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giovedì 23 agosto 2012

LA SAGGEZZA E' BELLEZZA



L’uscio della stanza da pranzo sbatte con violenza. La ragazza esce di corsa, singhiozzando, e attraversa il soggiorno, che è avvolto dalla penombra, a passi rapidi e nervosi.
“Ehi! Dove stai andando?”
Una voce profonda, che si fa strada nell’oscurità. Una voce stanca, la voce di un vecchio.
La giovane si blocca, aguzza gli occhi.
“Nonno!”
Lui è seduto su una poltrona, la sua poltrona. In mano tiene una pipa, spenta.
“Che cosa stai facendo?” domanda la ragazza, sorpresa da quella improvvisa apparizione, da quella figura emersa dalle tenebre.
“Sto pensando” dice l’uomo. “Piuttosto, dimmi tu che cosa sta succedendo in questa casa. Perché i tuoi genitori stavano urlando?”
La giovane si passa il dorso di una mano sugli occhi, cerca di asciugare le lacrime che ancora stanno sgorgando copiose.
“Nulla, le solite cose. Non riusciamo proprio a comprenderci.”
Il vecchio scuote il capo, sospira.
“Qual era l’oggetto della disputa?”
Lei alza le spalle, poi accende la luce. Si avvicina al nonno.
“Guarda” dice, mostrandogli le mani. Lui inforca gli occhiali. Osserva con attenzione le unghie lunghe e curate, dipinte ognuna di un colore diverso.
“Interessanti, originali. Tutto qui?”
“Non proprio.”
“Allora?”
La ragazza scosta la maglietta, scopre la spalla.
“C’è anche questo” dice, con tono contrito. Il tatuaggio colorato brilla sulla pelle nuda.
“Una rosa!” esclama il vecchio. “Bella e delicata, proprio come sei tu.”
Lei sbuffa.
“Nonno! Non essere stucchevole!”
Lui sorride, compiaciuto.
“Stucchevole! Che bel termine! Mi piace l’uso che fai delle parole, sai?”
“Mi stai prendendo in giro.” Le labbra della giovane si schiudono. Su di esse, per la prima volta, affiora l’abbozzo di un sorriso. Basta così poco per far risplendere quel volto così grazioso.
“Ti garantisco che non è così.”
“Sicura che non ci sia qualcos’altro?” chiede ancora l’uomo.
Un broncio, un piccolo broncio.
“La scuola. Mamma e papà mi accusano di impegnarmi poco.”
Il vecchio annuisce.
“È vero?”
“In parte, soltanto in parte. In realtà i miei risultati sono buoni, però ammetto che potrebbero essere migliori. Dicono che dovrei dare loro più soddisfazione.”
“Eh? Dicono così? Allora vuol dire che non hanno capito niente!”
La ragazza assume un’espressione meravigliata.
“Che cosa intendi dire?” chiede, quasi timorosa.
“Cosa c’entrano loro con il tuo studio? Le soddisfazioni le devi dare a te stessa! Tu studi per te, non per loro! È chiaro che non vi capite!”
“Perché, secondo te?”
“Uh? È semplice, perché loro si trovano in una condizione, io e te in un’altra.”
La giovane arriccia il naso.
“Spiegati meglio” dice.
“Vedi, tu non sei ancora entrata in pieno nella vita, ed io ormai ne sono fuori. I tuoi genitori invece sono dentro la tempesta, perché la vita è come una tempesta, e i momenti di bonaccia sono davvero pochi. Il loro compito principale, in questo momento, è quello di non fare affondare la nave. Sai, si tratta di una responsabilità enorme, e a volte la loro capacità di giudizio può risultare un po’ offuscata. Preferiscono concentrarsi sui particolari più insignificanti del vivere quotidiano per poter scordare, almeno per un attimo, i loro obblighi e i loro doveri, che sono davvero molto impegnativi. Vedrai, questo tempo di conflitto passerà, perché tutto passa.”
La ragazza guarda il nonno, ammirata. Si sente meglio, di nuovo in pace con quella parte di se stessa che spesso le causa tormento, e allora osa.
“Nonno, lo sai che non riesco a trovare un ragazzo?” Poi arrossisce, piena d’imbarazzo.
“Ma tu non devi trovare un ragazzo!” esclama lui, divertito.
“Perché, sono brutta?”
“Brutta? Ti ho appena detto che sei bella come una rosa! Guarda che alla mia età non si mente più, non ce n’è più bisogno. Non c’è più nulla da nascondere, più nulla da velare o da manipolare. Rimane soltanto l’incanto della verità, uno splendore che si rinnova ogni giorno, che da sostanza a giorni che altrimenti sarebbero tutti uguali. Presto o tardi anche tu farai questa strepitosa scoperta, e allora…”
“Sì. Ma il ragazzo?”
“Non hai capito? Sarà lui a trovare te!”
“Per adesso scappano tutti…” dice la giovane.
“Meglio! Vuol dire che hanno paura di te!” risponde il vecchio, con sincero entusiasmo.
“Ma io non voglio che scappino! Voglio che si interessino a me!”
“Scappano perché hanno paura!”
“No!”
“E invece sì! E hanno ragione ad avere timore di te. Perché tu sei incantevole, ma sei soprattutto molto intelligente e consapevole di te. Adesso hanno paura, ma con il tempo questa paura si trasformerà in stima, rispetto e ammirazione, questa attuale diffidenza nei tuoi confronti contribuirà a selezionare nel migliore dei modi chi veramente ti merita.”
“Dici?” domanda la ragazza, che sembra però convinta.
“È così!”
“Nonno, ti credo.”
Lui sorride.
“Passami i fiammiferi” dice il vecchio, avvicinando la pipa alle labbra. Poi si alza, e le sue ginocchia scricchiolano.
“Nonno, dove vai?”
“Fuori, a fare due passi. Mi accompagni?”
“Certo.”
“Guardami” aggiunge l’uomo.
“Uh?”
“Osserva bene questo vecchio che ti sta di fronte: capelli bianchi, barba e pipa in mano. Non sono forse figo?”
Una risata.
“Nonno! Ma come parli?”
I due, il nonno e la nipote, escono nella tiepida serata di primavera. Lei gli prende la mano. Non si avvedono che qualcuno li sta scrutando da una finestra. L’uomo e la donna, mentre assistono a quel tenero quadretto, dimenticano in fretta rabbia e animosità, e i tratti dei loro volti si distendono. Rasserenati, possono tornare al loro compito principale, quello di governare la nave, per far sì che non corra pericoli anche quando le acque sono agitate. Perché tutto passa, anche le tempeste.

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