per quella parte nel film di Craig. Alla fine non se ne farà nulla. Sai, Willy è testardo e non c’è stato verso di fargli cambiare idea. Vuole a tutti i costi un protagonista più giovane. Non che tu sia vecchio, per carità, il fatto è che…”
“Bobby, falla finita! Il film di Craig è una schifezza! In ogni caso non avrei mai accettato di interpretare quello stupido ruolo.”
Malone risistemò il suo corpaccione sull’ampia poltrona.
“Di che cosa si tratta? Il tuo progetto, intendo…”
L’altro annuì, frugò in una borsa di pelle ed estrasse alcuni fogli. Li porse al produttore.
“È una sceneggiatura originale per un film” disse.
“Mmm… guarda dietro di te.”
L’attore si voltò. A lato di un enorme armadio c’era una pila di copioni, che nessuno aveva ancora sfogliato.
“Come puoi vedere, le proposte non mancano. A scarseggiare sono invece i fondi, il denaro liquido. Quel poco disponibile lo devo investire a colpo sicuro. Non mi posso permettere errori. Che vuoi, la crisi ha colpito anche il cinema, era inevitabile.”
“Dagli comunque un’occhiata, leggi almeno il plot.”
Bobby Malone sospirò.
“D’accordo, ma solo perché sei tu, e in nome della nostra antica amicizia” acconsentì il produttore.
“Che devo fare? Baciarti i piedi? Mettermi a piangere per la commozione? Forza, leggi!”
“Ehi, Richard! Non arrabbiarti!”
Malone inforcò un paio di minuscoli occhiali con la montatura in oro, si mise comodo e iniziò a scorrere le righe, emettendo dei piccoli grugniti di approvazione. Poi posò il foglio sulla scrivania, sfilò gli occhiali e si passò un fazzoletto sull’ampia fronte.
“Allora? Che ne dici?”
“Non è male, non è affatto male. Curioso e insolito. Anche avvincente, direi. Però permettimi, caro Richard, di rivolgerti una domanda: perché dovrei preferire questa idea a quelle, altrettanto buone, che sono sottoposte di continuo alla mia attenzione?”
L’attore lo guardò e poi scoppiò a ridere, mettendo in mostra la sua perfetta dentatura.
“Semplice” rispose. “Perché in questo caso non si tratta di pura finzione.”
“Eh? Che cosa intendi dire?”
“Questa è una storia vera.”
Il produttore scosse il testone.
“Non capisco, Richard. Vuoi dire che questi fatti sono già accaduti? È impossibile! Ne sarei di sicuro venuto a conoscenza e…”
“Infatti, non sono ancora accaduti, ma se tu darai la tua approvazione accadranno presto. E il film li racconterà. E sono certo che sarà un grande successo.”
“Pazzesco!” esclamò il produttore, ancora strabiliato per quanto aveva letto.
“Allora? Qual è la tua decisione?” domandò l’uomo dal vestito grigio.
“Devo decidere adesso? Così, su due piedi?”
“Credo proprio di sì. Ho l’impressione che molte altre case di produzione potrebbero essere interessate a questo progetto. Sai, ho già avuto contatti con la Harper’s e con la…”
“Aspetta!” lo interruppe Malone. “Sarà necessario definire meglio i particolari, alcuni dei quali non sono di poco conto. Per esempio, chi sarà l’interprete principale?”
L’altro sorrise.
“Si trova di fronte a te” disse.
“Un attimo, fammi capire. Impersonerai te stesso?”
“Perché no? Hai qualcosa in contrario, forse?”
Malone rifletté un attimo, poi si versò un bicchiere d’acqua.
“Assolutamente no” rispose infine. “Ti va un drink?”
“Non ti ricordi? Sono astemio. Acqua anche per me, grazie.”
“Mmm… e per gli altri ruoli?” domandò il produttore.
“Mi fido di te. Ho chiesto agli altri, a tutti quelli che saranno coinvolti, e nessuno di loro è interessato a recitare la parte di se stesso. Quindi, a tale proposito, hai campo libero.”
“Mmm… che ne dici del vecchio Clint per la parte del… monaco?”
Ora fu l’attore a sospirare.
“Bobby! Per prima cosa si tratta di un monaco un po’… particolare. E, in ogni caso, ci vorrebbe un interprete che abbia tratti somatici orientali.”
“Hai presente gli occhi di Clint? Sono due fessure! Immaginatelo completamente rasato, e con la pelle del viso un po’ ingiallita…”
“Bobby, ti prego! Tieni a freno la tua fantasia. Queste cose le chiariremo in seguito. In più, ho intenzione di curare personalmente la regia, e quindi avremo tutto il tempo per parlarne. Al momento mi interessano di più gli aspetti economici della questione.”
“Vale a dire?” chiese Malone, all’erta. Dopotutto si parlava di soldi.
“L’hai letto il soggetto, no? Affinché certi eventi possano accadere, per poi essere raccontati, ho necessità di disporre di un cospicuo anticipo.”
Malone iniziò a sudare, e dovette sfilarsi la giacca. L’attore, invece, sembrava fresco come una rosa.
“Le spese per i trasferimenti, l’elicottero e… tante altre cose” elencò. “Saranno costi di pre-produzione, così li chiamate voi, no?”
Il produttore alla fine acconsentì, non prima di essersi scolato altri tre bicchieri d’acqua, che subito ributtava fuori in forma di sudore.
“Ti posso fare un’ultima domanda?” chiese all’attore prima del congedo.
“Certamente.”
“Ma… quel monaco, perché accetta di mettersi in gioco in questo modo? In fondo è una persona importante e, da quanto ho inteso, ha più da perdere che da guadagnare in questa faccenda.”
“Vedi, nella sua lunga vita quell’uomo umile e meritevole ha intrapreso qualsiasi azione che, a suo giudizio, potesse essere utile per il suo popolo. Questa volta ha deciso di porre in atto un gesto eclatante. In fondo, che male c’è?”
“Già, già…”
“Bobby, è arrivato il momento di salutarci…”
Il produttore, con fatica, si alzò in piedi. Strinse la mano all’attore, ma era molto pensieroso.
“Ah! Il finale!” strillò.
“Come?”
“Sulla trama non è precisato il finale.”
“Il finale, naturalmente, è aperto” disse l’affascinante uomo dai capelli d’argento. “Non sappiamo ancora come andrà a finire.”
“Certo, hai ragione. In ogni caso sarà un film drammatico, vero? O addirittura tragico?”
L’altro non si scompose. Arricciò solo lievemente le labbra.
“Può essere, caro Bobby, può essere. Ma potrebbe pure essere una pellicola divertente, comica” disse, prima di uscire e lasciare completamente di stucco il corpulento produttore.
“Ricordati” aggiunse l’attore mentre era già fuori. “Tenzin Gyatso è un uomo davvero sorprendente!” (continua)

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