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domenica 3 luglio 2011

FATE LA CARITA'



Lo vedo tutti i giorni al semaforo. È poco più di un ragazzo - o almeno così pare -  ha un viso affilato, la pelle scura, degli incredibili baffetti appena accennati. Adesso che è estate indossa sempre una canottiera chiara, piuttosto sporca, e dei pantaloncini sportivi che mettono in risalto le sue gambe sottili, quasi rachitiche, e che a stento lo sostengono. Brutte, molto brutte da vedere, vi assicuro. No, non si tratta di un lavavetri, non potrebbe mai esserlo. Com’è possibile detergere un parabrezza in poco tempo con una sola mano? In aggiunta pure deforme e rigida, tra l’altro. Il ragazzo  è privo dell’intero braccio sinistro, o quasi. Dalla sua gracile spalla spunta soltanto un corto e impressionante moncherino che lui naturalmente esibisce come meglio non potrebbe per impietosire gli automobilisti.
Tutti i giorni lo vedo allo stesso posto, caracollante tra le auto, che tende la mano chiedendo l’elemosina. Non sempre i conducenti sono benevoli, per fortuna. Le donne si impietosiscono più facilmente, gli uomini, quasi tutti, fingono indifferenza, tirano dritto senza distogliere lo sguardo dalla strada. Un atteggiamento virile che incontra la mia approvazione. Io infatti appartengo alla categoria di chi non si lascia commuovere. D’accordo, potrei porgere allo sventurato qualche spicciolo, non di più, ma in tal modo metterei semplicemente a tacere la mia coscienza senza risolvere neppure il più piccolo dei suoi problemi. No, meglio non dare nulla, meglio non suscitare illusioni in quel disgraziato. Se così fosse, costui potrebbe addirittura pensare che le persone siano buone, siano generose e che abbiano il desiderio di aiutare il prossimo. Sappiamo bene che non è così; siamo, al contrario, perfettamente consapevoli che nessuno di noi, sia quelli generosi sia quelli avari ed egoisti, trascorsi più di trenta secondi si ricorderà di quell’infelice e sciagurato individuo.
Qualcuno, addirittura, arriva ad augurarsi che prima o poi il mendicante sia investito da qualche automobilista distratto: un modo pietoso per mettere fine alle sue sofferenze. Tanto, disgrazia più disgrazia meno… Naturalmente, questi rimangono soltanto pensieri, mai e poi mai potrebbero essere espressi in maniera palese. Non sarebbe corretto, sarebbe anzi manifestazione di insensibilità, di disumanità, e via con amenità di questo genere.
Al contrario, io non ho timore di esprimere ciò che penso e del giudizio altrui, come diceva il Vate, me ne frego. Certo, in fondo sono abituato alla presenza di quel relitto umano che, se da un lato urta il mio senso estetico, dall’altro non mi disturba più di tanto. Dopo tanto tempo è come fosse diventato parte del paesaggio urbano. Comunque, presto sempre molta attenzione a non urtarlo, in senso fisico intendo, nel non farlo cadere toccandolo inavvertitamente con il lungo muso della mia auto. Non voglio avere grane, non vorrei mai che, con qualche pretesto, mi fosse sospesa la patente, oppure avere noie con le compagnie assicurative. Detto tra noi, non è che io abbia del tempo da perdere in queste sciocchezze.
Mi rendo conto che queste mie riflessioni, questi miei pensieri in libertà, potrebbero apparire, agli occhi di persone sensibili – che parola ridicola! – come una prova tangibile di cinismo, di scarsa umanità, di sprezzante indifferenza. Ebbene, lo confermo: queste persone, pur nella loro colpevole debolezza d’animo, in fondo hanno ragione. Sono cinico e freddo, e me ne vanto. E farò di tutto per trasmettere anche ai miei figli questi indispensabili ragionamenti, questi consigli di vita. Sono certo che loro saranno fieri di me e che mi ringrazieranno per sempre. 
Oh! Il semaforo è verde! Non devo neppure fermarmi. I miei occhi abituati alla bellezza non saranno disturbati a lungo dalla visione di quello sgorbio. Per sicurezza, accelero.
Sì, anche nelle piccole cose sono proprio un uomo fortunato.

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