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martedì 28 giugno 2011

GUERRA TOTALE




“Silenzio?”
“Silenzio assoluto, signore.”
“Buio?”
“Buio pesto, signore.”
“Bene” dice Blat1. “Prendi con te cinque unità e dirigiti verso la cucina.”
“La cucina?” risponde Blat2, preoccupato. “È proprio sicuro, signore?”
Blat1 emette un lungo sospiro, si guarda attorno a lungo, scuote le antenne e trattiene a stento l’ira.
“Ascoltami bene, tutto sta procedendo secondo i piani, anche se con una certa lentezza purtroppo, e riuscire a consolidare la nostra posizione in quell’ambiente è di fondamentale importanza strategica. Sono stato chiaro? È necessario che lo ripeta?”
“No, signore. Mi permette un’osservazione?” dice Blat2.
“Prego.”
“Lei ritiene che il nostro avamposto in loco non sia sufficiente?” domanda impacciato Blat2 incassando il capo nella corazza.
“Dove? A quale sito ti riferisci?”
“Dietro a quella rumorosa macchina. Quella che gira, intendo.”
“La lavatrice?”
“Sì, proprio quella!”
“Si tratta di sole due unità!” sbotta l’ufficiale. Dobbiamo al più presto rafforzare e irrobustire la nostra presenza in quel sito, altrimenti non saremo mai in grado di lanciare un’offensiva degna di tale nome!”
“D’accordo, signore. Come lei desidera. Mi consente di chiedere un’ultima cosa?”
Blat1 sbuffa, stizzito.
“Sì, ma che sia davvero l’ultima!” dice.
“Come ci regoliamo con… quello? Dobbiamo attaccarlo?”
“Che stai dicendo? Chi sarebbe quello?” esplode Blat1.
“Mmm… mi riferisco al gatto. Può costituire un pericolo. Mi scusi, signore.”
“Per nessun motivo dovrà essere attaccato! Inoltre, quell’essere è del tutto innocuo, non ha mai dimostrato alcun interesse nei nostri confronti. Tra l’altro, in questo momento starà di sicuro dormendo…”
“Mi permette, signore? Vorrei rammentare il povero Unità131, è caduto proprio a causa di quella bestia.”
“È l’unica sua vittima, e comunque quel buono a nulla non doveva uscire di giorno, non ha rispettato gli ordini e ne ha pagato le conseguenze.”
“Era rimasto isolato da molto tempo, aveva fame.”
“Poteva resistere qualche altra ora. L’avremmo tirato fuori da quella sacca!”
“Certo, signore” approva Blat2, sebbene dubbioso.
Blat1 se ne avvede e drizza le antenne.
“Qual è la nostra regola fondamentale, eh? Pronunciala!”
“Bene, signore. Dunque: il giorno è la notte e la notte è il giorno!”
“E l’altra?”
“Ti ciberai sempre in compagnia delle tenebre!”
“Bene, così mi piaci” approva Blat1, compiaciuto.
In quel momento arriva un esploratore, trafelato, con le antenne abbassate.
“Con permesso, signore” dice con un filo di voce.
“Parla, ragazzo.”
“Stavamo esplorando un territorio in prossimità della base quando abbiamo notato delle strisce di polvere gialla, là dove la terra si unisce al cielo.”
“Ebbene? Prosegui.”
“Unità 17 si è offerto volontario come assaggiatore. Adesso sta molto male, il medico ha detto che per lui non c’è più nulla da fare.”
Blat1 riflette un breve istante. È abituato a prendere decisioni in modo rapido.
“Fai diramare l’ordine a tutte le unità attualmente sul territorio. Stare lontani, nel modo più assoluto, da quella polvere gialla!”
“Ma…”
“Che c’è ancora, esploratore? Parla!”
“Pare che quella sostanza susciti una irresistibile attrazione.”
“Lo so, non è di certo la prima volta che mi ci imbatto, ma personalmente sono sempre riuscito a resistere. Ricorda a tutti che si tratta di un’attrazione letale. A decesso avvenuto, esponete il corpo dell’eroico esploratore. Servirà da ammonimento alla truppa.”
“Certo, signore. Farò eseguire subito i suoi ordini. Con permesso, signore.”
“Brutta faccenda” dice Blat2, che ha assistito al colloquio.
“Sei ancora qui? Vai! Subito!” prorompe l’ufficiale, fuori di sé dalla collera.
Blat2, depresso, raduna a fatica cinque unità poi, con estrema circospezione, si accinge a compiere la sua missione.
“Lei rimarrà con noi all’avamposto?” domanda una giovane unità al suo primo incarico importante.
“No, tornerò indietro al prossimo buio, accompagnato da uno di voi.”
“Chi?” chiedono tutti e cinque in coro.
“Poi si vedrà” risponde Blat2, laconico, suscitando una generale delusione. Tutti sanno che il distaccamento è un luogo molto pericoloso, troppo lontano dalle tane e con scarse possibilità di approvvigionamento.
“È liscio!” dice Unità19.
“Si scivola, è difficoltoso procedere” gli fa eco Unità89.
“Forza! Muovete quelle zampe! È soltanto cera!” li incoraggia il loro sergente.
“Alt!” ordina a un certo punto Blat2.
“Che c’è?” domanda Unità19, ansioso.
“Siamo vicini alla zona frequentata dal gatto. Nonostante le rassicurazioni del comandante, io continuo a non fidarmi di quella bestia. Avanziamo con cautela e in assoluto silenzio.”
I sei, a un certo punto, passano sotto a una sedia, dalla quale spunta proprio la coda del temuto felino. I cinque soldati si immobilizzano, in preda al terrore. Blat2, sebbene impaurito a sua volta, cerca di mantenere la calma e si pone in ascolto. Sente un lieve russare e si tranquillizza.
“Sssttt! Sta dormendo. Forza, avanti veloci!” sussurra ai suoi soldati.
Ormai la squadra ha oltrepassato quasi del tutto la cucina e si sta dirigendo verso l’angolo più lontano della stessa, sede dell’avamposto.
Unità35 si arresta all’improvviso.
“Guardate!” dice rivolto ai compagni.
“Un rifugio! Riposiamoci un attimo!” E tutti si precipitano verso la piccola costruzione bianca.
“No! Fermi!” urla Blat2. Troppo tardi, tutti i suoi ragazzi sono già penetrati all’interno della scatoletta.
Blat2 si avvicina a uno degli ingressi ma non entra. Il suo sesto senso gli dice di non farlo.
“Uscite fuori, presto!” grida, pur consapevole che il gatto potrebbe svegliarsi udendo le vibrazioni della sua voce.
Uno alla volta, le cinque unità escono.
“Sergente, dentro non c’è niente” dice il primo.
“A parte un buon odorino…” dice il secondo.
“Ma che cos’è? Un rifugio anti-gatto?” domanda il terzo.
Blat2 non risponde, non ne ha la forza. Si guarda attorno e vede che le altre due unità sono con la schiena a terra, morte stecchite. Dopo pochi secondi, senza un solo lamento, la stessa sorte tocca anche agli altri tre.
Blat2 è rimasto solo. La sua missione è ormai fallita. Ha perso cinque giovani soldati. Allora abbassa le antenne e, lentamente, torna sui suoi passi. Si avvicina alla sedia, vi sale sopra scalandone rapido una gamba, cammina sul pelo del gatto e si ferma proprio sul suo naso. Che subito ha un fremito. Poi, più nulla.

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