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mercoledì 1 giugno 2011

SPARI A SALVE



Tutto è stato giocato sulla paura, e l’arma era ben carica. I proiettili, inseriti con grande cura, erano i rom, gli omosessuali, i centri sociali, le moschee piene di terroristi islamici. Di tutto il resto non si è parlato. Non si è parlato del futuro delle città, del degrado delle periferie, della viabilità, dei piani di sviluppo urbanistico, delle sacche di marginalità, sempre più corpose per consistenza, presenti all’interno dei grandi aggregati urbani.
Alla fine, quando l’arma finalmente ha sparato, ha fatto cilecca in modo clamoroso. Il presunto spavento si è trasformato in una liberatoria risata, in una sentenza che appare inappellabile. E l’onda scatenata si mostra inarrestabile. Tutto è cambiato da un giorno all’altro. D’altra parte, si sa che non possibile bloccare il vento del cambiamento, è pensabile soltanto opporre un po’ di resistenza. Che è stata minima. Comunque, non illudiamoci. Il nostro è un Paese conservatore, che resiste ai mutamenti, alle spinte riformatrici. A cicli periodici, soccombe agli impulsi progressisti, per poi arretrare subito dopo, appena le forze della reazione trovano il modo di riorganizzarsi. Occorre tuttavia sfruttare fino in fondo il momento favorevole, capitalizzare tutto ciò che è realizzabile adesso. Subito, si presenta un’altra ghiotta occasione: i referendum. Proprio oggi la Corte di Cassazione ha dato il via libera al quesito sulle centrali nucleari che il Governo, con uno dei soliti goffi e maldestri tentativi, frutto di arroganza e imperizia, aveva tentato di scippare ai cittadini. Invano. E proprio questa consultazione potrebbe rappresentare, nell’immediato futuro, il grimaldello capace di far saltare il banco in maniera definitiva. Si tratta di una opportunità che non ci possiamo lasciare fuggire, considerando inoltre che anche gli altri quesiti oggetto della consultazione referendaria sono di vitale importanza: la gestione dell’acqua e la legalità.
Torniamo quindi alle urne, vinciamo la stanchezza, gli atteggiamenti qualunquisti, ribadiamo la centralità del voto, autentica apoteosi del processo democratico.
Decidiamo. Noi.

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