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venerdì 24 agosto 2012

LA BOCCHITE

Appena fu terminata l'accurata visita il medico la fece accomodare sulla sedia posta di fronte alla sua scrivania. Dopo aver scarabocchiato qualcosa di incomprensibile su un foglietto finalmente alzò il capo e la scrutò. A lungo, ma non disse nulla. Fu invece la donna a parlare.
“Allora? Di che cosa si tratta?”
Il medico iniziò a tamburellare con la penna sul piano del tavolo. Ma ancora non disse nulla.
“Per favore! Non mi faccia stare in pensiero!” esclamò la donna. Dal tono di voce si percepiva in lei una certa apprensione.
“È proprio come pensavo” disse infine l’anziano medico, sospirando.
“Cioè?”
“Lei è affetta da bocchite.”
“Ha detto bronchite?”
“Purtroppo no, signora. Ho detto bocchite.”
Seguì un lungo silenzio. L’uomo distolse lo sguardo e finse di interessarsi a un piccione che si era posato sul davanzale della finestra. La donna, nel frattempo, era impallidita in maniera evidente.
“Non ho mai sentito prima d’ora questa parola. È qualcosa di grave?” domandò con un filo di voce.
Il medico la fissò con severità.
“Non è una malattia vera e propria…” iniziò a esporre, poi si bloccò.
“Non è una malattia?” chiese la donna che, poco alla volta, stava riprendendo colore.
“Soltanto in parte” aggiunse il dottore.
“Continuo a non capire!”
“Sa, è difficile da spiegare…” Nel medico si avvertiva una certa reticenza.
“Ci provi! Per favore!”
“Vede, la letteratura medica, a tale proposito, si presenta assai incompleta…” E subito si fermò.
La donna si spazientì. Iniziò a gridare.
“Non mi interessa la letteratura medica! Voglio sapere se posso essere curata!”
“…sempre se si tratta di una malattia” aggiunse il medico.
“Ma che cos’è allora?”
“Signora, per favore, si calmi. In realtà la scienza non è ancora riuscita a definire questa… situazione?”
“Non capisco! Non capisco! Non capisco!”
“Signora, stia tranquilla, per carità! Non si agiti!”
“Le cause. Almeno sa dirmi quali sono le cause che provocano questa… bocchite?”
“Si riferisce all’eziologia?”
“Eh?”
“Le cause, appunto. Sì, a tale proposito la letteratura medica individua alcune presunte cagioni che possono condurre a contrarre questa… condizione?”
“E quali sarebbero?”
“Mmm…. in verità si tratta di processi piuttosto generici e sommari che tuttavia sono dai più considerati significativi per addivenire a una diagnosi, sebbene non del tutto certa, di questo… stato?”
“Dottore, me li dica! Cazzo!”
Il medico trasalì. Mai si sarebbe aspettato una simile volgare espressione da quella signora così graziosa. Allora, preso dal panico, iniziò a snocciolare senza indugio le possibili cause di bocchite.
“Una costipazione prolungata, un anomalo addensamento di umori che non trovano sfogo, oppure alcune forme di meteoropatia, una prostrazione nervosa dovuta a eccessivo affaticamento, inalazione di miasmi impuri. O ancora brividi congestizi, idropisia addominale e febbre ghiandolare notturna, e anche inanizione, piressia.”
“La smetta con i paroloni!”
Il medico, assorto, non badò all’interruzione.
“Alcuni miei colleghi definiscono all’opposto la bocchite come un’affezione dell’anima.”
La donna fece una smorfia, disgustata da quell’ultima affermazione. Poi si ricompose.
“La prego, dottore, mi dica che cosa devo fare. Per favore!”
Lui annuì, compunto, ma stette zitto.
“É… è contagiosa?” domandò la paziente, ora non più aggressiva ma intimorita.
“Assolutamente no!” la rassicurò il medico, stentoreo.
“Come ho fatto a contrarre questa… malattia?”
Il medico distolse lo sguardo, imbarazzato. Si schiarì la voce. Una, due volte.
“Pare che il germe, se di germe in senso fisico si può parlare, sia presente in noi fin dalla nascita. Alcuni frangenti, alcune occasioni particolari, ne possono scatenare l’azione. È bene precisare che tale patologia, del corpo e della mente, si ricordi, colpisce soprattutto gli individui di sesso femminile. Non mi chieda la ragione di tale peculiarità, perché non la conosco. Comunque si rassicuri: dalla bocchite si può guarire, completamente, anche se il pericolo di una ricaduta persisterà sempre. Possiamo impedire ciò con una vita sana, e intendo pura da tutti i punti di vista, e dobbiamo fare di tutto per tenere a freno certi… comportamenti. Inoltre…”
“Dottore?”
“Eh?”
“Mi scusi, ma mi viene da piangere! Sono così confusa…”
“Signora, non faccia così. Abbiamo diagnosticato l’affezione, e questo è l’aspetto più importante. Ora si tratta soltanto di adottare alcuni semplici accorgimenti.”
“E quali sarebbero?” domandò la donna, un po’ rasserenata.
“Aspetti…”
“Dovrò prendere delle medicine? La cura sarà lunga? Dovrò fare delle iniezioni? Io detesto le iniezioni!”
“Si calmi! No, nessun farmaco, almeno per il momento. Si tratta solo di… limitare l’utilizzo della bocca alle sue funzioni essenziali.”
“Cioè?”
“Vale a dire per emettere suoni e per nutrirsi.”
“Uh?”
“Intendo dire per parlare e per mangiare. Chiaro?”
“Scusi, ma lei per cosa utilizza la bocca? Oltre che per parlare e per mangiare…”
Il medico arrossì e la sua fronte si imperlò di sudore unto. Abbassò lo sguardo e riprese a disegnare strani ghirigori sul foglio delle ricette. Quindi rialzò il capo e, sempre evitando di incrociare lo sguardo della donna, si sfilò gli occhiali e li strofinò a lungo con un minuscolo panno che poi ripiegò con cura. Infine, riacquistato un vago contegno professionale, tornò finalmente a rivolgere l’attenzione alla sua paziente.
“Signora, non ho altro da aggiungere. Credo che ci siamo intesi” disse, in tono molto grave.
“Non ci siamo intesi per nulla!” sbottò la donna, ormai esasperata e con i nervi a pezzi.
Il dottore sbuffò, spazientito.
“Se lei mi assicura che userà la sua bocca soltanto per parlare e mangiare, e non sono certo che ciò sia accaduto in passato, le assicuro che guarirà dalla bocchite. Si rimetterà del tutto, e questo grazie a tale atteggiamento virtuoso. E questo è tutto.”
L’uomo si alzò e porse la mano alla donna, con l’intenzione di congedarla. Lei si alzò a sua volta, ma ignorò il gesto.
“Virtuoso? VIRTUOSO?” urlò a squarciagola. E decise, seduta stante, di iniziare la cura non subito, ma un minuto dopo. Sputò in faccia al medico, utilizzando la sua deliziosa bocca in maniera impropria (e pericolosa per la salute?), poi raccolse la borsetta e uscì come una furia, sbattendo la porta. L’intero studio medico tremò.

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