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martedì 11 dicembre 2012

LA MUMMIA



Che stupidi! Per lungo tempo abbiamo rincorso le complicate evoluzioni dello spread, le sue improvvise e preoccupanti impennate, come accaduto un anno fa, e poi la sua lenta e tranquillizzante ridiscesa. Salvo poi osservarne, con rinnovato allarme, la sua risalita avvenuta a partire dal giorno infausto in cui Silvio Berlusconi ha annunciato l’ennesima discesa in campo.
Che stolti! Certo, perché proprio oggi la Mummia (definizione di Libération) ha proclamato, nel suo miglior tono garrulo la frase che ha caratterizzato l’odierna giornata politica: “Che c’importa dello spread?”
D’accordo, con lo spread non si mangia. E la gente che ha fatto ormai grandi sacrifici, le persone che hanno perso il lavoro, chi non lo trova, tutti quelli che si trovano in una condizione di estrema difficoltà hanno ben altre cose a cui pensare che occuparsi degli ondeggiamenti del valore differenziale tra titoli di Stato italiani e bund tedeschi.
In ogni caso la frase pronunciata dal “buffone d’Europa” (Economist) è emblematica in quanto esprime tutta l’irresponsabilità, il livello di demenza nonché il bieco populismo di Berlusconi, appunto.
Le sue parole, naturalmente, hanno provocato inquietudine in tutta Europa. Perché, tra l’altro, il vecchio Silvio non si è limitato a un solo slogan, ma lo ha rinforzato e condito con parole aspre nei confronti della Germania e del Primo Ministro Mario Monti, al quale ha rivolto accuse del tutto inconsistenti. Chi conserva buona memoria sa bene a chi, eventualmente, debbano essere attribuite determinate colpe. A lui, tutte a lui, all’uomo che ha condotto il suo Paese sull’orlo della bancarotta e che adesso, con gran faccia di bronzo osa riproporsi in veste di salvatore.
I tedeschi, da parte loro, hanno reagito prontamente. Non ci stanno ad essere il bersaglio di una campagna elettorale avvelenata e demagogica. La replica è stata dura e immediata: è stato manifestato l’auspicio che gli elettori italiani sappiano scegliere in maniera saggia i loro futuri governati, anche se non sempre in passato ciò è avvenuto, ci permettiamo di aggiungere. Così come è stato espresso sconforto da parte di (quasi) tutte le altre forze politiche, e anche dalla Confindustria.
Con affermazioni roboanti e ottuse non si aiuta l’Italia, ma si contribuisce al suo definitivo declino.
Un valore di spread alto significa semplicemente (insieme ad altri indicatori) che i nostri titoli pubblici, per essere appetibili ed essere venduti, devono essere retribuiti con un maggiore tasso di interesse, e ciò per tutta la durata dell’emissione. Insomma, ciò rappresenta un ulteriore aggravio per il debito pubblico, che già è stratosferico. Un carico pesante che, ancora una volta, sarà ribaltato sulle prossime generazioni.
Questo piccolo particolare, tutt’altro che insignificante, sembra tuttavia non rivestire alcuna importanza per chi, come sempre, pensa soltanto ai propri sporchi e immediati interessi personali.
Alla Mummia, insomma. 

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