Appena fu terminata l'accurata
visita il medico la fece accomodare sulla sedia posta di fronte alla sua
scrivania. Dopo aver scarabocchiato qualcosa di incomprensibile su un foglietto
finalmente alzò il capo e la scrutò. A lungo, ma non disse nulla. Fu invece la
donna a parlare.
“Allora? Di che cosa si
tratta?”
Il medico iniziò a
tamburellare con la penna sul piano del tavolo. Ma ancora non disse nulla.
“Per favore! Non mi
faccia stare in pensiero!” esclamò la donna. Dal tono di voce si percepiva in
lei una certa apprensione.
“È proprio come
pensavo” disse infine l’anziano medico, sospirando.
“Cioè?”
“Lei è affetta da
bocchite.”
“Ha detto bronchite?”
“Purtroppo no, signora.
Ho detto bocchite.”
Seguì un lungo
silenzio. L’uomo distolse lo sguardo e finse di interessarsi a un piccione che
si era posato sul davanzale della finestra. La donna, nel frattempo, era
impallidita in maniera evidente.
“Non ho mai sentito
prima d’ora questa parola. È qualcosa di grave?” domandò con un filo di voce.
Il medico la fissò con
severità.
“Non è una malattia vera
e propria…” iniziò a esporre, poi si bloccò.
“Non è una malattia?”
chiese la donna che, poco alla volta, stava riprendendo colore.
“Soltanto in parte”
aggiunse il dottore.
“Continuo a non capire!”
“Sa, è difficile da
spiegare…” Nel medico si avvertiva una certa reticenza.
“Ci provi! Per favore!”
“Vede, la letteratura
medica, a tale proposito, si presenta assai incompleta…” E subito si fermò.
La donna si spazientì.
Iniziò a gridare.
“Non mi interessa la
letteratura medica! Voglio sapere se posso essere curata!”
“…sempre se si tratta
di una malattia” aggiunse il medico.
“Ma che cos’è allora?”
“Signora, per favore,
si calmi. In realtà la scienza non è ancora riuscita a definire questa…
situazione?”
“Non capisco! Non
capisco! Non capisco!”
“Signora, stia tranquilla,
per carità! Non si agiti!”
“Le cause. Almeno sa
dirmi quali sono le cause che provocano questa… bocchite?”
“Si riferisce
all’eziologia?”
“Eh?”
“Le cause, appunto. Sì,
a tale proposito la letteratura medica individua alcune presunte cagioni che
possono condurre a contrarre questa… condizione?”
“E quali sarebbero?”
“Mmm…. in verità si
tratta di processi piuttosto generici e sommari che tuttavia sono dai più
considerati significativi per addivenire a una diagnosi, sebbene non del tutto certa,
di questo… stato?”
“Dottore, me li dica!
Cazzo!”
Il medico trasalì. Mai
si sarebbe aspettato una simile volgare espressione da quella signora così
graziosa. Allora, preso dal panico, iniziò a snocciolare senza indugio le
possibili cause di bocchite.
“Una costipazione
prolungata, un anomalo addensamento di umori che non trovano sfogo, oppure alcune
forme di meteoropatia, una prostrazione nervosa dovuta a eccessivo
affaticamento, inalazione di miasmi impuri. O ancora brividi congestizi,
idropisia addominale e febbre ghiandolare notturna, e anche inanizione,
piressia.”
“La smetta con i
paroloni!”
Il medico, assorto, non
badò all’interruzione.
“Alcuni miei colleghi
definiscono all’opposto la bocchite come un’affezione dell’anima.”
La donna fece una
smorfia, disgustata da quell’ultima affermazione. Poi si ricompose.
“La prego, dottore, mi
dica che cosa devo fare. Per favore!”
Lui annuì, compunto, ma
stette zitto.
“É… è contagiosa?”
domandò la paziente, ora non più aggressiva ma intimorita.
“Assolutamente no!” la
rassicurò il medico, stentoreo.
“Come ho fatto a
contrarre questa… malattia?”
Il medico distolse lo
sguardo, imbarazzato. Si schiarì la voce. Una, due volte.
“Pare che il germe, se
di germe in senso fisico si può parlare, sia presente in noi fin dalla nascita. Alcuni
frangenti, alcune occasioni particolari, ne possono scatenare l’azione. È bene
precisare che tale patologia, del corpo e della mente, si ricordi, colpisce
soprattutto gli individui di sesso femminile. Non mi chieda la ragione di tale
peculiarità, perché non la conosco. Comunque si rassicuri: dalla bocchite si
può guarire, completamente, anche se il pericolo di una ricaduta persisterà
sempre. Possiamo impedire ciò con una vita sana, e intendo pura da tutti i
punti di vista, e dobbiamo fare di tutto per tenere a freno certi…
comportamenti. Inoltre…”
“Dottore?”
“Eh?”
“Mi scusi, ma mi viene
da piangere! Sono così confusa…”
“Signora, non faccia
così. Abbiamo diagnosticato l’affezione, e questo è l’aspetto più importante.
Ora si tratta soltanto di adottare alcuni semplici accorgimenti.”
“E quali sarebbero?”
domandò la donna, un po’ rasserenata.
“Aspetti…”
“Dovrò prendere delle
medicine? La cura sarà lunga? Dovrò fare delle iniezioni? Io detesto le
iniezioni!”
“Si calmi! No, nessun
farmaco, almeno per il momento. Si tratta solo di… limitare l’utilizzo della
bocca alle sue funzioni essenziali.”
“Cioè?”
“Vale a dire per
emettere suoni e per nutrirsi.”
“Uh?”
“Intendo dire per
parlare e per mangiare. Chiaro?”
“Scusi, ma lei per cosa
utilizza la bocca? Oltre che per parlare e per mangiare…”
Il medico arrossì e la
sua fronte si imperlò di sudore unto. Abbassò lo sguardo e riprese a disegnare
strani ghirigori sul foglio delle ricette. Quindi rialzò il capo e, sempre evitando
di incrociare lo sguardo della donna, si sfilò gli occhiali e li strofinò a
lungo con un minuscolo panno che poi ripiegò con cura. Infine, riacquistato un
vago contegno professionale, tornò finalmente a rivolgere l’attenzione alla sua
paziente.
“Signora, non ho altro
da aggiungere. Credo che ci siamo intesi” disse, in tono molto grave.
“Non ci siamo intesi
per nulla!” sbottò la donna, ormai esasperata e con i nervi a pezzi.
Il dottore sbuffò,
spazientito.
“Se lei mi assicura che
userà la sua bocca soltanto per parlare e mangiare, e non sono certo che ciò
sia accaduto in passato, le assicuro che guarirà dalla bocchite. Si rimetterà
del tutto, e questo grazie a tale atteggiamento virtuoso. E questo è tutto.”
L’uomo si alzò e porse
la mano alla donna, con l’intenzione di congedarla. Lei si alzò a sua volta, ma
ignorò il gesto.
“Virtuoso? VIRTUOSO?”
urlò a squarciagola. E decise, seduta stante, di iniziare la cura non subito,
ma un minuto dopo. Sputò in faccia al medico, utilizzando la sua deliziosa
bocca in maniera impropria (e pericolosa per la salute?), poi raccolse la
borsetta e uscì come una furia, sbattendo la porta. L’intero studio medico
tremò.
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