Il signor Rossi del terzo piano annaffia le sue begonie con
grande meticolosità.
Lo fa ogni mattina, alle sette in punto. Lui è un
uomo metodico e tranquillo, sempre con il sorriso sul volto. Nessuno nel
condominio ha mai un problema con lui. Anzi, l'uomo è sempre pronto a dare una
mano, a offrire un consiglio, a portare un po’ di spesa alla signora anziana
del primo piano.
Elena,
la giovane infermiera che abita di fronte, lo considera una persona rara in un
mondo sempre più frenetico e indifferente. A volte lo osserva dalla finestra
mentre aiuta il signor Bianchi, il vicino invalido, a scendere le scale con una
pazienza infinita. Ne è ammirata. Se Elena potesse avere accesso a una verità
nascosta, cosa che invece non può fare, vedrebbe il signor Rossi sotto una luce
diversa. Avvertirebbe in quell'uomo (quell'essere?) il peso di millenni sulle
sue spalle, la stanchezza di tanti tentativi, la frustrazione di fronte a una
specie che si ostina a essere autodistruttiva.
Il signor
Rossi non è soltanto un uomo gentile. È un custode, una barriera contro il
dilagare dell’egoismo umano. Lui è uno dei pochi, sparsi un po' ovunque nel
pianeta, che in silenzio lavorano per contenere la violenza e per ispirare un
barlume di altruismo, per richiamare alla ragione.
Non
si sa da dove provengano gli esseri come lui, né quando siano arrivati. Si
tratta forse di un’antica civiltà galattica, mossa da una specie di compassione
cosmica. Oppure sono viaggiatori interstellari, che hanno assistito a troppe
estinzioni, che hanno scelto di non restare a guardare un’altra specie che si
inabissa nell’odio e nell’oblio.
Loro
sono tra noi, ma non c’è modo di riconoscerli. Il fornaio con le mani
infarinate, la maestra d’asilo dei nostri figli, il meccanico burbero ma onesto:
ognuno di loro può essere uno dei guardiani invisibili.
Unico
indizio che li potrebbe smascherare è la loro innata bontà. Una benevolenza mai
ostentata o calcolata, ma spontanea. Un’empatia profonda, accompagnata dal
desiderio sincero di alleviare la sofferenza altrui. Qualità rare in un mondo
che premia l’arrivismo e la sopraffazione.
Qualche
volta il signor Rossi si ritrova a guardare il notiziario, vede scandali di
corruzione, guerre e violenze, e un’ombra di tristezza vela i suoi occhi
azzurri. Sa che le sue forze e quelle dei suoi compagni sono limitate, che
potrebbero non bastare.
Pensa
a un altro tempo, ad altri pianeti, a tutte quelle specie, pur promettenti, che
hanno imboccato una deriva autolesionista senza possibilità di ritorno.
Una
mattina, mentre esce per andare al lavoro, Elena si confida con il signor Rossi.
La ragazza è stanca della cattiveria che vede ogni giorno in ospedale,
dell’indifferenza di molti, della mancanza di umanità. Il signor Rossi
l’ascolta con la sua solita pazienza, poi le dice che la vera forza risiede
nella gentilezza. Non bisogna lasciarsi scoraggiare dall’oscurità. Anche una
piccola luce può essere importante.
La
giovane infermiera non comprende del tutto il significato di quelle parole, ma
prova comunque un grande conforto.
Il signor
Rossi torna alle sue begonie, il sole del mattino illumina i suoi capelli
bianchi. Sa che la partita è quasi persa. Le ondate di egoismo e di violenza
sono ormai troppo potenti per essere arginate. Il fragile equilibrio che il suo
popolo ha cercato di mantenere per millenni sta per spezzarsi.
E
voi, che leggete queste parole, guardatevi intorno. Osservate con attenzione i
vostri vicini di casa, i vostri amici, gli sconosciuti che incrociate per
strada. Chi sono davvero? Sono tra quelli che combattono la silenziosa
battaglia? Oppure sono quelli che, come voi, partecipano alla devastazione?
Riflettete,
e poi pensate e fate ciò che vi pare. Ognuno è artefice del proprio destino.
Voi, con la vostra immensa fragilità, non siete nulla. E non conoscete nulla. Non
sapete neppure se io sono uno di loro oppure no...


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