I due amici camminano per la strada, senza una meta precisa,
come di frequente fanno il sabato pomeriggio quando si incontrano. Stefano, un
ragazzone alto e biondo, appare molto rilassato. Tiene le mani in tasca, si
guarda intorno, sbircia le vetrine, punta le belle donne che incrocia, e risponde
distrattamente a Flavio, il suo interlocutore, che invece come sempre è assorto
e teso, serioso e guardingo. Lui, infatti, cerca di coinvolgere l’amico nei
suoi complessi e contorti ragionamenti, ma quasi mai raggiunge il suo scopo.
Stefano, a tratti, annuisce, lasciando intendere che sta ascoltando, che sta
seguendo con attenzione i discorsi di Flavio, ma in realtà è spesso distratto,
quasi assente. Tuttavia non sa rinunciare alla compagnia dell’amico, anche se
non saprebbe spiegarne la vera ragione. Forse perché lo conosce da sempre, ed è
difficile rinunciare ad abitudini e a consuetudini ormai consolidate. E poi
Flavio è di sicuro una persona che, a volte, può sembrare noiosa, ma è pure un
ragazzo sensibile, che possiede una spiccata interiorità, e una rilevante
profondità di sentimenti.
Stefano, dopo aver scalciato una lattina vuota che ha
trovato sul suo cammino, si ferma all’improvviso e si volta verso l’amico.
“Che cosa vorresti dire? Che sei l’ultimo dei romantici?” Sorride,
un po’ beffardo.
Flavio non coglie l’ironia della domanda.
“Diciamo uno degli ultimi. Sai, siamo rimasti in pochi”
risponde, compunto.
Stefano sbuffa.
“Non sarai certamente tu a salvare il mondo. Né i tuoi
simili, oltretutto in via di estinzione, a quanto pare” dice.
L’altro riprende a passeggiare, pensieroso.
“Non si tratta di salvare il mondo, si tratta semplicemente
di riuscire a vivere in modo diverso, con una differente consapevolezza. Il
predominio della razionalità sui sentimenti ha provocato scompensi e danni
terribili, e alcuni di loro sono ormai irreversibili. Comunque non è troppo tardi, possiamo ancora fare qualcosa,
ma dobbiamo iniziare da adesso, senza perdere altro tempo.”
“Non ti capisco” ribatte Flavio. “Che cosa dovremmo fare,
secondo te? Rinunciare alle conquiste della tecnologia, per esempio? Tornare
indietro?”
“Questo è soltanto uno degli aspetti della faccenda. Intendo
dire la tecnologia. Vedi, al progresso tecnologico non è corrisposta una altrettanto
valida evoluzione del pensiero umano, dell’etica, del grado di moralità.
Eravamo bestie e continuiamo a rimanere tali, e l’utilizzo spropositato della
razionalità, il suo prevalere sui sentimenti non ha condotto ad alcun
miglioramento. Anzi, siamo esseri sempre più cinici e indifferenti, e nulla
ormai è in grado di scalfire questa nostra spessa corazza, dentro la quale
prevalgono il distacco e la freddezza.”
Stefano riflette a lungo, colpito per una volta dall’argomentazione
dell’amico.
“E tu mi vorresti far credere di non essere tale, vero?”
domanda.
Flavio lo guarda, un po’ sconcertato. Scuote il capo, agita
le braccia.
“No, non ho detto questo. Ho affermato che mi sto sforzando
di essere migliore. Ed è ciò che dovrebbero fare tutti, tentare di cambiare per…”
“Nella sola direzione che indichi tu!” ribatte Flavio.
Stefano sgrana gli occhi, quasi spaventato.
“È l’unica via possibile! L’emotività deve tornare a
prevalere sulla ragione, altrimenti il futuro del genere umano sarà molto
incerto. Forse non ci sarà affatto un futuro.”
Flavio si calma.
“Non so che dire, i tuoi discorsi sono sempre affascinanti,
anche se a volte un po’ irritanti…”
“Scusa, non intendevo essere supponente…”
“Aspetta, lasciami finire, non avere paura. Il fatto è che
non riesco a comprendere bene come queste tue… elucubrazioni possano trovare
una applicazione pratica nella vita di tutti i giorni. Me lo sapresti spiegare?
Capisci, soltanto così potrai essere davvero convincente, e a quel punto sarai
forse in grado di coinvolgere nel tuo impegno anche altre persone. Io stesso,
per esempio.”
“Vedi, non è semplice…” inizia a rispondere Flavio, poi si
blocca. E impallidisce.
L’amico lo nota.
“Che c’è? Che cosa succede?”
“Aspetta! Fermati! Guarda là!”
“Dove?” chiede Stefano, sconcertato. Si accorge che Flavio
sta sudando.
“Dall’altra parte della strada. Quella ragazza” dice l’amico
con un filo di voce.
“La bruna? Niente male! La conosci, per caso?”
“Sì, é lei, la mia amata” risponde l’altro.
“Vuoi forse dire che quello schianto è la tua ragazza? Ehi,
Flavio!”
Flavio annuisce, in maniera meccanica, ma non riesce a
parlare.
“Perché non me la presenti?” domanda Stefano, mentre si
accinge a grandi passi ad attraversare
la strada.”
“No! Non muoverti!” grida Flavio, e gli appoggia una mano
sul petto.
“Ma…”
“Lei non sa nulla!”
“Come?”
“Quella ragazza è il mio amore segreto. Non mi sono ancora
rivelato!”
“Ma che cosa stai dicendo? È oppure no la tua ragazza?”
Flavio china il capo, sconsolato. Nel frattempo la giovane
si allontana, ignorandoli.
“Ho diritto a una spiegazione” dice Stefano, allibito.
Flavio si passa le mani sugli occhi poi, lentamente, inizia
a parlare.
“Sono anni che mi sto struggendo per lei. Sai, non c’è nulla
che offra più appagamento di un amore infelice, di un amore impossibile…”
Flavio osserva l’amico, sempre più sbigottito.
“Non le hai mai rivolto la parola?” chiede, anche se già
conosce la risposta.
“Ci hai mai provato?” aggiunge.
Flavio si limita a scuotere la grossa testa.
“Non ho alcuna intenzione di farlo” dice. “A quel punto
finirebbe l’incanto. Io ho bisogno, per vivere, di questa dolce e tenera sofferenza.
Questa esaltazione dei sensi mi è assolutamente necessaria. È un tormento che
mi lacera e che mi consuma giorno dopo giorno, ma che mi è indispensabile per
nutrire il mio animo. Vedi, io credo di…”
“Stefano, basta così. Penso di avere finalmente compreso ciò
che prima intendevi dirmi.”
“Sul serio?” domanda Stefano, e la smorfia di dolore comparsa
sul suo viso qualche istante prima si trasforma in un lieve sorriso.
“Sì, ho capito. Adesso però proseguiamo, inguaribile
romantico” dice Flavio, poi addossa una mano sulla spalla dell’amico e lo
trascina via con sé.
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