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domenica 9 dicembre 2012

L'INVESTIGATORE



Sono le nove del mattino. Un ascensore traballante mi conduce al terzo piano. Esco sul pianerottolo e individuo subito la targa sulla una porta: Tom Pozzi Investigazioni. Suono il campanello e l’uscio si apre con uno scatto. Oltrepasso la soglia. Nel piccolo ingresso c’è una scrivania, dietro alla quale siede una donna bionda. Con un cenno mi invita ad accomodarmi sull’unica sedia presente, proprio di fronte a lei. Questa femmina non più tanto giovane ha le braccia allungate in avanti e le sue mani, con i palmi allargati, quasi arrivano a sfiorarmi il naso. In bocca, tra le labbra carnose e rosso fuoco, ha una sigaretta che si sta lentamente consumando.
“Si stanno asciugando” bofonchia, e nello stesso istante la cicca cade sul tavolo, senza che lei vi badi.
“Che cosa?”
“Le unghie. Non vede? Ho appena passato lo smalto” aggiunge la donna.
“Ah! Certo, lo smalto…”
Metto a fuoco le sue unghie, che si trovano a pochi centimetri dai miei occhi. Oltre che allarmanti, per la loro forma uncinata, sono tutte nere e opache, come se fossero state pizzicate nella portiera dell’automobile.
“Belle” dico.
“Grazie. Lei è un vero gentiluomo.” Poi la donna sorride, e subito dopo si passa la lingua sulle labbra. Arrossisco e mi incollo allo schienale della sedia. Mi salva il suono del telefono. Lei risponde.
“Il signor Pozzi la può ricevere, anche se non ha ancora terminato. Preferisce non farla aspettare oltre. Prego.”
Affrancato dalla presenza dell’inquietante segretaria, mi alzo ed entro nell’ufficio dell’investigatore. Lui è sistemato dietro a un enorme tavolo. Ha un tovagliolo di carta infilato nel colletto della camicia, e tra le grosse mani pelose regge un gigantesco panino alla mortadella. Mi saluta con un grugnito, perché sta masticando a fauci spalancate. Di nuovo mi accomodo, ma questa volta su una vecchia poltrona sfondata, tanto che mi sembra di essere seduto direttamente sul pavimento. La figura di quell’uomo grasso incombe su di me.
“Sto facendo colazione” dice, a bocca piena.
“Non c’è problema…”
“Annaffio e poi potremo iniziare a parlare” aggiunge.
“Uh?”  
Da terra Tom Pozzi afferra una bottiglia di vino dalla quale beve a canna un paio di robuste gollate. Poi soffoca un rutto, si passa il tovagliolo sulle labbra umide, quindi getta ciò che rimane del panino in un cassetto della scrivania. Mi strizza l’occhio.
“Lo finiamo dopo…” dice con sguardo complice. Io annuisco, inebetito.
“Desidera un caffè?” mi domanda il detective.
“Va bene.”
Mi aspetto che sollevi il ricevitore del telefono, per contattare la segretaria, invece il suo metodo è un altro. Un tremendo urlo mi ferisce i timpani.
“Magda! Due caffè! Uno normale e uno corretto anice! Sbrigati!”
La risposta della donna, sempre urlata, non tarda.
“Fottiti!”
Tom Pozzi sorride a trentadue denti, o forse qualcuno di meno.
“Ha detto che arrivano” spiega.
“Grazie, ho sentito.”
“Bene, signor… Accidenti! Dove ho messo il foglietto? Magda!”
“Gardi. Mario Gardi” dico, un po’ intimidito dal nuovo strillo belluino che mi ha appena trafitto le orecchie.
“Cardi? Come quelli che si mangiano?” domanda il detective, incuriosito.
“No, Gardi.”
“Ah! Allora, occupiamoci subito del suo problema, anche se ho già intuito di che cosa si tratta.”
“Sul serio?”
“Certo. La sua è una questione di corna” ribatte lui, con convinzione.
“Ho la faccia da cornuto?” domando, piccato.
“Eh? No, la faccia no. Però il suo atteggiamento mi fa pensare che…”
“Che cosa?”
“Be’… è il tipico atteggiamento di chi ha appena scoperto che la moglie si sollazza al di fuori delle mura domestiche. Indovinato?”
“Per nulla” ribatto. “Non sono sposato. Non ho una moglie, insomma…”
La mia precisazione non scalfisce affatto la sicurezza di Tom Pozzi.
“Allora lei si è rivolto a me per qualcosa che riguarda il suo lavoro! Ci sono! Si è accorto che il suo socio d’affari si comporta in maniera poco onesta ed è alla ricerca delle prove per incastrarlo! Giusto?”
“No, non ci siamo. Lavoro da solo, non ho mai avuto soci.”
L’investigatore, con flemma, lecca a lungo un grosso sigaro e poi lo accende, aspira, sbuffa.
“Disturbo se fumo?” mi domanda dopo che una grossa nube scura e pestilenziale ha ormai avvolto l’intero ambiente.
“No, faccia pure” dico, soffocando la tosse.
Lui mi scruta.
“Certo che lei è proprio un bel tipo! Lo sa che il novantanove per cento dei miei clienti richiedono i miei servizi per faccende di tradimento o legate alla professione?”
“Non ne dubito, ma le assicuro che non è il mio caso” dico.
“Che cosa posso fare per lei, dunque?” chiede Pozzi, finalmente rassegnato.
“In realtà c’è di mezzo una donna…”
“Ah! Ah! Lo sapevo! Lo sapevo! Le donne c’entrano sempre!”
“Posso proseguire?”
“Certo, mi scusi.”
“Vede, mi sono innamorato di una donna…”
“Uh?”
“Aspetti, mi lasci finire. Vorrei sapere se questo mio sentimento è ricambiato. Se così fosse potrei espormi un po’ di più nei suoi confronti, assumere maggiori iniziative…”
Pozzi mi blocca con ampi gesti delle mani.
“Ho capito, signor Pardi….”
“Gardi…” lo correggo timidamente. I nomi non sono il suo forte, concludo.
“Lei si è rivolto proprio alla persona giusta. Nessuno tra i miei colleghi è specializzato in questo difficile campo. Ma io sì, naturalmente. Le posso garantire un risultato in pochissimo tempo. Sarà un vero e proprio gioco da ragazzi!”
Il detective gongola, mentre io sono un po’ perplesso di fronte a tale suo granitico convincimento.
“In quale modo pensa di agire?” domando.
Tom Pozzi riflette un attimo prima di rispondere. O finge di farlo.
“Prima di esporre i miei piani le posso rivolgere una domanda che pure contrasta con i miei interessi?”
“Certo.”
“Perché questo dubbio non lo chiarisce domandando semplicemente alla donna se…”
“No! Non sarei in grado di reggere una eventuale risposta negativa. Preferisco che tale accertamento sia condotto da qualcun altro. Sono una persona troppo emotiva… ”
“Capisco. In casi come questo il mio protocollo investigativo prevede, per prima cosa, il rilevamento della temperatura corporea del soggetto sotto osservazione.”
“Che cosa?” sbotto.
“Non si inquieti. In caso di innamoramento la temperatura interna del corpo tende a salire oppure subisce degli sbalzi perché l’intero organismo si viene a trovare in una condizione di estrema eccitabilità, un vero e proprio stato febbrile.”
“E come pensa di riuscire a effettuare questa… misurazione?” chiedo, esitante.
“Semplice! Con un termometro, e magari con il suo aiuto…”
“Impossibile! Non ho con quella signora una confidenza tale da convincerla a introdurre un… Uff! Ma che sto dicendo?”
“Stia calmo, signor Bardi…”
“Gardi…”
“Se lei non si sente di farlo non posso certamente farlo io, anche se…”
“Anche se?” ruggisco, comprendendo dove vuole andare a parare il grassone!
“Niente… niente…”
“E allora? Che si fa?” lo incalzo.
“Si passa direttamente alla fase due, quella classica, la quale fornisce sempre ottimi risultati.”
“Sarebbe?”
“L’osservazione del soggetto, ventiquattr’ore su ventiquattro!”
“Ventiquattro? Anche la notte?”
Tom Pozzi mi guarda, stupito.
“È un modo di dire, per attribuire maggiore enfasi alla procedura.”
“Ah! E che cosa si può ricavare da questa… osservazione?”
“Tutto!”
“Vale a dire?”
“Come lei dovrebbe ben sapere, il comportamento di una persona innamorata è del tutto particolare. Si è distratti, smemorati, un po’ confusi. Ci sono frequenti sbalzi d’umore, scombussolamenti ormonali, si ride per niente e subito dopo si precipita nella più cupa disperazione. Si commettono stranezze, ci si prende più cura del proprio aspetto, si prova inappetenza, la pupilla appare più dilatata e così via… In conseguenza di tutto ciò, una continua e attenta indagine, corredata da prove fotografiche, video e sonore, il ricorrere eventualmente a intercettazioni telefoniche, può permettere di accertare, senza ombra di dubbio, la condizione o meno di innamoramento di un individuo. Che ne dice?”
“Detto così, sembra ottimo, anche se le chiedo di evitare di ascoltare le conversazioni al telefono.”
“Come desidera lei, signor Dardi.”
“Gardi…”
“Certo… certo…”
“Mi può assicurare la certezza del risultato?” domando.
“In un certo senso, sì.”
“Come sarebbe a dire, in un certo senso?”
Tom Pozzi sospira, poi tira una lunga boccata dal sigaro che si rianima all’improvviso.
“Alla conclusione dell’indagine le potrò dire se questa donna è veramente innamorata oppure no. Nulla di più.”
“Ma è proprio quello che voglio!”
“Non credo…”
“Invece sì!”
“Vede, signor Lardi…” Basta, non lo correggo più! Pozzi attende un attimo e poi prosegue.
“Nel caso in cui la risposta fosse affermativa…”
“Allora?”
“… non è detto che questa donna sia innamorata di lei. Potrebbe esserlo di qualcun altro.”
“No!”
L’investigatore solleva le spalle, quindi apre il cassetto della scrivania e si porta alla bocca famelica i resti del panino.

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