Sono le nove del
mattino. Un ascensore traballante mi conduce al terzo piano. Esco sul
pianerottolo e individuo subito la targa sulla una porta: Tom Pozzi Investigazioni. Suono il campanello e l’uscio si apre con
uno scatto. Oltrepasso la soglia. Nel piccolo ingresso c’è una scrivania,
dietro alla quale siede una donna bionda. Con un cenno mi invita ad accomodarmi
sull’unica sedia presente, proprio di fronte a lei. Questa femmina non più tanto
giovane ha le braccia allungate in avanti e le sue mani, con i palmi allargati,
quasi arrivano a sfiorarmi il naso. In bocca, tra le labbra carnose e rosso
fuoco, ha una sigaretta che si sta lentamente consumando.
“Si stanno asciugando”
bofonchia, e nello stesso istante la cicca cade sul tavolo, senza che lei vi
badi.
“Che cosa?”
“Le unghie. Non vede?
Ho appena passato lo smalto” aggiunge la donna.
“Ah! Certo, lo smalto…”
Metto a fuoco le sue
unghie, che si trovano a pochi centimetri dai miei occhi. Oltre che allarmanti,
per la loro forma uncinata, sono tutte nere e opache, come se fossero state
pizzicate nella portiera dell’automobile.
“Belle” dico.
“Grazie. Lei è un vero
gentiluomo.” Poi la donna sorride, e subito dopo si passa la lingua sulle
labbra. Arrossisco e mi incollo allo schienale della sedia. Mi salva il suono del
telefono. Lei risponde.
“Il signor Pozzi la può
ricevere, anche se non ha ancora terminato. Preferisce non farla aspettare
oltre. Prego.”
Affrancato dalla
presenza dell’inquietante segretaria, mi alzo ed entro nell’ufficio dell’investigatore.
Lui è sistemato dietro a un enorme tavolo. Ha un tovagliolo di carta infilato
nel colletto della camicia, e tra le grosse mani pelose regge un gigantesco
panino alla mortadella. Mi saluta con un grugnito, perché sta masticando a fauci
spalancate. Di nuovo mi accomodo, ma questa volta su una vecchia poltrona
sfondata, tanto che mi sembra di essere seduto direttamente sul pavimento. La
figura di quell’uomo grasso incombe su di me.
“Sto facendo colazione”
dice, a bocca piena.
“Non c’è problema…”
“Annaffio e poi potremo
iniziare a parlare” aggiunge.
“Uh?”
Da terra Tom Pozzi afferra
una bottiglia di vino dalla quale beve a canna un paio di robuste gollate. Poi
soffoca un rutto, si passa il tovagliolo sulle labbra umide, quindi getta ciò
che rimane del panino in un cassetto della scrivania. Mi strizza l’occhio.
“Lo finiamo dopo…” dice
con sguardo complice. Io annuisco, inebetito.
“Desidera un caffè?” mi
domanda il detective.
“Va bene.”
Mi aspetto che sollevi
il ricevitore del telefono, per contattare la segretaria, invece il suo metodo
è un altro. Un tremendo urlo mi ferisce i timpani.
“Magda! Due caffè! Uno
normale e uno corretto anice! Sbrigati!”
La risposta della donna,
sempre urlata, non tarda.
“Fottiti!”
Tom Pozzi sorride a
trentadue denti, o forse qualcuno di meno.
“Ha detto che arrivano”
spiega.
“Grazie, ho sentito.”
“Bene, signor…
Accidenti! Dove ho messo il foglietto? Magda!”
“Gardi. Mario Gardi”
dico, un po’ intimidito dal nuovo strillo belluino che mi ha appena trafitto le
orecchie.
“Cardi? Come quelli che
si mangiano?” domanda il detective, incuriosito.
“No, Gardi.”
“Ah! Allora,
occupiamoci subito del suo problema, anche se ho già intuito di che cosa si
tratta.”
“Sul serio?”
“Certo. La sua è una
questione di corna” ribatte lui, con convinzione.
“Ho la faccia da
cornuto?” domando, piccato.
“Eh? No, la faccia no. Però
il suo atteggiamento mi fa pensare che…”
“Che cosa?”
“Be’… è il tipico
atteggiamento di chi ha appena scoperto che la moglie si sollazza al di fuori
delle mura domestiche. Indovinato?”
“Per nulla” ribatto. “Non
sono sposato. Non ho una moglie, insomma…”
La mia precisazione non
scalfisce affatto la sicurezza di Tom Pozzi.
“Allora lei si è
rivolto a me per qualcosa che riguarda il suo lavoro! Ci sono! Si è accorto che
il suo socio d’affari si comporta in maniera poco onesta ed è alla ricerca
delle prove per incastrarlo! Giusto?”
“No, non ci siamo.
Lavoro da solo, non ho mai avuto soci.”
L’investigatore, con
flemma, lecca a lungo un grosso sigaro e poi lo accende, aspira, sbuffa.
“Disturbo se fumo?” mi
domanda dopo che una grossa nube scura e pestilenziale ha ormai avvolto l’intero
ambiente.
“No, faccia pure” dico,
soffocando la tosse.
Lui mi scruta.
“Certo che lei è
proprio un bel tipo! Lo sa che il novantanove per cento dei miei clienti
richiedono i miei servizi per faccende di tradimento o legate alla professione?”
“Non ne dubito, ma le
assicuro che non è il mio caso” dico.
“Che cosa posso fare
per lei, dunque?” chiede Pozzi, finalmente rassegnato.
“In realtà c’è di mezzo
una donna…”
“Ah! Ah! Lo sapevo! Lo
sapevo! Le donne c’entrano sempre!”
“Posso proseguire?”
“Certo, mi scusi.”
“Vede, mi sono
innamorato di una donna…”
“Uh?”
“Aspetti, mi lasci
finire. Vorrei sapere se questo mio sentimento è ricambiato. Se così fosse
potrei espormi un po’ di più nei suoi confronti, assumere maggiori iniziative…”
Pozzi mi blocca con
ampi gesti delle mani.
“Ho capito, signor Pardi….”
“Gardi…” lo correggo
timidamente. I nomi non sono il suo forte, concludo.
“Lei si è rivolto
proprio alla persona giusta. Nessuno tra i miei colleghi è specializzato in
questo difficile campo. Ma io sì, naturalmente. Le posso garantire un risultato
in pochissimo tempo. Sarà un vero e proprio gioco da ragazzi!”
Il detective gongola,
mentre io sono un po’ perplesso di fronte a tale suo granitico convincimento.
“In quale modo pensa di
agire?” domando.
Tom Pozzi riflette un
attimo prima di rispondere. O finge di farlo.
“Prima di esporre i
miei piani le posso rivolgere una domanda che pure contrasta con i miei
interessi?”
“Certo.”
“Perché questo dubbio
non lo chiarisce domandando semplicemente alla donna se…”
“No! Non sarei in grado
di reggere una eventuale risposta negativa. Preferisco che tale accertamento
sia condotto da qualcun altro. Sono una persona troppo emotiva… ”
“Capisco. In casi come
questo il mio protocollo investigativo prevede, per prima cosa, il rilevamento
della temperatura corporea del soggetto sotto osservazione.”
“Che cosa?” sbotto.
“Non si inquieti. In
caso di innamoramento la temperatura interna del corpo tende a salire oppure subisce
degli sbalzi perché l’intero organismo si viene a trovare in una condizione di
estrema eccitabilità, un vero e proprio stato febbrile.”
“E come pensa di
riuscire a effettuare questa… misurazione?” chiedo, esitante.
“Semplice! Con un
termometro, e magari con il suo aiuto…”
“Impossibile! Non ho
con quella signora una confidenza tale da convincerla a introdurre un… Uff! Ma
che sto dicendo?”
“Stia calmo, signor
Bardi…”
“Gardi…”
“Se lei non si sente di
farlo non posso certamente farlo io, anche se…”
“Anche se?” ruggisco,
comprendendo dove vuole andare a parare il grassone!
“Niente… niente…”
“E allora? Che si fa?”
lo incalzo.
“Si passa direttamente
alla fase due, quella classica, la quale fornisce sempre ottimi risultati.”
“Sarebbe?”
“L’osservazione del
soggetto, ventiquattr’ore su ventiquattro!”
“Ventiquattro? Anche la
notte?”
Tom Pozzi mi guarda,
stupito.
“È un modo di dire, per
attribuire maggiore enfasi alla procedura.”
“Ah! E che cosa si può
ricavare da questa… osservazione?”
“Tutto!”
“Vale a dire?”
“Come lei dovrebbe ben
sapere, il comportamento di una persona innamorata è del tutto particolare. Si
è distratti, smemorati, un po’ confusi. Ci sono frequenti sbalzi d’umore, scombussolamenti
ormonali, si ride per niente e subito dopo si precipita nella più cupa
disperazione. Si commettono stranezze, ci si prende più cura del proprio
aspetto, si prova inappetenza, la pupilla appare più dilatata e così via… In
conseguenza di tutto ciò, una continua e attenta indagine, corredata da prove
fotografiche, video e sonore, il ricorrere eventualmente a intercettazioni
telefoniche, può permettere di accertare, senza ombra di dubbio, la condizione
o meno di innamoramento di un individuo. Che ne dice?”
“Detto così, sembra
ottimo, anche se le chiedo di evitare di ascoltare le conversazioni al telefono.”
“Come desidera lei,
signor Dardi.”
“Gardi…”
“Certo… certo…”
“Mi può assicurare la
certezza del risultato?” domando.
“In un certo senso, sì.”
“Come sarebbe a dire,
in un certo senso?”
Tom Pozzi sospira, poi
tira una lunga boccata dal sigaro che si rianima all’improvviso.
“Alla conclusione dell’indagine
le potrò dire se questa donna è veramente innamorata oppure no. Nulla di più.”
“Ma è proprio quello
che voglio!”
“Non credo…”
“Invece sì!”
“Vede, signor Lardi…”
Basta, non lo correggo più! Pozzi attende un attimo e poi prosegue.
“Nel caso in cui la
risposta fosse affermativa…”
“Allora?”
“… non è detto che
questa donna sia innamorata di lei. Potrebbe esserlo di qualcun altro.”
“No!”
L’investigatore solleva
le spalle, quindi apre il cassetto della scrivania e si porta alla bocca
famelica i resti del panino.
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