È calato il sipario sui
Giochi Olimpici di Londra 2012. Come sempre accade in queste occasioni, è quasi
inevitabile che il giorno dopo subentri negli appassionati, in tutti quelli che
hanno seguito le gare con entusiasmo e trepidazione, un po’ di tristezza e di
malinconia, insieme a tanta nostalgia.
Le Olimpiadi londinesi
sono state un grande spettacolo, favorito dall’efficienza organizzativa dei
britannici, e una grande festa di sport.
Siamo giunti purtroppo
al momento dei bilanci, dei consuntivi sull’esito di una manifestazione
planetaria che ha visto la partecipazione di oltre diecimila atleti in
rappresentanza di 204 nazioni.
Sulle prime pagine dei
quotidiani di oggi, sportivi e non, tutti hanno fatto a gara a mettere in
risalto gli episodi più significativi dei Giochi, per esaltare le migliori
prestazioni, per tributare il doveroso omaggio agli atleti che più si sono
distinti, per accendere i riflettori un’ultima volta sui protagonisti più
importanti. Per rilevare, infine, l’ottimo comportamento dei competitori italiani.
La squadra azzurra, in un contesto sportivo sempre più globalizzato, è comunque
riuscita a confermare (addirittura con un piccolo miglioramento) i buoni
risultati ottenuti quattro anni fa alle Olimpiadi cinesi.
A questo punto, quindi,
non ci sarebbe altro da aggiungere.
Tuttavia vorrei offrire
anch’io un minimo contributo richiamando l’attenzione su uno tra i tanti nostri
atleti che si sono distinti a Londra: Roberto Cammarelle.
Il poliziotto (perché
quasi tutti i nostri atleti olimpici di spicco per avere la possibilità di fare
sport ad alto livello devono appartenere a corpi militari?) di Cinisello Balsamo è un
pugile, ma non un pugile qualunque. La sua categoria è quella dei super-massimi
e lui è il campione olimpico in carica, è l’uomo da battere, il riferimento per
tutti i suoi avversari.
Cammarelle, pugile
elegante e dotato di gran classe, oltre che potente, non trova grandi ostacoli
sul suo cammino, prima di approdare alla meritata finale per la medaglia d’oro,
la seconda della sua carriera. E proprio qui, nella sfida decisiva con il
giovane pugile britannico Joshua, accade il fattaccio. Roberto Cammarelle domina
nettamente le prime due riprese dell’incontro e si difende senza grossi affanni
nell’ultima. Ha vinto, non ci sono dubbi, ciò appare evidente anche ai non
addetti ai lavori, ai semplici spettatori da poltrona. Invece, a sorpresa, il
verdetto risulta favorevole al suo avversario, all’atleta di casa. Un giudizio
scandaloso, che sorprende lo stesso pugile britannico, ormai rassegnato alla
sconfitta.
Eppure, nonostante l’indignazione
e la rabbia, la reazione del pugile italiano è composta. Si avvicina al suo
avversario, lo abbraccia, si congratula con lui, con i suoi secondi. E poi si
allontana, a testa china, deluso ma pieno di dignità. E lo stesso signorile decoro
Cammarelle lo mostrerà in occasione della cerimonia di premiazione. Con lo
sguardo triste ma fiero, traboccante di nobiltà sportiva, stringe tra le grosse
mani la sua medaglia d’argento, risponde agli applausi del pubblico.
Roberto Cammarelle è stato
uno dei tanti atleti che hanno contribuito a rinnovare lo spirito olimpico, un uomo
in grado di reagire con enorme signorilità non soltanto contro le avversità che
sempre possono colpire uno sportivo ma anche contro una palese ingiustizia
perpetrata nei suoi confronti.
Un vero esempio,
insomma. Per i giovani, per tutti noi.
La stessa cosa,
purtroppo, non si può dire riguardo a un episodio accaduto lo stesso giorno al
di fuori dell’ambito dei Giochi. La squadra di calcio del Napoli, sconfitta
dalla Juventus nell’incontro valido per la Supercoppa italiana e disputato a
Pechino (proprio nello stadio delle Olimpiadi del 2008!) non si è presentata
alla cerimonia di premiazione, lamentando presunti o veri (non ha importanza)
torti arbitrali subiti durante la partita. Un comportamento indecente e
biasimevole, che ha esposto tutto il movimento sportivo italiano a una pessima
figura. Un vero peccato, l’ennesima occasione persa, e persa come sempre dal
calcio, uno sport che, a certe condizioni, sarebbe anche un bello sport.
Già, sarebbe…
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